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Verso il voto

Aumenti agli insegnanti, Cagnoni: “Servono progetti a lungo termine, non mance elettorali”

Ottantacinque euro al mese. A tanto ammonta mediamente l'aumento di stipendio per gli insegnanti previsto dal nuovo contratto della scuola, firmato dopo nove anni di blocco.

Ottantacinque euro al mese. A tanto ammonta mediamente l’aumento di stipendio per gli insegnanti previsto dal nuovo contratto della scuola, firmato dopo nove anni di blocco.

Un rinnovo definito positivo dalle sigle sindacali che lo hanno sottoscritto, cioè Cgil, Cisl e Uil; molto criticato (e non sottoscritto) invece da Snals e Gilda. Date le tante problematiche legate a un settore così importante della società come l’istruzione, non stupisce che il tema abbia catturato l’attenzione dell’opinione pubblica.

«Dopo nove anni in cui era tutto fermo, la scorsa settimana, nel giro di 24 ore, si è trovato un accordo – commenta Riccardo Cagnoni, candidato al Consiglio regionale per “Noi con l’Italia” –. Guarda caso proprio a ridosso delle elezioni. Un passo avanti era necessario farlo, ma 85 euro di aumento medio, per di più lordi, mi lasciano perplesso. Mi chiedo se, per il bene di tutte le parti in causa, non sarebbe stato meglio aspettare l’insediamento del nuovo Parlamento per procedere, anche perché finché l’accordo non riceverà l’ok della Ragioneria di Stato tutto resterà fermo, quindi… L’impressione è che il Governo abbia tentato, con questo colpo di coda, di portare dalla propria parte gli insegnanti, una risorsa del nostro paese che troppo spesso viene dimenticata. Ma se vogliamo cambiare le cose non possiamo pensare di andare avanti a mance e zuccherini. Quello degli insegnanti è un lavoro tanto delicato quanto prezioso. A loro affidiamo gran parte dell’educazione culturale e sociale dei nostri figli, è a loro che demandiamo parte della crescita delle generazioni future. E in cambio cosa ricevono? Pessimi stipendi e un lavoro che è sempre più burocratizzato, stretto in una morsa di sigle e scartoffie. Da ex sindaco di un piccolo paese come Vertova, conosco le difficoltà che tanti insegnanti affrontano quotidianamente, perché, per certi versi, sono simili a quelle a cui devono far fronte anche tanti amministratori locali. Il mio timore è che, a forza di tirare la corda, la corda si spezzi: non possiamo continuare a chiedere alla gente, agli insegnanti in questo caso, la Luna senza nulla in cambio. La politica deve tornare ad ascoltare le persone e pensare a progetti che abbiano un orizzonte temporale ben più lungo della prossima tornata elettorale. L’istruzione e l’educazione sono due valori importanti, non sminuiamoli».

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