Non accettava la separazione dalla moglie, per questo l’ha attesa sotto casa dei genitori di lei e l’ha accoltellata al cuore, uccidendola. Ci sarebbe un movente passionale alla base dell’omicidio di sabato 2 febbraio a Curno, dove un uomo di origine tunisina, Arjoun Ezzedine, ha ammazzato la giovane moglie Marisa Sartori, 25 anni, e ferito in modo grave la cognata, Deborha, di due anni più giovane, che ora sta lottando tra la vita e la morte all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dove è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico. Dopo il delitto l’uomo, 35 anni, si è costituito.
Mancavano pochi minuti alle 20 quando le due sorelle Sartori sono arrivate a bordo di una Daewoo Matiz in uno stabile con 43 alloggi comunali al civico 23 di via 4 Novembre, dove vivono i loro genitori. Marisa era tornata a casa in attesa della separazione dal marito, che aveva deciso di lasciare da qualche mese. Nell’ultimo periodo non sarebbero mancati i litigi. A volte violenti, come raccontano alcuni abitanti della palazzina, dove lui si recava spesso per cercare di ricucire il rapporto.
Sabato sera Marisa e Deborha sono scese nei garage che danno su via Santo Jesus per posteggiare l’auto. Lì ad attenderle c’era il 35enne. L’uomo non accettava la separazione e più volte aveva cercato di far tornare sui propri passi la consorte, che però non ne voleva più sapere.
Nel tunisino è così scattata la follia omicida. Nei garage si era portato un coltello. Quando Marisa ha aperto la portiera dell’auto si è avventato su di lei e l’ha colpita con un fendente al cuore, che si è rivelato fatale. La ragazza è spirata nel giro di pochi istanti. Appena si è resa conto di quello che stava accadendo, la sorella è intervenuta per cercare di difenderla, anche se era troppo tardi, ed è stata a sua volta colpita in modo grave da un paio di coltellate.
Dopo il delitto l’uomo si è costituito in caserma a Curno, dove è stato arrestato con le accuse di omicidio e tentato omicidio. Difeso dall’avvocato Rocco Di Sogra, è stato sottoposto a un lungo interrogatorio che è proseguito fino a tarda notte di fronte al pubblico ministero Fabrizio Gaverini.
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