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Sarà record?

Pronti al “bermuda day”? Un mercoledì di caldo eccezionale

Appuntamento per le ore 16: ricchi premi per chi raggiunge i 30°C (difficile, ma localmente nelle pianure lombarde centrali sarà possibile). Buon divertimento!

Il Centro Meteo Lombardo fa il punto sulla particolare giornata di mercoledì.

Nelle Isole delle Bermuda, noto arcipelago in mezzo all’Atlantico, l’ultimo venerdì di maggio si festeggia il “Bermuda-Day”. E’ tradizionalmente il giorno dell’anno in cui i residenti organizzano il primo tuffo, dopo la pausa della stagione fresca. Ebbene: mercoledì 24 ottobre 2018, in via eccezionale (ma non troppo), è ufficialmente indetto il nostro “Bermuda-Day”, in cui – al contrario – festeggeremo l’ultima golosa occasione dell’anno per un tuffo al lago, all’Idroscalo, in piscina, o anche soltanto nella vasca dei pesci in giardino (specie in quest’ultimo caso, non dimenticate di girare un video). Insomma: l’importante è festeggiare insieme l’ultimo (?!) pomeriggio estivo del 2018.

Sia chiaro: abbiamo scritto “pomeriggio” non a caso. Non ci sentiamo responsabili per eventuali bronchiti qualora la mattina decideste di uscire di casa in costume e ciabatte: all’alba sarà freschino, localmente anche freddino. Copritevi adeguatamente, seppur a strati (così sarà più semplice svestirsi). Attenzione: il costume va indossato subito, ma va nascosto, sotto gli abiti autunnali. In questa maniera, sul treno o in metrò, passerete inizialmente inosservati, seppur riconoscendo in viso i colleghi di zingarata da quel tiepido sorriso sarcastico “di colui che sa”.

Appuntamento dunque per le ore 16: ricchi premi per chi raggiunge i 30°C (difficile, ma localmente nelle pianure lombarde centrali sarà possibile). Buon divertimento!

Segue un’analisi utile a comprendere la dinamica atmosferica che, per qualche ora, ci riporterà in estate. È molto lunga, come al solito, ma potrebbe aiutarvi a recepire un principio importantissimo che davvero è alla base di quanto vivremo.

ANALISI TECNICA DELL’EVENTO

In questi ultimi giorni, al largo delle Isole Britanniche, è andata strutturandosi un’imponente area d’alta pressione. In queste ore tale struttura tenderà progressivamente a declinare verso sud-est, veicolando masse d’aria abbastanza miti (per la stagione) in direzione della Francia e quindi delle Alpi Centro-Occidentali. L’interazione di queste forti correnti settentrionali con i rilievi alpini determinerà un marcato, seppur transitorio, innalzamento delle temperature, che nel corso del pomeriggio di mercoledì supereranno diffusamente i 25°C al piano, per tentare localmente di avvicinare i 28/30°C.

Saremo di fronte a venti di caduta originati da correnti di estrazione anticiclonica miti che si inseriscono in un contesto d’aria già mite. Il top per arroventare i termometri. Situazioni sinottiche analoghe – rare – sono già accadute in passato, tuttavia mai con questa intensità a fine ottobre, periodo dell’anno solitamente poco avvezzo a queste dinamiche. Con ogni probabilità toccheremo quindi massime record per la terza decade di ottobre da quando si misurano dati. Olè!

Per spiegare questo fenomeno da un punto di vista prettamente dinamico abbiamo preparato una grafica. Non prendete alla lettera gli estremi riportati: vanno intesi solo a titolo descrittivo generale, dal momento che un fenomeno così estremo ha giocoforza un’importante incertezza previsionale nei dettagli.

Nella colonna di sinistra abbiamo riportato una sezione verticale della troposfera lungo un piano immaginario che taglia le Alpi dalle colline svizzere sino alle pianure lombarde. I colori rappresentano le isoterme in quota. Questa particolare rappresentazione grafica è molto utile a comprendere quale sia il più importante principio fisico che sta alla base del relativo riscaldamento di bassa quota nel versante sottovento, padano.

