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Lirica

Juan Diego Flórez strega il Sociale e chiude il Donizetti Opera Festival

A Donizetti sarebbe piaciuto questo mix di musiche alte e popolari. Avrebbe sorriso ricordando nel napoletano Marechiare i suoi soggiorni partenopei, mentre per le canzoni spagnole avrebbe potuto riservare una delle sue opere, magari una "Caterina d'Aragona" con quei toni caldi e romantici tanto cari al compositore di Borgo Canale.

A volte le sigle sono la sintesi perfetta di un programma. È il caso del recital di Juan Diego Flórez il famoso tenore 44enne di origini peruviane che ha chiuso lunedì 4 dicembre la seconda edizione del Donizetti Opera Festival. Un’edizione sempre più internazionale e che si è prefissa un compito tanto arduo quanto singolare di riproporre e mettere in scena le opere del genio bergamasco, in particolare le più sconosciute e ahimè non più rappresentate.

Se si voleva chiudere alla grande questa edizione del Donizetti Opera Festival, beh: il risultato è stato ottenuto egregiamente. Accompagnato al pianoforte dal maestro Vincenzo Scalera, il grande tenore si è presentato in scena puntuale alle 20.30, in un teatro che ha registrato il tutto esaurito.

Nella prima parte del recital Juan Diego Flórez si è concentrato su Donizetti: L’amor funesto; Me voglio fa ‘na casa; Ange si pur (da La Favorite, Atto IV); Tombe degli avi miei (Lucia di Lammermoor, Atto II) ed, infine, Ed ancor la tremenda porta (Roberto Devereux, Atto III).

La pausa e la seconda parte che spazia da Rossini a Verdi, da Massenet a Puccini.

Non c’è bisogno di chiamare in causa i bis, quando alle 22 torna in scena e propone “Una furtiva lacrima” di Donizetti; poi sgabello e chitarra si offre con una canzone napoletana “Marechiare”, vira su “CuCuRuCuCu Paloma” e chiude con un “Besame mucho”. Tre canzoni di un repertorio popolare eseguite con una voce divina come la sua. Una voce che gioca nei piani e negli acuti, ma che scherza nella tenuta. Un modo di scherzare che piace e diverte il pubblico. Una platea che lo adora, stravede per questo tenore venuto da lontano e che ha vissuto per alcuni anni anche in terra bergamasca.

A Donizetti sarebbe piaciuto questo mix di musiche alte e popolari. Avrebbe sorriso ricordando nel napoletano Marechiare i suoi soggiorni partenopei, mentre per le canzoni spagnole avrebbe potuto riservare una delle sue opere, magari una “Caterina d’Aragona” con quei toni caldi e romantici tanto cari al compositore di Borgo Canale. Lo spirito di Gaetano lunedì sera era al Sociale e ci piace immaginarlo mentre batteva a tempo su un palchetto le canzoni di Flórez.

Un vero one man show il recital di Juan Diego Flórez che regala un ultimo bis mentre tutti sono in piedi ad applaudirlo con “La donna è mobile” tratta dal Rigoletto di Verdi.

Anche se Flórez sa di essere debitore nei confronti di Donizetti. Oltre ad avere nel suo repertorio “Maria Stuarda”, “La figlia del reggimento”, “L’elisir d’amore”, “Alahor in Granata” di Donizetti è proprio con l’aria “Ah! mes amis” dalla Fille du régiment che Flórez nel 2007 ha dovuto concedere il bis al Teatro Alla Scala di Milano. Bis replicato al Met nel 2008 e poi all’Opéra di Parigi nel 2012.

Ora non resta che aspettarlo di nuovo a casa, al Teatro Donizetti rinnovato, magari protagonista di un’opera del genio bergamasco. Le sigle, a volte, non sono solamente la sintesi perfetta di un programma: sono auspicio per nuovi progetti.

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