Io lo chiamavo “professore”. Anche al giornale. Giancarlo Zilio, trentino d’origine, laurea in Lettere, giornalista di lungo corso, non era come gli altri colleghi, era un gradino più… su. Gentile, sempre, interessato a te, cronista ultima arrivata, ma un po’ distante, non l’amicone a tutti i costi. D’altronde era il vicedirettore.
Col tempo però, dopo che aveva lasciato L’Eco di Bergamo e scelto la strada del Parlamento, eletto al Senato con i Popolari per l’Ulivo, incontrarlo e chiacchierare era diventato uno scambio simpatico e affascinante. Da senatore, fiero avversario di Berlusconi e Bossi, non risparmiava battute e ironie, insieme a molte critiche. Ci incrociavamo sul viale Papa Giovanni, lui sempre accompagnato dalla cara moglie Maria Luisa.
E dopo la lunga e importante parentesi parlamentare, continuava ad approfondire la sua passione: l’impegno e i giornali. Si capiva – eccome! – che l’aveva nel sangue la politica, che gli dava quel pizzico di vitalità in più.
Ora se n’è andato, a 89 anni: la sua salma è stata composta alla camera mortuaria dell’Humanitas Gavazzeni. I funerali saranno celebrati giovedì 15 alle 10 nella chiesa delle Grazie
Il ricordo di Marco Brembilla, coordinatore del Ppi cittadino ai tempi dell’elezione al Senato.
Ricordare Giancarlo Zilio in poche parole non è facile. Il mio è un ricordo politico, di quella bella politica fatta di amicizia e passione. Lo ricordo quando nel 1995 (ero segretario cittadino del partito), Giancarlo venne eletto senatore grazie ai voti della città. Il collegio comprendeva molti comuni, erano momenti non facili, ma il vantaggio ottenuto in città lo portò a Palazzo Madama. Lo ricordo poi fondatore dell’Ulivo, coordinatore in una grande stagione politica. Gentile ma fermo nei principi, affabile ma irremovibile nelle sue convinzioni, grande giornalista e amico. Bergamo gli deve molto, grazie Giancarlo.
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