Allorché i forti venti in quota da nord accarezzano le Alpi, i flussi vengono letteralmente ondulati dall’interazione dei crinali. Al moto generale secondo vettori orizzontali si generano forti moti locali a componente verticale, che esprimono massima efficacia a ridosso dei versanti meridionali (le nostre pedemontane). Queste forzate ondulazioni (rotori orografici) hanno il potere di rimescolare con violenza gli strati atmosferici dall’alto verso il basso, guadagnando sempre più spazio fino a raggiungere le quote di fondovalle. Quando ciò accade, ecco che percepiamo una improvvisa ventilazione rafficata al suolo: il Föhn.

L’effetto più significativo di quei repentini moti verticali, complessivamente discendenti, è quello di rettificare il gradiente termico verticale in aria secca (circa 1°C ogni 100 metri di quota), rendendolo omogeneo su tutta la colonna d’aria di medio-bassa troposfera, eliminando quindi eventuali strati inversionali e/o omotermici.

Osservate con attenzione il profilo termico verticale padano al mattino di mercoledì. Grazie alla dispersione del calore per irraggiamento dei suoli, localmente sulle pianure lombarde (specie centro-orientali) si sono formate alcune inversioni termiche, con minime di 10-12°C a fronte di una massa d’aria ben più calda che già staziona poche centinaia di metri più in alto. I rotori iniziano a lavorare: il loro processo di ristrutturazione del gradiente verticale è già in atto sulle Prealpi e fascia pedecollinare, con inizio di espansione favonica verso la Brianza.

Nel corso del pomeriggio il meccanismo si è ormai impadronito di quasi tutta l’area padana lombarda. A fronte di una temperatura a 2000 metri pari a circa 12°C, l’estensione di un gradiente di 1°C/100m comporta una temperatura massima potenziale nel fondovalle padano (100m slm) di circa 12+19=31°C.

A seconda dell’intensità locale dei venti, dell’efficacia dei rotori, della maggiore o minore presenza di radiazione solare che filtra dalle eventuali nubi orografiche (spesso presenti in simili contesti), possiamo quindi stimare un campo termico in sede padana variabile da 26 a 30°C.

È bene osservare che, a differenza di quanto normalmente capita in condizioni di Föhn sud-alpino, NON avremo modo di osservare precipitazioni significative oltre i crinali lombardi, se non marginalmente nei settori più orientali al confine con l’Alto Adige.

La domanda sorge spontanea: ma quel disegnino famoso con le nuvolette che scaricano pioggia oltralpe e poi rovesciano aria asciutta e calda sottovento? La risposta è altrettanto spontanea: quel disegnino è una semplificazione (in parte scorretta) dell’effetto favonico. Il buon caro Julius Von Hann (1839-1921), illustre meteorologo austriaco, già a suo tempo aveva descritto con disarmante chiarezza i fondamenti delle teorie termodinamiche alla base di questi processi. Bene: è stato ignorato dai più, perché il “disegnino” fa molta più presa didattica. Sigh.

Orbene: l’effetto quantitativo delle precipitazioni NON è sufficiente a spiegare la differenza nella temperatura potenziale tra i due versanti: lo scarto termico per condensazione sul versante sopravvento, come previsto dalla “teoria termodinamica classica”, fornisce solo un eventuale contributo al riscaldamento nel versante sottovento, che è direttamente proporzionale:

1) alla quota da dove proviene l’aria favonizzata;
2) al gradiente verticale medio di temperatura della colonna atmosferica in cui il föhn progressivamente si inserisce.

Tale riscaldamento è tanto maggiore quanto più stabile è l’atmosfera nelle zone interessate dal vento prima del
suo innesco (stabilità = basso gradiente verticale = inversioni/omotermia). Minore è il gradiente verticale medio di temperatura, più l’aria in discesa al suolo risulterà “calda” rispetto a quella preesistente, progressivamente scalzata.
Sapevatelo.

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