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On the road

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Via Suardi è un omaggio a Gianforte, ex sindaco troppo poco ricordato

Si fa presto a dire Suardi: via Suardi a quale dei numerosissimi discendenti di Petrus dictus Suardus, che inaugurò la prosapia, nell’ XI secolo, è dedicata? E, poi, Suardo o Suardi?

Si fa presto a dire Suardi: via Suardi a quale dei numerosissimi discendenti di Petrus dictus Suardus, che inaugurò la prosapia, nell’ XI secolo, è dedicata? E, poi, Suardo o Suardi?

Dopo la divertente querelle di qualche lettore sul cognome Mai, è meglio non lasciare spazio agli equivoci: si tratta dello stesso cognome, declinato al nominativo o al patronimico genitivo.

I Suardi sono una delle più antiche ed illustri famiglie bergamasche, che ancora oggi è presente nella nostra provincia, con i suoi conti ed i suoi nobili: la declinazione del cognome, compresa la giunta cinquecentesca che ha determinato il ramo dei Secco-Suardo, può variare, ma la famiglia è sempre quella. Ma, venendo a noi, in tempi di odonomastica recente, il dubbio sull’intitolazione dell’importante arteria, che collega il centro cittadino alla Valseriana, si restringe ad un Suardi, il senatore e sindaco di Bergamo Gianforte, ed un Suardo, il presidente del Senato Giacomo.

Sempre della stessa famiglia si tratta e, verrebbe da dire, sempre della stessa solfa, giacché i Suardi hanno dominato Bergamo per un millennio tondo tondo, prima con la spada e poi con la toga.

La strada, comunque, per cavarsi il dubbio, è dedicata a Gianforte Suardi: uomo di fiducia del De Rudinì e suo sottosegretario, al tempo dei governi della sciabola.

Gianforte Suardi doveva essere persona integerrima e capace, se lo scelsero fra i sette savi che indagarono sullo scandalo della Banca Romana del 1893. Nella vita pubblica orobica svolse un ruolo di primaria importanza, fino a diventare sindaco, tra il 1884 ed il 1889.

Eppure, nonostante i molti incarichi di responsabilità e di prestigio, oggi viene poco ricordato. Anzi, non viene ricordato affatto. Il che è, comunque, un peccato: si tratta di una figura niente affatto secondaria della nostra storia moderna, che, certamente, ebbe notevole influenza sullo sviluppo cittadino nell’ultimo Ottocento, quando Bergamo si trasformò in quella città ricca ed operosa d’intraprese che conosciamo.

D’altronde, forse, ci sono troppi Suardi nella storia di Bergamo: si tende a fare confusione, a confondere nomi, luoghi e, talora, anche strade.

Ma nei confronti di Gianforte Suardi credo proprio che siamo un po’ in debito: non solo per l’oblio, che, purtroppo, avvolge implacabile le cose umane, ma anche per la scelta di destinargli una via costretta tra due immagini che fanno un tantino a pugni con la sua figura. Lui, uomo della vecchia destra conservatrice, per ironia della sorte, vede la strada intitolatagli dal comune, proseguire con altro nome: quello sindacalrivoluzionario di Filippo Corridoni. Difficile immaginare ossimoro viario più eclatante: un esponente della solida politica conservatrice umbertina e un arringatore di plebi, caduto mentre andava all’assalto, sul Carso. Uno che, nei tempi bui di rivolte e di repressioni in cui Suardi si trovò a governare, gli sarebbe stato certamente inviso. Non va meglio con l’altro capo della strada, che arriva proprio di fronte alla Torre del Galgario, merlata di guelfo, quasi ad irridere i ghibellinissimi Suardi.

Ma la storia delle vie cittadine è fatta anche di questo: di sovrapposizioni casuali di nomi e di eventi, che, a volte, c’entrano tra loro come i cavoli a merenda. Probabilmente, l’intitolazione a Gianforte Suardi fu pressoché coeva e affine a quella a Teodoro Frizzoni e ad Angelo Mazzi delle strade che idealmente uniscono via Suardi al centro: personaggi affini, quasi coetanei e appartenenti allo stesso mondo.

Quella a Corridoni, invece, non può che essere di epoca fascista: visioni politiche e odomastiche diverse, dunque.

Ogni epoca bergamasca ha le sue intitolazioni, i suoi eroi, i suoi personaggi illustri. E, in ogni epoca, uno di loro si chiama Suardi, apparentemente.

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