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L'intervista

Midali: “Orobie, il mio piccolo mondo: al fianco degli animali senza disturbarli” fotogallery

L'ultimo lavoro del panettiere e fotografo naturalista di Branzi si presenterà venerdì 16 marzo al Teatro del Casinò di San Pellegrino Terme.

Baldovino Midali, panettiere e fotografo naturalista di Branzi, presenterà venerdì 16 marzo al Teatro del Casinò di San Pellegrino Terme il suo nuovo documentario “Orobie, il mio piccolo mondo”: il frutto di un lavoro paziente, durato tre anni, alla ricerca della civetta, dell’organetto, del codirossone, delle marmotte e della rana temporaria, passati per l’alta Valle Brembana.

La fotografia e i documentari sono la grande passione di Baldovino che, terminato il lavoro in panetteria, dedica il proprio tempo libero alla fotografia, alle passeggiate in montagna, all’osservazione della natura e dei suoi abitanti.

Un lavoro importante sia per i naturalisti, che possono studiare il comportamento della fauna del luogo, sia per gli abitanti e i turisti che vengono in Valle Brembana per scoprire e riscoprire le bellezze naturali della nostra terra.

Midali, come nascono le sue riprese?

Nascono, prima di tutto, dall’esperienza: essendo figlio di contadini, ho passato la mia infanzia nel bosco e, grazie a questo, riesco a capire alcuni comportamenti e abitudini degli animali, come a riconoscere gli uccelli a partire dal loro canto. Grazie proprio alla mia esperienza, conoscendo il comportamento degli animali e riconoscendo le tracce, riesco a capire come muovermi nell’ambiente senza disturbare chi lo abita: questo è fondamentale per la mia attività di fotografo. Posso capire dove posizionare il mio piccolo capanno per fotografare e filmare senza disturbare gli animali, rispettando l’ambiente in cui mi trovo. Sempre seguendo delle regole ferree nel rispetto della natura: anche solo lasciando del cibo per gli uccelli durante l’inverno, che deve essere solo di aiuto, non un vincolo. Mi capita di ritrovare i resti dei semi che lascio, ma non sempre gli uccelli che voglio fotografare si avvicinano: ad esempio, il picchio rosso prende delle nocciole che lascio vicino casa, ma in trentacinque anni non sono mai riuscito a vederlo. Fondamentali sono la passione e la pazienza: capita a volte di non aver nessuno scatto buono, anche dopo una giornata di appostamenti. Per un girato buono di una trentina di minuti, ci vogliono mesi, anni.

La sua prima passione, però, è la fotografia.

Avevo all’incirca vent’anni quando, grazie anche alla passione per il deltaplano, mi sono dedicato all’osservazione del volo degli uccelli ed alla fotografia. A dir la verità, i primi passi sono stati disastrosi, perchè, non conoscendo la tecnica e i materiali, ottenevo pessimi risultati. Ho avuto però la fortuna di conoscere Piero Zonca di Piazza Brembana, un cacciatore passato alla fotografia naturalistica, che mi ha insegnato diverse cose riguardanti la fauna locale, oltre che le basi della tecnica fotografica: grazie a lui, ho imparato diverse tecniche per utilizzare, ad esempio, la macchina da presa in quota. Oltre alle mie difficoltà riguardanti la tecnica, bisogna anche considerare che le vecchie macchine fotografiche avevano delle meccaniche lente ed erano rumorose, quindi fotografare gli animali era molto difficoltoso. Anche per lo sviluppo delle fotografie i tempi erano lunghi, quindi, se i risultati non erano soddisfacenti, il lavoro era tutto perso perchè, nel frattempo, l’animale che si voleva fotografare era già migrato. Negli anni, però, la voglia di migliorare e la ricerca della perfezione dell’immagine mi hanno permesso di collaborare con diverse agenzie fotografiche (tra cui la Panda Photo di Roma, che lavora a livello nazionale) e di pubblicare su diverse riviste. Il primo servizio per una rivista, ad esempio, l’ho pubblicato su Airone nel luglio 1991, dove ho usato, per le mie fotografie, una tecnica particolare con quattro flash e la macchina fotografica mimetizzata. Oltre ad Airone, ho lavorato per altre riviste, come Focus ed Orobie. Lo sviluppo attuale della tecnica fotografica ha favorito indubbiamente il mio lavoro ma, in un certo senso, ha fatto scemare la professione stessa della fotografia naturalistica, perchè, grazie ad internet, le immagini sono subito disponibili, di ottima qualità, senza aver bisogno di lunghi appostamenti per scattarne una: la passione rimane il primo motore che mi spinge in questa professione.

