• Abbonati

Arte

La proposta

Vaku Project Space, una nuova finestra sul contemporaneo

Attivo da gennaio lo spazio in via San Lorenzo 12B è un'officina per giovani artisti

Che cosa produce in termini di nuovi talenti l’Accademia Carrara di Bergamo? Nel sistema contemporaneo dell’art-business e dei “grandi eventi” passano spesso sottotraccia i nomi e le opere delle new entries nel mondo delle arti visive.

A Bergamo, oltre a qualche realtà consolidata, aprono spazi nuovi di promozione artistica giovane. “Vaku project space” in via San Lorenzo 12b in città alta è al terzo evento artistico dall’apertura a gennaio. L’Associazione “Interno 13”, cui fa capo oggi lo spazio espositivo, si definisce come centro per la sperimentazione e produzione artistica multidisciplinare, “espressione di un’idea di protagonismo giovanile territoriale”.

Per iniziativa di Alberto Ceresoli già vari nomi si sono proposti all’attenzione del pubblico, anche in “eventi spot” di pochi giorni.

Al momento le porte sono chiuse per un progetto di residenza studio: per due settimane gli artisti Davide Belloli e Raffaele Morabito sono impegnati in un lavoro la cui “restituzione” al pubblico è prevista per sabato 24 febbraio alle 18.30. Un gruppo di artisti e fotografi, Andrea Ferri, Caterina Pogna e Luca Viganò porterà in superficie questioni legate all’esperienza di residenza e quanto emerso sarà oggetto di condivisione all’inaugurazione.

“L’opera al centro” è il leit motiv del curatore Ceresoli, e sarà anche il titolo del prossimo evento. Per farsi un’idea di questo approccio all’arte contemporanea, si consideri la mostra appena conclusa negli spazi di Vaku Project Space, dal titolo “Plurima mortis imago”. Ceresoli ha proposto sette artisti freschi di studi ma dal curricolo già avviato che si sono confrontati sul tema della morte e su questioni ontologiche dell’oggi. Nei due piccoli ambienti di via San Lorenzo 12/b si sono confrontate opere extra large al pari di lavori di piccolo taglio, per lo più installazioni ambientali di forte impatto per l’originalità di colori, materiali, effetti sonori.

Il filo rosso della mostra era la metafora che spinge a leggere oltre “la lettera” dell’apparenza e a indagare i disagi e le contraddizioni dell’esistere. Il grande “Diorama” di Nicola Ghirardelli rielaborava l’immagine di un fossile di orso in una sorta di grotta – dimora o monumento funebre? – che ospitò l’uomo delle caverne decine di migliaia di anni fa: l’estinzione e l’origine delle specie sullo sfondo di una più ampia ricognizione sul nostro destino, tra natura e artificio.

Al centro, come a reggere il soffitto, una colonna di carta, cartone e cellulosa macerata fissava la propria presenza totemica. L’idea, di Francesco Penci, era quella di un castello capovolto, di un sogno transitorio da inseguire ma impossibile da realizzare. Una sfida alle leggi dell’equilibrio condotta con disarmante semplicità di mezzi. Sulle pareti, in dialogo, la serie fotografica di Tecalign Gotti “Resiliente”, proponeva la fase estensiva e distensiva di una molla – rimando simbolico alle capacità umane di adattamento e di risposta alle situazioni di tensione – e “Snafu” di Pietro Vitali, un disegno di sapore rinascimentale attraversato dal moderno senso del dramma (con un’eco della Torre di Babele?) per suggerire un’architettura che, pur tendendo al paradiso, è forse prossima all’inferno.

Nel secondo ambiente l’effetto total-sound di “Drowned”, un’angosciosa audio-video proiezione di Mattia Cesaria reiterata in loop e filtrata da una vasca piena d’acqua con l’immagine “thrilling” di Al Pacino tratta da “Insomnia”. In un angolo, a terra, l’installazione “Il giorno 8 gennaio 2018 pesavo 65kg” di Paolo Gamba: centinaia di “ciottoli” di carta stagnola raccontavano la dipendenza come condizione costitutiva dell’esistere, laddove il peso dell’opera restituiva la misura del suo artefice in un punto esatto fissato sulla linea della vita. Affidata a un fotogramma invece la memoria di Damiano Damu, “Identity”, che nell’evanescenza dei materiali e dei contorni cromatici interrogava la fotografia come strumento di sopravvivenza dell’identità individuale.

Il calendario di Vaku Project Space, insomma, è partito a pieno ritmo. L’associazione Interno 13 intende onorare l’impegno con cui si è promossa e ha vinto nel 2017 il bando “Beni Comuni” del Comune di Bergamo per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI