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Polonia

Quei gol dedicati alla mamma uccisa dal padre davanti a lui: la storia di Blaszczykowski

Dopo la tragedia il centrocampista polacco rimase 5 giorni a letto, tormentato dagli incubi. Oggi è uno dei punti fermi della sua Nazionale al mondiale russo

Oggi corre sereno, è un professionista esemplare ed è arrivato da punto di riferimento per la sua squadra anche a Russia 2018. Ma in pochi sanno che dietro al nome più difficile da pronunciare di tutto il Mondiale c’è una storia terribile. Jakub Blaszczykowski, esterno della Polonia con un passato alla Fiorentina, quando aveva appena 10 anni ha visto suo padre uccidere a coltellate sua madre.

Il fatto risale al 1996 e “Kuba” (com’è soprannominato il calciatore dai suoi tifosi) l’ha raccontato nella sua autobiografia: “Non dimenticherò mai quel giorno, fa parte di me. Mi ha sconvolto la vita, ma mi ha anche dato la forza per andare avanti e diventare quello che sono. Adesso non mi spaventa nulla, so che qualsiasi cosa mi possa accadere ho già vissuto di peggio”.

Dopo il dramma il piccolo Blaszczykowski ha passato cinque giorni immobile, a letto, tormentato dall’immagine di quell’uomo che accoltella mamma Anna: papà Zygmunt, che per l’omicidio ha poi scontato 15 anni di carcere.

A prendersi carico di “Kuba” e di suo fratello Dawid sono stati la nonna materna Felicja e lo zio Jerzy Brzeczek, ex centrocampista con all’attivo una quarantina di presenze nella nazionale polacca. È stato proprio lui a plasmarlo e a spingerlo a diventare un calciatore.

Oggi Blaszczykowski è uno dei giocatori polacchi più forti e conosciuti, uno di quelli che in ambito calcistico hanno vinto di più. Dopo ogni gol non si dimentica mai di fare la dedica più bella a mamma Anna, alzando gli occhi e le braccia al cielo. Sogna di farlo anche in Russia, magari dopo una prodezza decisiva.

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