Le Mura Veneziane sono uno dei simboli di Bergamo: costruite fra il 1561 ed il 1588, rimangono ad oggi uno dei monumenti meglio conservati in tutta la nostra città nonostante i quasi cinque secoli di vita.
Giunta a noi in ottime condizioni, la cinta muraria bergamasca non si presenta oggi nel suo aspetto originale, ma piuttosto orfana di alcune parti, come dimostra la targa affissa in via Costantino Beltrami che ricorda la demolizione di un tratto delle cosiddette “Mura di Sant’Alessandro” avvenuta a cavallo fra il 1907 e il 1908.
L’intervento, promosso dal Comune di Bergamo, venne attuato dalla Ditta Angelini in funzione dell’apertura di un collegamento fra i rioni di collinari di Castagneta e Colle Aperto sino a quel momento raggiungibili fra loro soltanto dopo aver superato il Colle di San Vigilio oppure dopo esser transitati per Porta San Lorenzo; un’apertura storica che da una parte comportò il sacrificio di una porzione di Mura, ma che dall’altra permise di semplificare la rete viaria di una città in costante crescita.
La scelta epocale di intervenire sulla cinta muraria non era una novità per Bergamo, visto che a proporre lo stesso intervento in passato era stato l’ingegnere Alessandro Ferretti, creatore del progetto della Funicolare.
Capace di collegare il centro con Città Alta partendo dalla Strada Ferdinandea (ora viale Vittorio Emanuele II), la proposta del tecnico emiliano prevedeva di forare in un punto le Mura, foro che venne realizzato nel 1887 e che comportò con ogni probabilità anche la demolizione a monte di un tratto delle mura medievali.
Nel corso degli anni la cinta muraria fu soggetta altre volte a interventi, tuttavia a distanza di più di un secolo l’apertura delle Mura rimane quello che probabilmente ha impressionato maggiormente i bergamaschi.
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