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Il progetto

A Bergamo cittadini “sentinelle” dell’ozono: sensori in scuole e case

I sensori di monitoraggio installati nella scuola di Caprino Bergamasco e in case private di Stezzano e Ponte San Pietro: l'iniziativa fa parte del progetto Captor, finanziato con due milioni di euro di Horizon 2020, il programma europeo che sostiene la ricerca e l'innovazione sul territorio.

Monitorare la qualità dell’aria, con la partecipazione dei cittadini. Grazie a sensori che rilevano i livelli di ozono, uno dei principali inquinanti, soprattutto nel periodo estivo, installati nelle abitazioni di privati e in edifici: questo l’obiettivo del progetto CAPTOR, finanziato con 2 milioni di euro di Horizon 2020, il programma europeo che sostiene la ricerca e l’innovazione sul territorio.

L’iniziativa coinvolge i cittadini per acquisire dati utili alla ricerca scientifica, in una campagna di citizen science. I tecnici di Legambiente hanno installato i sensori di monitoraggio dell’ozono nella scuola di Caprino Bergamasco e in case private a Stezzano e Ponte San Pietro, sempre in provincia di Bergamo.

CAPTOR impiegherà sensori a basso costo per la raccolta di dati in tre regioni europee fortemente colpite dall’inquinamento da ozono. I cittadini stessi saranno in carico della manutenzione dei sensori a basso costo. Le tre regioni coinvolte sono quelle di Barcelonès-Vallès Oriental-Osona (Catalogna, Spagna); Pianura Padana (Valle del Po, Italia); Burgenland, Steiermark e Niederösterreich (Austria)

La novità rispetto alla situazione attuale è consistente: al momento, nei paesi sviluppati, l’inquinamento atmosferico è monitorato tramite una rete di stazioni equipaggiate con strumentazione di alto livello. L’attuale rete di monitoraggio di qualità dell’aria ha costi elevati e una densità spaziale relativamente bassa, che non può riprodurre in modo accurato la variabilità delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici su larga scala. Questi costi elevati e i recenti progressi in sensori mobili e nelle applicazioni software hanno sollevato un crescente interesse in una rete di rilevamento basata sull’offerta dei cittadini, che può integrare l’attuale rete di qualità dell’aria.

Alle organizzazioni della società civile viene chiesto anche di impegnarsi per trasformare gli atteggiamenti dei cittadini in comportamenti attivi, e di unire tutti gli attori coinvolti in un processo collaborativo per trovare soluzioni e azioni innovative, oltre che per avere strumenti potenti e di alta qualità per discutere con i responsabili delle politiche pubbliche in fatto di qualità dell’aria.

I dati del monitoraggio verranno resi pubblici nella conferenza finale del progetto, che si terrà a Milano il prossimo 14 e 15 novembre. I dispositivi nelle case dei volontari rimarranno attivi fino a metà settembre, sotto la supervisione di tecnici di Legambiente, che supporteranno i volontari nella manutenzione e nella rilevazione dei dati.

L’area pedemontana bergamasca è stata selezionata tra quelle maggiormente esposte al rischio di inquinamento da ozono, in virtù della sua posizione sottovento rispetto alle correnti che in estate spostano le masse d’aria provenienti dalla metropoli lombarda a ridosso dei rilievi prealpini, dove si misurano le concentrazioni più elevate di questo inquinante i cui precursori sono principalmente i gas di scarico di automobili e veicoli commerciali diesel.

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