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Arte

La mostra

“Affinamenti ad arte”, 28 artisti espongono in sala Manzù

“Affinamenti ad arte” è il titolo della mostra che si tiene in sala Manzù a Bergamo dal 23 febbraio al 10 marzo 2019 a cura dell'Associazione Un fiume d'arte di Ponte San Pietro.

“Affinamenti ad arte” è il titolo della mostra che si tiene in sala Manzù a Bergamo dal 23 febbraio al 10 marzo 2019 a cura dell’Associazione Un fiume d’arte di Ponte San Pietro.

Il titolo vuole essere un momento di riflessione sull’arte e sulla cultura, ma al contempo si presenta in una modalità ludica come un gioco di parole che ci permette con leggerezza di soffermarci sui significati profondi di ciascuna parola. In particolare il nome composto “affina/menti” mostra in modo chiaro e palese il riferimento alla mente e alla sua meravigliosa e raffinata capacità di apprendere e acquisire conoscenze grazie all’ausilio di un esercizio estetico e ad una educazione alla percezione.

La mostra si compone di ben 70 opere di 28 artisti che spaziano tra pittura, scultura, acquerello, disegno e smalto. Difficile pertanto la scelta non soltanto del titolo della mostra, ma anche delle opere presenti che secondo un sottile e leggero fil rouge si susseguono le une alle altre senza prevaricazioni o esagerazioni, ma cercando di tessere connessioni e dialoghi artistici in modo tale che ciascuna opera ne esca rinata, rigenerata e satura di nuovi ed altri significati.

Quello che ho tentato (e spero di esserci riuscita almeno in parte) è la creazione di una “Wunderkammer”, di una camera delle meraviglie, antesignana del museo odierno, dove il visitatore ha la possibilità di perdersi nei meandri dell’arte, di scoprire tecniche nuove e stili diversi, lasciandosi immergere nella bellezza dell’arte e delle sue infinite capacità espressive e comunicative.

In una di queste tre sale scopriamo l’arte dell’acquerello, delicato ed elegante, di Marinella Canonico, Cristina Locatelli, Carlo Mondiali, Rita Perico, Mirella Zambelli che in equilibrata armonia raffigurano paesaggi, scorci naturali e animali, opere che dialogano fra loro in costante ricerca di sincere emozioni.
In questo contesto si trovano i disegni di drammatica emotività di Priya Brignoli e le sculture di Mariachiara Persico e Donato Scalvini che con stili nettamente differenti si confrontano con soggetti e forme ora “snaturate” e manipolate, ora realistiche e quasi perfette, a differenza delle sculture lignee di Gianni Buzzi che crea oggetti di design di forme inedite che fondono la funzionalità all’estetica.

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Nelle altre sale trovano spazio i quadri di Marino Lecchi, Pietro Francesco Longhi, Petruska Merisio, dove i colori, le forme, le geometrie creano un fine rompicapo concettuale in cui nulla è lasciato al caso, ma tutto è presente per un preciso motivo. Anche Patrizia Pinto e Claudio Della Rocca prediligono uno stile astratto, in cui, però, le macchie cromatiche si intrecciano fra loro, creando sensibili esplosioni di colori.

Differenti per soggetto sono i quadri di Giusy Bonacina, Olivia Carnevale, Elena Locatelli, Cesare Manzoni e Fernando Andrea Massironi, che esplorano la realtà e la natura (anche umana) in tutta la sua forza e minuziosa bellezza allo scopo di mostrarne non solo l’attimo che fugge e che mai più accadrà, ma sono un vero e proprio omaggio alla vita e alla nostra esistenza.
Il realismo, però, trova differenti significati e connotazioni stilistiche nelle altre opere: si unisce a un lieve pathos nelle opere di Marco Botte, mentre è una tonalità elegantemente simbolica che denota le opere di Marco Locatelli, Maurizio Perversi e Claudio Faschilli (seppure in quest’ultimo sopraggiunga una vena “magrittiana”). Il realismo acquisisce anche un senso romantico, inquieto e allo stesso tempo neoclassico nei quadri di Livio Dorliguzzo, invece con Aurora Ioga e Franca Rinaldi si tinge di surreale nostalgia e dolce familiarità.

Altri due autori si diversificano per soggetto e genere artistico: Rinaldo Bacuzzi, presidente dell’Associazione Un fiume d’arte, che ci impone con le sue opere una riflessione sull’arte del copismo e sulla cultura degli anni ‘60; ed Olena Khudoley che nei suoi quadri predilige il genere dell’art fantasy in cui crea connessioni mitologiche e cromatiche.

“Affinamenti ad arte” è una mostra perciò che consente una onesta e chiara esplorazione nel mondo dell’arte, permettendone un avvicinamento a tutte le sue differenti forme e stili, ricordando che l’arte non solo parla con i suoi termini specifici di colui o colei che l’ha creata, ma proprio grazie al suo linguaggio visivo, immediato, ricco di simboli e colori parla anche a tutti noi.

*Chiara Medolago
Storica e critica d’arte

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