Ha iniziato a esporre nella seconda metà degli anni Settanta e all’alba dei novant’anni non smette di studiare, produrre, proporre. Luigi Ravasio torna, a un anno di distanza, nello spazio culturale “in dispArte” di via Madonna della neve 3 a Bergamo. La mostra sarà visitabile fino al 24 marzo. L’ingresso è libero.
Meticoloso, curioso, appassionato. Luigi Ravasio a 88 anni mantiene forte la passione per il colore, per le linee, per le geometrie, per la matematica. Ogni suo lavoro è il frutto di analisi scientifica e filosofica. Non improvvisa, mai. Prima su un foglio disegna forme, drappi, linee, curve. Ognuna ha una posizione specifica, è il risultato di un calcolo. Poi fa il bozzetto. Da qui la tela.
Realizza le opere nello studio ricavato tra il sottotetto e la cantina della sua abitazione a Bergamo alta. Sale e scende le strette scale, ma la sua passione è per lui una carica di energia che gli permette di non sentire gli acciacchi dell’età. Lucido, appassionato, curioso, Luigi Ravasio dipinge da quando era ragazzo e ha cercato di trasmettere la passione anche ad altri.
Conserva ogni studio e ogni bozzetto in grandi cartellette che ogni tanto mostra agli amici più cari. Non è geloso delle sue opere, perché gli piace parlarne, raccontarle, spiegarne di ciascuna il senso. “Ogni mio quadro ha un titolo – dice Ravasio – perché ogni lavoro ha un suo significato. Però può essere cambiato da chiunque lo osservi. Perché ognuno di noi può dare un significato diverso a ciò che vede e quindi decidere il suo titolo”.
Nato a Bergamo nel 1930, l’artista inizia la sua attività nella stampa per l’editoria realizzando i primi esercizi grafici a sanguigna, carboncino, penna e tempera. Nel 1948, ha l’occasione di sperimentare il linguaggio astratto nella pittura realizzando – su richiesta di padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano – cento tavole di variazioni su combinazioni cromatiche a soggetto astratto, da utilizzare per test psicoattitudinali.
Frequenta poi lo studio dello scultore Giovanni Avogadri così come le lezioni di discipline geometrico-architettoniche di Luigi Plebani Madasco. I numerosi viaggi in Italia e all’estero portano Luigi Ravasio in contatto con le maggiori correnti pittoriche artistiche in campo internazionale e gli forniscono l’occasione di studiare quelli che possono definirsi i suoi maestri: Mondrian, Calder, Albers, Escher, i Costruttivisti russi e il Futurismo.
È del 1975 la sua prima esposizione di lavori astratti, presentata alla galleria d’arte “Il Capricorno”. Negli anni successivi ha continuato a esporre le sue opere in numerose occasioni, sia in diverse città italiane, sia all’estero, in Germania, Svezia, Canada, Olanda e Spagna.
“Una tela di Luigi Ravasio – sottolinea la critica Daniela Ferrati – è una poetica pittorica che sembra rintracciare linguaggi filosofici, logico-matematici, comunicando nello stesso tempo armonie universali e profonda spiritualità”.
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