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Bergamo segreta

L’Aula Picta, un “corridoio dipinto” nel centro di Città Alta

Nuova puntata della rubrica domenicale di BGY che oggi fa tappa nel centro storico di Bergamo

Un “corridoio dipinto” nel bel mezzo di Città Alta: così si potrebbe definire l’Aula Picta, la piccola sala affrescata posta all’entrata della Curia Vescovile e che, attraverso i suoi spazi, unisce Piazza Duomo e Via Arena.

Citata per la prima volta in un documento nel 1225 come “camera nova alta episcopatus”, la sala venne edificata unitamente all’ampliamento della Basilica di Santa Maggiore , tant’è che esisteva un passaggio in grado di collegare le due strutture, utilizzato anche per illuminare la parte terminale dell’edificio sacro dove sorgeva il battistero.

A rafforzare quest’ipotesi vi è infatti la presenza di un’apertura all’interno della chiesa mariana e della bifora murata dell’Aula Picta, bifora che oggi ospita le effigi dei Santi Narno e Viatore, primi due vescovi di Bergamo, e di Sant’Alessandro a cavallo munito d’usbergo e corazza.

Originariamente alta 9,30 metri, secondo alcuni studi compiuti da Francesca Buonincontri la struttura sarebbe stata divisa in due sezioni, un intervento che sarebbe avvenuto prima dell’affrescatura della “camera alta”, voluta con buona probabilità da Giovanni da Scanzo, alla guida della diocesi orobica dal 1296 al 1309.

Analizzando l’interno dell’Aula è infatti possibile notare la presenza di una serie di fasce pittoriche raffiguranti in particolare una racconta di scene riguardanti la vita di Gesù, scene fra le quali spiccano l’ “Infanzia di Cristo” sulla parete nord, l’“Ultima Cena” e la “Lavanda dei piedi” lungo la parete est, mentre nella parete ovest è rappresentato il “Giudizio Universale”.

Osservando la parete ovest è inoltre possibile notare un’immagine di Cristo in gloria all’interno di una mandorla di cielo stellato accompagnata da una raffigurazione di Cristo giudice che tiene in bocca una spada a taglio, immagini a cui si aggiungono quelle di due angeli che, suonando le trombe, risvegliano i morti, mentre i risorti escono dagli avelli nelle due file dei dannati e dei beati.

Nel registro sottostante sono infine presenti alcune figure maschili, delle quali quella seduta frontalmente su un alto scranno e quella che tiene in mano un cartiglio potrebbero rappresentare due uomini di legge.

Agli angoli dell’arcata si trovano invece da una parte l’Arcangelo Michele che pesa le anime con una bilancia e che trafigge con la spada il demonio, dall’altra la dea Fortuna che, posta al centro di una ruota, indica come il destino non sia legato all’uomo, ma piuttosto a Dio.

Secondo le ipotesi avanzate da Maureen Miller durante i dibattimenti il vescovo si sarebbe seduto proprio al di sotto della figura di Cristo giudice e accanto a quella dell’Arcangelo Michele, una posizione simbolica che costringeva gli imputati ad osservare le storie della Passione e collocarsi al di sotto della ruota della Fortuna.

Numerosi sono i curiosi particolari che si possono rintracciare all’interno degli affreschi, come nel caso della “Nascita di Gesù”, dove nella scena del lavaggio del Bambino si osservano un servo ed un’ancella che lavano un fanciullo non più in età infantile; in quella dell’ “Ultima Cena” in cui sono presenti stoviglie tipiche del Medioevo, Giuda seduto senza aureola e Giovanni unico vicino a Cristo a differenza degli altri apostoli; infine nella raffigurazione dell’Arcangelo Michele in cui il santo vestito di un’ampia e ricca tunica regge nella mano sinistra una bilancia “a stadera” per pesare le anime, mentre nella destra tiene una spada che trafigge il demonio, intento a falsificare il peso con il suo corpo.

Di pregevole fattura è anche il fregio ornamentale raffigurante diverse immagini di animali domestici, belve e mostri di vario genere, alcune delle quali sono interpretabili simbolicamente, mentre altre con buona probabilità sono espressione delle paure e delle inquietudini che turbavano gli animi dei fedeli, quest’ultime superabili soltanto con l’aiuto della fede.

Con il passare del tempo l’Aula Picta ha cambiato in parte destinazione, trasformandosi da aula d’udienza ad accesso alla Curia Vescovili, tuttavia non ha mai perso il suo fascino e con i suoi affreschi estasia ancora coloro che la visitano.

Foto Wikipedia

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