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BergamoScienza

La chiusura

BergamoScienza: l’edizione 2018 si chiude con più di 130mila presenze

Il biochimico americano ha illustrato le proprie scoperte in merito alle scoperte riguardanti l’RNA Interference

Si chiude fra emozioni e premi Nobel la sedicesima edizione di BergamoScienza.

Il festival, che ha interessato Bergamo e la sua provincia per 16 giorni con ben 176 eventi fra conferenze, laboratori, mostre e spettacoli, ha dimostrato ancora una volta l’amore è la curiosità scientifica dei bergamaschi nei confronti della scienza, come sottolinea Raffaella Ravasio, presidente dell’Associazione BergamoScienza: “Sono molto soddisfatta di questa edizione che ha visto la partecipazione di un pubblico largo, appassionato, interessato ad approfondire le tematiche proposte, ma soprattutto sempre più preparato, come ha dimostrato la qualità delle domande durante le conferenze. Significativa anche la crescita del numero di volontari che ha superato quota 5.000, dati che dimostrano come il nostro obiettivo di far conoscere la scienza sia stato raggiunto”.

A valorizzare il successo del festival vi sono anche i dati delle presenze che, nel corso dei sedici giorni di manifestazione, hanno raggiunto quota 133.689, che a loro volta si suddividono in 12.352 alle conferenze; 6.057 agli spettacoli e 96.346 a mostre e laboratori a cui si aggiungono i 18.934 collegamenti streaming per assistere agli eventi live.

A chiudere le attività di BergamoScienza 2018 è stato il Premio Nobel per la Medicina 2006 Craig Mello che, all’interno della lezione magistrale “Zittire i geni. Una storia da Nobel” dedicata a Rita Levi Montalcini, ha avuto modo di illustrare la scoperta dell’Rna Interference (RNAi), scoperta che gli ha permesso di esser insignito dell’importante riconoscimento a soli quarantotto anni.

“Partendo da un RNA a doppio filamento, nel 1998 presentammo uno studio dove si evidenziava come fosse possibile silenziare dei geni, tuttavia non eravamo in grado di capire come ciò fosse possibile, di conseguenza abbiamo analizzato questi geni e il primo che abbiamo individuato si occupava di sintetizzare una proteina argonauta, una specie di “motore di ricerca” in grado di effettuare una ricerca guidata in un essere vivente – illustra il biochimico americano -. Partendo da questa scoperta siamo stati in grado di effettuare una ricerca artificiale in laboratorio che ci ha permesso di che comprendere quali geni silenziare o meno”.

Fra gli esseri viventi studiati per comprendere il meccanismo di silenziamento dei geni vi sono i batteri che, dopo esser stato iniettato DNA esterno da parte di virus, hanno la capacità di riconoscerlo: “Una volta iniettato il DNA, ill sistema batterico attiva un meccanismo immunitario in cui suddivide il codice genetico virale in piccole parti che inserisce in loculi cromosomici chiamati CRISP – array, nel quale conserva una parte di questo materiale genetico che gli permette di riconoscere le diverse infezioni – prosegue Mello -. Vengono a quel punto creati dei pezzetti di iRNA che viene a sua volta inserito in un enzima chiamato Cas9, il quale una volta che riconosce il genoma interessato, si avvia al taglio. Questa processo di editing genico è possibile compierlo in qualsiasi cellula per cui, aggiungendo l’informazione corretta da sostituire, è possibile modificare il gene e risolvere problemi causati da alcune malattie genetiche”.

In conclusione, la ricerca di Craig Mello e del suo team riguardante l’RNA Interference ha proseguito negli anni, ottenendo già alcuni successi in campo medico e permettendo ad alcuni progetti di prendere il via, fra i quali uno di essi presenta anche un legame con la nostra città: “All’interno dello Sherman Center Anastasia Khvorova ha scoperto la molecola di siRNA, posta alla base di alcuni farmaci. Questa è formata sia da materiale genetico che da coniugati, i quali permettono di entrare nella cellula in cui è necessario modificare il gene. Sin ora siamo già riusciti ad individuare un farmaco per una malattia epatica che può esser somministrato con un’iniezione sottocutanea e il cui effetto può aver una durata all’incirca di sei mesi. Lo stesso processo è applicabile anche per la preeclamsia, mentre ora stiamo lavorando su di un progetto che interessa disturbi neuro – degenerative come la malattia di Huntington e che porta il nome di Atalanta Therapeutics. Quasi fosse uno scherzo del destino porta lo stesso nome della squadra di calcio di Bergamo, tuttavia la scelta del nome non deriva da ciò, ma da quello dell’unica Argonauta donna”.

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