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Le interviste

Con o senza regole scritte: come vestirsi nelle scuole bergamasche

Se è vero che l'abito non fa il monaco, tuttavia ogni ambiente della nostra quotidianità prevede un dress code adeguato, a rischio di imporre anche regolamenti severi per farlo rispettare

Arriva la bella stagione e, con essa, il caldo afoso: stare in classe diventa sempre più difficile e le ultime settimane di scuola diventano ancora più pesanti da sopportare. Così, per cercare di sopravvivere alle calure quasi estive, l’unico rimedio è abbandonare i vestiti pesanti nell’armadio e dare di nuovo il benvenuto a minigonne, bermuda, pantaloncini e magliette sempre meno coprenti. Pratica normale con l’arrivo della bella stagione, ma bisogna sempre tenere conto dell’ambiente in cui viviamo, perché, se è vero che l’abito non fa il monaco, tuttavia ogni ambiente della nostra quotidianità prevede un dress code adeguato, a rischio di imporre anche regolamenti severi per farlo rispettare.

È successo nell’Istituto Comprensivo “Leonardo Da Vinci” di Milano dove nei giorni scorsi la dirigente Concetta Pragliola ha inviato una circolare alle famiglie ricordando che le alunne e gli alunni devono evitare di andare in classe con pantaloncini, canottiere, bermuda e ogni altro capo di abbigliamento inadeguato al contesto scolastico.  Un provvedimento che ha destato qualche polemica ma che trova il plauso della sociologa Chiara Saraceno convinta che la percezione della formalità sia cambiata tra i ragazzi: “Fino a dieci anni fa nessuno si sognava di andare a scuola o all’università con le infradito. La differenza tra la spiaggia o la scuola dovrebbe essere mantenuta. Non è un problema di quanta pelle si mostra ma che ci si presenti in modo diverso a seconda del luogo che si frequenta. Senza esagerare nel formalismo è necessario che come si imparano i ritmi del tempo è utile imparare la diversità dei luoghi: l’aula non è la discoteca”. D’altro canto non è la prima volta che un capo d’istituto prende carta e penna per richiamare l’attenzione degli alunni e delle famiglie all’abbigliamento. All’istituto alberghiero “Vespucci” di Milano nel 2012 l’allora preside mise nero su bianco il divieto di indossare “mini e micro gonne”. Nel 2015 il dirigente scolastico dell’istituto professionale alberghiero–tecnico agrario Datini di Prato, Daniele Santagati, aveva emanato una circolare per invitare i 1400 alunni a vestirsi in maniera rispettosa dell’istituzione scolastica: vietati i pantaloncini corti (ammessi solo i pinocchietti)” e le canottiere” mentre alle alunne si chiedeva di non indossare canottiere e/o magliette eccessivamente scollate e di evitare di indossare minigonne. E molti altri provvedimenti lungo tutto lo stivale.

Com’è, invece, la reazione dei Dirigenti scolastici di Bergamo e Provincia? Siamo andati a chiederlo ad alcune delle scuole rappresentative della Bergamasca per conoscere le direttive in merito all’importanza del dress code dei propri studenti. L’aspetto positivo che abbiamo riscontrato è che nessuna delle scuole prese in esame hanno mai dovuto spedire circolari di “emergenza” con l’arrivo della bella stagione per arrestare un abbigliamento fuori dalle righe.

“Non sono mai stati necessari provvedimenti del genere, i ragazzi hanno l’abitudine di vestirsi in modo consono”, ha dichiarato la professoressa Domenica Cozzo, collaboratrice del preside del Liceo Secco Suardo. Della stessa linea anche l’Istituto ITIS Paleocapa e Liceo Classico Paolo Sarpi: nessun dress code obbligato, ma si trovano in accordo con il provvedimento della dirigente della scuola milanese: “Sono pienamente d’accordo con la decisione del preside milanese e con le parole della sociologa – ha dichiarato Gianluigi Trivia, vicepreside del Sarpi – gli studenti devono imparare non solo le discipline, ma anche ad essere dei buoni cittadini. La sociologa ha pienamente ragione e credo che anche i nostri studenti siano d’accordo con quanto detto. Tendenzialmente diamo direttive solo in occasione della maturità: un abbigliamento adeguato in sede d’esame è sempre ben visto.”

Circolari d’emergenza no, ma in realtà non sono necessarie perché in alcune scuole il regolamento d’Istituto già regola l’abbigliamento degli studenti: nel regolamento di disciplina dell’Istituto Leonardo Da Vinci tra le cause di un richiamo disciplinare vi è anche “Abbigliamento non consono all’ambiente scolastico”, così come all’ IISS Ettore Majorana e all’Istituto Tecnico Commerciale Belotti.

Ma, anche in questo caso, come hanno affermato le scuole, non ci sono stati episodi in cui i ragazzi sono andati fuori dalla righe rispetto al regolamento scolastico: “Noi chiediamo un abbigliamento idoneo all’ambiente della scuola: nel regolamento non entriamo nel dettaglio dell’abbigliamento che definiamo “consono”, per fortuna i nostri ragazzi l’hanno sempre rispettato senza averlo mai dovuto definire”, ha dichiarato la dirigente del Leonardo Da Vinci, Luisa Francesca Amantia. “A volte è capitato di dover richiamare qualche ragazzo che si è presentato a scuola con pantaloncini basket e t-shirt- ci racconta il professor Luigi Rubino del Majorana – Dopotutto è giusto che venga insegnato ai ragazzi a vestirsi in modo adeguato in base all’ambiente, che sia la scuola, la fabbrica o la banca. È un discorso che vale anche per il personale ATA e il corpo docenti. Ma, a parte piccoli richiami bonari, gli studenti si sono sempre comportati bene e non abbiamo mai dovuto affrontare casi estremi.”

Il compito di far rispettare del decoro e dell’adeguato dress code è affidato, per lo più, ai professori che in classe possono intervenire in caso di un abbigliamento fuori dagli schemi: “Noi non abbiamo circolari in merito – dichiara Marco Pacati, dirigente dell’IIS Cesare Pesenti – i docenti possono intervenire se nella loro classe ci sono studenti che non rispettano un abbigliamento adeguato: ma i ragazzi hanno sempre seguito le nostre raccomandazioni.” Così, anche l’ISIS Romero di Albino, come racconta la dirigente Maria Peracchi: “Non abbiamo un regolamento, ma sono sempre state direttive implicite tra i docenti e gli studenti: non sono mai state rigide, ovviamente vogliamo che i nostri ragazzi sopravvivano al caldo estivo. Hanno sempre rispettato la nostra idea di abbigliamento consono, quindi evitando pantaloncini troppo corti e magliette scollate, ma senza aver mai avuto bisogno di richiami.”

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