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La campagna

Un appello per Giulio Regeni e Silvia Romano: la nostra meglio gioventù

“Verità per Giulio Regeni” e “Liberate Silvia Romano” sono i due appelli che da oggi Bergamonews riserva a due campagne distinte. La prima riguarda il far luce sulla morte di Giulio Regeni, ricercatore italiano – stava svolgendo un dottorando all’Università di Cambridge – 28enne rapito il 25 gennaio 2016 (giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahir) e ritrovato senza vita il 3 febbraio 2016 nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.

Dalla sua morte è iniziata una campagna per fare chiarezza sul suo assassinio. Striscioni gialli con “Verità per Giulio Regeni” sono stati posizionati in diversi palazzi delle istituzioni per sollecitare il nostro Governo affinché risolva questo caso e si faccia chiarezza. A distanza di tre anni alcuni striscioni sono stati tolti perché ritenuti politici. Il quotidiano triestino “Il Piccolo” – città di Regeni – ha preso posizione pubblicando a tutta pagina quell’appello e protestando contro la decisione del governatore della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, di far rimuovere da una delle finestre del palazzo del Consiglio Regionale di Trieste lo striscione dedicato al giovane ricercatore italiano.

Per solidarietà esponiamo anche noi questo striscione, lo facciamo a nostro modo, perché la stampa in questo Paese ha ancora un ruolo civico. Non chiediamo nulla di più che la verità, perché non la temiamo qualsiasi essa sia.

Allo stesso tempo chiediamo, seppure con la nostra piccola voce, che venga rilasciata Silvia Romano, la 23enne milanese rapita in Kenya da una banda armata lo scorso il 20 novembre scorso in Kenya. Silvia Romano è una volontaria della Ong “Africa Milele”, impegno che ha intrapreso dopo la laurea nel febbraio 2018 in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani. La 23enne era alla sua seconda missione in Africa e ad agosto scorso scriveva sul suo profilo Facebook: “Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona”, allegando una foto con alcuni bimbi kenyani. Come lei stessa ha scritto sul suo profilo, quest’estate si trovava “in un orfanotrofio in Kenya, a Likoni, come volontaria per Orphans Dreams Onlus”. Aveva lanciato una raccolta fondi per ampliare la struttura e “accogliere un maggior numero di bambini che vivono attualmente nella discarica di Mombasa in condizioni estremamente pericolose per la loro salute. In questo modo, Orphan’s Dream potrebbe dare loro un futuro degno di essere chiamato tale”. Poi era tornata in Italia, ma era ripartita dopo poco tempo per quella zona del Kenya, vicino Malindi, come volontaria della onlus marchigiana Africa Milele. Fino a quando è stata rapita in un blitz di alcuni uomini armati a Chakama, a 70 chilometri da Malindi.

Bergamonews ha deciso di gettare queste due drappi dalla sua testata. Lo fa perché questi nostri giovani rappresentano il meglio dell’Italia per l’impegno, per l’attenzione agli altri e agli ultimi. Perché sono giovani che sognano non solamente un’Italia ma un mondo migliore, un mondo dove l’Italia ha un ruolo con ideali e valori alti.

Non potevamo sottrarci, come redazione, considerato che la nostra attenzione verso i ragazzi e giovani è sempre stata un nostro pilastro che ci ha portato anche alla creazione di un giornale tutto per loro come BGY-Be Young.

Questa non è una campagna politica, nessuno osi posizionarci a destra, al centro o a sinistra. Questo è un appello alla verità su un assassinio e alla liberazione di una giovane volontaria italiana. Chiediamo solamente di essere ascoltati e che la verità su queste vicende scriva una pagina diversa nel nostro Paese. Lo dobbiamo a queste due persone e a tutti i giovani che sono il presente e il futuro dell’Italia.

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