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La riflessione

Che fine ha fatto la nostra sensibilità verso gli “invisibili”?

Basta così poco per fare la differenza, un messaggio, una chiacchiera di pochi minuti, un abbraccio...

Sono cinquanta mila, vivono nelle città dove il cielo è il loro tetto e l’asfalto il pavimento, di notte sono illuminati dai lampioni e di giorno compaiono illuminati dalla luce del sole, sotto gli occhi di tutti. Lì vediamo, eppure è come se non ci fossero, sono ombre della società che tutti cercano di non calpestare. Invisibili agli occhi di molti. Spesso sono chiamati “barboni”, “senza tetto”,
“clochard”, eppure ancora più spesso ci dimentichiamo di chi siano davvero, addirittura in molti li evitano, eppure sono persone.

Quanto è facile dimenticarsi di aprire gli occhi e vedere con nitidezza chi abbiamo di fronte? Perché parliamo di persone, non oggetti o animali, ma individui che provano sentimenti, che non immaginavano di vivere quella vita, emarginati dalla società e guardati con sospetto, anzi, spesso gli si evita anche lo sguardo, un saluto, una semplice chiacchierata di pochi minuti. Quelle stesse persone una volta erano qualcuno di significativo nella società. Imbianchini, muratori, operai, chiunque può cadere in quelle situazione, perché chiunque non immagina mai di poter perdere tutto e questo è un semplice gioco di parole quando in realtà la vita stessa è un gioco terribile.

Le loro storie prima erano spesso dei racconti di pura felicità, una vita normale fatta di sogni per il futuro, lavoro e famiglia, immaginate però un giorno di iniziare a perdere qualcosa. La vostra fidanzata vi lascia, magari non avete buoni rapporti con la vostra famiglia e dunque avete solo il supporto degli amici, solo che dopo pochi mesi perdete anche il lavoro. Magari avete più di quarant’anni e dunque non è un facile trovare un nuovo impiego, sopravvivete con i vostri risparmi pagando le bollette, l’affitto della casa o il mutuo e cercando di usare meno soldi possibili per gli alimenti. Quanto resistete prima di rimanere senza nulla? Perché se non paghi, funziona che vieni sfrattato e tutto ti viene tolto, e probabilmente verrai ospitato in casa di alcuni amici, consapevole però che la tua presenza di lunga durata diventerebbe un peso.

Quante storie di persone ora invisibili, hanno avuto una trama simile? E quanti di loro si sono allontanati dai loro amici o parenti proprio perché stanchi di sentirsi un peso? La strada diventa
una casa per chi la casa ormai non c’è la più. Non sempre ti trovi senza nulla solo perché nella vita ti sei dedicato a sperperare i tuoi guadagni, a volte ci cadi in queste situazioni ed è un attimo
passare dall’ essere l’operaio di una prestigiosa azienda, al trovarti in centro città con una coperta che ti avvolge. Una serie di sfortunati eventi che ti possono portare al capovolgimento della vita e va a finire che a volte nemmeno tu ti vuoi ricordare più chi eri, perché i vecchi tempi in cui tutto andava bene e dove nulla ti mancava, ti bruciano il cuore. La storia più drammatica di questa fetta di società, è vedere non perché i “clochard” sono giunti in tale situazione, ma come la società stessa sia in grado di voltargli le spalle o addirittura prendersi gioco di loro. Ci si ricorda chi sono i cosiddetti “invisibili”, solo quando arriva l’inverno e spesso capita che le temperature rigide non lasciano scampo o ancor peggio, quando qualche ragazzo per una “bravata” da fuoco ad uno di loro, mentre dorme di notte.

L’ultimo episodio è del 13 dicembre scorso, quando un uomo a Verona è stato ucciso da due ragazzi minorenni (il più piccolo di 13 anni), a loro dire per uno scherzo, pensando bene di appiccare un fuoco all’auto in cui l’uomo stava dormendo. Quello “scherzo” ha tolto la vita ad una persona. Alcuni però hanno cercato di capire cosa prova un individuo nel vivere a lungo tempo in certe condizioni. Nell’aprile del 2017 degli youtuber francesi del canale “Would You React ?” che si occupano di esperimenti sociali, hanno fatto una raccolta fondi raggiungendo la somma di 1500 euro che sarebbero poi stati donati ai senza tetto, insieme ad alcuni messaggi scritti da coloro che hanno contribuito alla donazione. È emozionante osservare come alcuni di loro si sono commossi semplicemente nel leggere un messaggio di affetto scritto da uno sconosciuto.

Fa riflettere notare come delle semplici parole possano fare la differenza nell’animo umano, perché quando ti senti “nessuno” per tanto tempo e vieni considerato come un’invisibile, dentro di te inizia a nascere la percezione di essere davvero un “nessuno”, un individuo con la vita sbagliata. Basta così poco per fare la differenza, un messaggio, una chiacchiera di pochi minuti, un abbraccio e quando fino ad un attimo prima ti sembrava di non aver nulla, un secondo dopo hai il cuore che ti palpita dalla gioia perché ti sembra di aver ritrovato tutto. Siamo umani, persone che vivono di emozioni e sentimenti e non importa se vivi in una villa o per la strada, resti sempre e comunque una persona ed è facile dimenticarselo. Oggi hai tutto, domani potresti non avere nulla e sparire agli occhi delle persone. Diventare un invisibile.

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