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Musica

Mistero buffo

Le 9 vite di Keith Richards ovvero com’è possibile che Keef sia ancora vivo

Cosa aggiungere su di un uomo che ha dichiarato che da quando fa uso di cocaina non ha mai avuto il raffreddore?

1943 – Chi ben comincia…

Est di Londra, Dartford, un quartiere come un altro sulle sponde del Tamigi. Salvo per le industrie belliche e chimiche, che l’armata volante di Hitler tenta di radere al suolo in più occasioni.
Keith Richards nasce durante uno di questi raid. Le cronache del tempo narrano poi che una bomba cada proprio sulla strada ove abitano i Richards, rimbalzi su un paracarro e faccia una strage.  Due mattoni piovono sul lettino del futuro membro dei Rolling Stones. Fortunatamente in casa non c’è nessuno, sono tutti al rifugio antiaereo. Mamma Doris decide che è forse il caso di cambiare casa.

1965 – Miracolo a Sacramento

Concerto dei Rolling Stones a Sacramento (California). Durante l’esecuzione di “The last time” davanti a 5mila persone la chitarra di Richards tocca l’asta del microfono; parte una fiammata e il chitarrista si ritrova catapultato a terra privo di sensi. Si pensa ad uno sparo. Tutti gli astanti restano impietriti. In realtà, Richards è stato investito da un sovraccarico del microfono. Viene intubato e portato in ospedale. Richards dirà di avere sentito dire da un medico: ”Potrebbe risvegliarsi come non risvegliarsi mai”. Si risveglierà: pare che a salvarlo siano state le sue scarpe “Hush Puppies” con suola rinforzata in gomma che hanno fatto da messa a terra.

1969 – Altamont, fine di un sogno

Festival rock di fine anno. Nel circuito di Altamont in California, i Rolling Stones organizzano un mega concerto in risposta a Woodstock, al quale non sono riusciti a partecipare. Si uniscono i Santana, i Jefferson Airplane, i Flying Burritos Brothers e Crosby, Stills, Nash & Young, mica fuffa. Il clima non è dei più rilassati, complici acidi di ogni genere e vino scadente. Per tenere a bada i più scalmanati poi si assoldano quale security quei bei ceffi degli Hell’s Angels. Gli Stones partono con “Under my thumb” e un diciottenne afroamericano di nome Meredith Hunter (!), visibilmente alterato dagli stupefacenti, si fa largo tra la folla e fa per salire sul palco dalla parte di Richards. Hunter ha una pistola in mano ed esplode un colpo. La band e i tecnici sul palco restano di ghiaccio. Il ragazzo viene subito fermato dagli Hell’s Angels. Verrà massacrato di botte e ferito a morte da diverse coltellate. Ma questa è un’altra storia.

1972 – Play with fire

Durante la registrazione di “Exile on main street” Richards e la splendida fidanzata Anita Pallenberg sono a villa Nellcote nel sud della Francia. Una sera, fulminati più del solito i due si addormentano e rischiano di non svegliarsi più. Il letto prende fuoco incendiato dalla sigaretta che Keith tiene in mano. Per fortuna si svegliano e riescono a scappare dalla finestra. I maligni sostengono che la cara Anita abbia dato fuoco alle polveri perché stanca dello Stone che a lei preferiva l’eroina.

rolling stones

1973 – E poi dicono che il vino fa male

Il chitarrista sta nel suo cottage nel West Sussex con Anita e i due figli, Marlon e Angela. Dormono pesantemente, ancora strafatti. Nella stanza attigua si propaga un incendio ma i due non si svegliano. Il figlio Marlon tenta più volte di rianimarli ma senza successo. Poi prende un bicchiere di vino e lo rovescia sul suo babbo. Keef finalmente si sveglia, sveglia Anita, si rende conto dell’accaduto e mette tutti in salvo. Compresa la collezione di chitarre antiche. Del cottage non resterà praticamente nulla. Del disastro fu incolpato un topolino, reo di avere sgranocchiato i cavi dell’impianto elettrico.

1975 – Veleno per il topo del cottage

Svizzera, durante le registrazioni di “Black and blue”. Qualche simpaticone aggiunge della stricnina alla dose quotidiana di eroina cui il nostro eroe non sa rinunciare. Segue coma ma cosciente.
Keef sente la gente intorno che grida “È morto… è morto” e pensa fra sé e sé “Non è vero, non sono morto”. Si riprenderà per l’ennesima volta come sempre brillantissimo. “Il medico mi ha detto che avevo sei mesi di vita e sono andato al suo funerale; per cui non mi fido più dei medici”. Isse dissit, diceva un mio nonno bergamasco.

1976 – Vai piano, pensa a noi

Alla guida della sua Bentley Richards si addormenta e si schianta contro un albero. Peccato che sul sedile posteriore ci sia suo figlio Marlon. Per fortuna solo (?) un po’ di ossa rotte e tanto spavento. Marlon dichiarerà in seguito in merito all’episodio che “fino a 5/6 anni fa c’era ancora la mia sagoma fatta di sangue sul sedile posteriore”. Richards padre verrà arrestato per l’accaduto, anche perché nelle tasche la polizia gli trova dell’acido.

1998 – Il peso della cultura

Connecticut, casa Richards. Il nostro eroe ha sete di cultura. Si arrampica sugli scaffali più alti della sua immensa libreria ma perde l’equilibrio. Cade al suolo travolto da una pila di libri; una persona normale non sarebbe sopravvissuta, lui sì. Si rompe solo un po’ di costole. Cosa vuoi che sia per uno come lui.

keith richards

2006 – Pirati alle Fiji

Richards è in vacanza alla isole Fiji con familiari, amici tra cui Ron Wood. Fa un riposino abbarbicato su di un albero in spiaggia. Quando è ora di pranzo si cala da un ramo ma scivola e va a sbattere con la testa contro il tronco dell’albero. Non contento esce poi in barca; vi sono grosse onde, scivola e va a sbattere di nuovo la testa. Sente un dolore fortissimo, quasi accecante e la notte si sente male più volte. Trasportato con un volo di 4 ore ad Auckland, in Nuova Zelanda, viene operato dal dottor Andrew Law, suo fan dall’adolescenza. Mentre è in degenza Keef però non perde lo spirito di sempre. Tra i tanti messaggi di sostegno ne riceve uno da Tony Blair che dice: ”Caro Keith, sei sempre stato uno dei miei eroi”. Segue commento commosso del nostro: ”L’Inghilterra è in mano a uno per cui io sono un eroe? Ma è spaventoso!” Gli verrà asportato un ematoma di quasi 2 cm di spessore; aperto e poi chiuso con 6 viti di titanio. Come se niente fosse 6 settimane dopo è di nuovo sul palco.

Cos’altro aggiungere su di un uomo che ha dichiarato che da quando fa uso di cocaina non ha mai avuto il raffreddore? Un genio: magari muori (ma non lui) da tossico, ma un raffreddorino mai.

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