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Le indagini

Coppia freddata a Caravaggio: omertà e nessun dolore dai parenti dell’uomo fotogallery video

Carabinieri sorpresi dalla fredezza dei familiari di Carlo Novembrini, freddato insieme alla compagna Maria Rosa Fortini dal fratello Maurizio nella sala slot "Gold Cherry"

Nessuno parla e nessuno piange. Anche i carabinieri sono rimasti sorpresi dalla reazione dei parenti di Carlo Novembrini, il 51enne freddato insieme alla compagna Maria Rosa Fortini, 40 anni, dal fratello Maurizio Novembrini mercoledì sera nella sala slot “Gold Cherry” di Caravaggio.

L’omicida, 43 anni, ora in carcere a Bergamo con l’accusa di duplice omicidio pluriaggravato e premeditato, è stato fermato poche ore dopo il delitto. Con sé aveva la pistola semiautomatica 9×21 – con matricola abrasa – dalla quale sono partiti i tre proiettili che hanno ucciso la coppia. Aveva anche un colpo in canna, che però non è riuscito a esplodere contro i carabinieri che si erano appostati fuori dalla sua abitazione di via del Bosco a Treviglio. Portato in caserma e messo alle strette, con a fianco il suo legale Paolo Birolini nella notte ha confessato. Non ha però fornito alcun dettaglio sul movente, non si è mostrato collaborativo e nemmeno affranto per la perdita del parente.

Lo stesso atteggiamento degli altri fratelli, otto in tutto, di cui tre donne. E persino di uno dei figli della vittima: per nulla sorpreso e nemmeno triste di fronte ai militari per la scomparsa del padre. Nessuno, inoltre, ha dato elementi utili alle indagini. Anche se da chiarire in pratica resta solo il movente del sanguinoso agguato.

Per il resto la dinamica è ormai chiara. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Bergamo e Treviglio, coordinati dal sostituto procuratore Gianluigi Dettori, i rapporti tra due fratelli da tempo erano tesissimi. Tanto che il comandante provinciale Paolo Storoni ha parlato di “una morte annunciata”.

Anche nella mattinata di mercoledì i due discutono, ancora non si sa esattamente per quale motivo. Intorno alle 18 Carlo Novembrini esce di casa a bordo di una Fiat Panda presa in prestito da un sacerdote di Rho (Milano). Con lui la sorella, la cui posizione è al vaglio degli inquirenti, che si dice estranea alla vicenda. I due raggiungono Caravaggio ed entrano nella sala slot di via Treviglio.

A questo punto, l’uomo urla al fratello: “Che c. fai qui!?”. Ne nasce una discussione, che le due donne (come si vede dalle immagini delle telecamere del locale) cercano di sedare. Ma il 43enne estrae la pistola e spara. Prima un colpo al petto al fratello Carlo, poi uno in testa alla sua compagna Maria Rosa. Fa qualche passo verso l’uscita ma poi torna indietro ed esplode un altro colpo al capo al 51enne, ormai esanime, per assicurarsi di averlo ammazzato. “Un’esecuzione in piena regola”, come affermato dal capitano di Treviglio Davide Papasodaro.

Poi esce, sale in auto, riporta a casa la sorella e raggiunge Rho per riconsegnare l’auto al prete. Torna a Treviglio in treno e si dirige verso a casa a piedi. Ad attenderlo, trova i militari.

Nel corso della perquisizione nell’abitazione della vittima, a Sergano (Cr), dove viveva con la compagna uccisa da un anno, spuntano proiettili e un’altra pistola, una 7×62, anch’essa clandestina e di produzione slava come la 9×21 usata per il duplice delitto. Entrambe le armi saranno inviate al Ris di Parma per ricostruirne la provenienza e l’eventuale l”utilizzo.

Originari di Gela (Caltanissetta), i due Novembrini, insieme a un terzo fratello, alle spalle hanno diversi precedenti per 416bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Orbitavano attorno al super boss mafioso Giuseppe Madonia. Da fine anni ’90 si erano trasferiti al Nord. Gli inquirenti vogliono capire se nel frattempo avessero avviato un’attività criminale nella nostra zona: potrebbe esserci qualcosa legato a questo all’origine del duplice delitto di mercoledì a Caravaggio.

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