“Un uomo solo è al comando: la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è…” La citazione, ormai passata alla storia, del grande radiocronista Mario Ferretti, riguardava Fausto Coppi, ma sicuramente qualcuno l’avrà risentita o se la ricorderà 45 anni fa.
Quando, sul traguardo della Milano-Sanremo, il 18 marzo 1974, piomba un uomo solo: Felice Gimondi. Tra l’altro mai nessuno, dopo Fausto Coppi nel 1948, aveva inflitto agli avversari un distacco così pesante, 1’53”.
L’impresa riesce a Felice, l’unico campione bergamasco in grado di vincere la classicissima di primavera. Gimondi stacca tutti e s’invola verso il traguardo da solo, al belga Leman resta la volata del secondo posto davanti all’altro belga De Vlaeminck.
E anche Gimondi ha la maglia biancoceleste della Bianchi, proprio come Coppi, però quell’anno veste la maglia iridata di campione del mondo, titolo conquistato a Barcellona battendo anche il grande Eddy Merckx.
Stavolta il Cannibale non si presenta al via, a Milano, ma il successo di Gimondi resta comunque nella storia ed è la terza volta che il campione di Sedrina sale sul podio alla Sanremo, dopo il secondo posto del 1971 (primo Merckx, vincitore di ben 7 Sanremo, terzo Pettersson) e il terzo del 1973 (1° De Vlaeminck, 2° Francioni).
Anche Gimondi è in dubbio alla partenza quella volta, per una forte faringite. Però si presenta ugualmente al via a Milano, sotto la pioggia. Presto ritrova la sua pedalata e stacca tutti: del resto proprio dopo una Sanremo, qualche anno prima, a Diano Marina aveva conosciuto quella che sarebbe diventata sua moglie, Tiziana. Evidentemente il clima della Riviera ligure fa molto bene a Felice…
Un anno fa si è complimentato col vincitore, Vincenzo Nibali, che ha commentato: “Mi ha fatto enormemente piacere la telefonata di Gimondi, il corridore al quale forse assomiglio di più”. E Nibali tenterà il bis alla Sanremo, 45 anni dopo Gimondi.
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