Come è avvenuto il passaggio dalla fotografia al documentario?

Ho sempre amato la fotografia, ma volevo un ricordo sia visivo che sonoro: il movimento è più d’impatto visivamente rispetto alla staticità della fotografia. Il passaggio al documentario è avvenuto quasi naturalmente, ma ho dovuto aspettare di acquistare una piccola telecamera economica: prima girare documentari su pellicola era impensabile, perchè i costi erano elevati. I miei documentari nascono in modo quasi casuale: non programmo nulla prima, il lavoro di montaggio (al quale collaborano anche i miei figli) nasce a partire dalle riprese che ho effettuato. Ad esempio, “La mia terra, la mia gente” nasce da un percorso che ho fatto cercando di filmare una poiana.
Il primo lavoro è stato “Natura in primo piano”, dove ho girato scene di vita degli animali in base al susseguirsi delle stagioni. Con il secondo documentario, “La natura ci sorprende”, dove ho filmato alcuni momenti della fauna orobica nei periodi che precedono la stagione invernale (con anche i filmati di Piero Zonca e Alessandro Calvetti, testi di Arianna Roncelli, Flavio Galizzi, Piero Zonca e la colonna sonora di Manlio Cangelli) ho raggiunto il terzo posto all’Orobie Film Festival 2007, dove ho partecipato anche nel 2011 con “Un attimo, un’emozione”, nel quale provo a sottolineare alcune analogie tra comportamenti animali ed umani.
Nel 2008 ho girato “L’acqua e le stagioni della montagna”, con il quale ho partecipato al Trento Film Festival (trasmesso anche in esclusiva dalla Rai): protagonisti sono il ciclo dell’acqua ed alcuni animali che si rapportano ad essa (rane montane, trote, scoiattoli, pettirossi, camosci). In tutto ho prodotto sette documentari, oltre a diverse produzioni per la televisione. In ogni mia produzione ritengo fondamentale l’aiuto della mia famiglia (anche per quanto riguarda il comparto grafico), oltre che della MC Harmony di Mario Cangelli, che mi aiuta sia per la produzione che per la colonna sonora. In fase di montaggio, chiedo spesso consiglio a chi mi sta vicino, per capire se alcune mie idee possono essere utili al fine della produzione o se è meglio virare su altro: i suggerimenti delle persone che condividono la mia passione sono molto importanti. Fondamentale per me è anche la reazione di chi mi sta vicino e del pubblico: è utile per capire se il mio lavoro e il mio stile sono apprezzati o meno.

Ha fatto anche diverse produzioni per la televisione..

Nasce tutto per caso: durante un’edizione di “Festinvalle” a Piazza Brembana mi contatta il giornalista Rai Giulio Martini perchè, dopo aver visto un filmato che avevo presentato per l’occasione ad uno stand della Provincia, voleva fare un servizio su di me. All’inizio pensavo ad uno scambio di persona ma, dopo avermi intervistato all’interno del mio panificio, siamo rimasti in contatto ed abbiamo fatto diversi servizi sulla Valle Brembana. Da quel momento ho collaborato con la Rai, ma anche per programmi come “Geo&Geo” e “Melaverde”.

L’ ultimo documentario di Baldovino Midali, “Orobie, il mio piccolo mondo. Un viaggio nella natura della Valle Brembana”, verrà presentato venerdì 16 marzo alle 21 (accesso al pubblico dalle ore 20.00) presso il Teatro del Casinò di San Pellegrino Terme (l’ingresso è gratuito, per partecipare è necessario prenotarsi presso l’ufficio turistico chiamando allo 0345 21020). La regia, il montaggio e i testi sono di Baldovino Midali (che si è avvalso anche della consulenza naturalistica di Flavio Galizzi e Stefano Torriani e della consulenza scientifica di Arianna Milesi), mentre la produzione è della MC Harmony di Manlio Cangelli. La colonna sonora è di Giuseppe Festa, Lingalad, Heaven Music Library e Martin Mayes (che durante la serata si esibirà con il corno delle Alpi), la voce fuoricampo di Alessandro Stefanoni di Radio 2.0.

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