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L'intervista

La moglie di Zapata: “Quando l’ho conosciuto ha rischiato un due di picche”

La compagna del bomber nerazzurro a La Gazzetta: "Bergamo? Qui all’inizio sono un po’ diffidenti, poi ti danno l’anima. L'entusiasmo attorno a noi è un'emozione"

“Un gigante dal cuore buono”. Diana Montaño, compagna del bomber nerazzurro Duvan Zapata, ha raccontato in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ l’attaccante colombiano, ad oggi 17 reti in 28 presenze al suo primo anno con la maglia della Dea.

Tanti gli aneddoti, riguardanti il campo e non solo. Ad esempio, come si sono conosciuti e come è nata la famiglia Zapata? “Siamo insieme da 8 anni, ci presentò un amico in comune a Cali quando giocava in Argentina – ha rivelato alla Gazzetta -. Non ho mai seguito il calcio, rischiò quando disse: ‘Sai chi sono io?’. Risposta: ‘Allora, ciao!’. Poi cambiò approccio e funzionò. Fidanzamento e gravidanza, ma restai in Colombia per terminare gli studi”.

Che tipo è Duvan? “Fatica a esternare i sentimenti, ma dà tutto per gli altri – dice la moglie -. Per Dantzel e Dayton (i figli, ndr) è un eroe. E magari io passo per la ‘strega cattiva’, quella delle regole, ma fa parte del gioco”.

Zapata sulla Gazzetta

All’inizio, con l’Atalanta, non fu semplice. “Arrivava a casa distrutto e non voleva uscire, anche se non ha mai pensato di cambiare squadra – le parole di Diana riportate dal quotidiano sportivo -. Il passato è il passato, ciò che conta è che sia tornato in Nazionale. È un premio per il rendimento con l’Atalanta. Ne è molto orgoglioso”.

Poi ci sono Bergamo e i bergamaschi. Una piacevole sorpresa: “Qui all’inizio sono un po’ diffidenti, poi ti danno l’anima – continua la moglie -. Ci siamo totalmente inseriti. Questo entusiasmo attorno a noi è un’emozione”.

Capitolo razzismo: “Esiste ovunque, servono tolleranza e rispetto. Per fortuna nessun episodio ci ha toccato, l’Italia è un Paese stupendo”.

Infine il mercato. I tifosi atalantini possono stare tranquilli? “Qui siamo felici, ma non entrerò nel merito delle sue scelte – conclude -. Dove mi vedo tra dieci anni? “In Colombia o negli Stati Uniti, con mio marito allenatore nella Fondazione”, la scuola calcio lanciata nel novembre 2018.

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