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“L’Oriente perduto”: dalla Repubblica di Bergamo all’Egitto nel romanzo di Carlo Salvioni

L'oriente perduto è il terzo lavoro dell'avvocato bergamasco Carlo Salvioni: sabato 25 novembre sarà presentato nella sala capitolare dell'ex convento di San Francesco.

Titolo: L’Oriente perduto
Autore: Carlo Salvioni
Edizione: Lubrina Editore 2017
Pagine: 352
Prezzo: 15 euro

Dopo “Prima delle Rivoluzioni” e “Alla deriva”, l’avvocato bergamasco Carlo Salvioni presenta il suo terzo romanzo, sempre edito da Lubrina Editore. “L’Oriente perduto è un lungo viaggio che si snoda tra le repubbliche democratiche dell’Italia di fine XVIII secolo e la campagna d’Egitto guidata dal generale Napoleone Bonaparte.

Significativa, da questo punto di vista, la presenza in copertina dell’obelisco di piazza Vittorio Veneto a Bergamo, dedicato proprio all’imperatore francese.

L’occasione per esplorare i due mondi è il ritrovamento da parte del protagonista Fabrizio di un diario scritto dal suo antenato Alessandro Valserra, scovato nella biblioteca dell’antica dimora di famiglia sul lago di Como: monaco benedettino particolarmente appassionato di lingue antiche e orientali, Alessandro sposa le idee della rivoluzione, si toglie la tonaca e fa parte del governo provvisorio della Repubblica, raccontando con l’intimità tipica del diario personale il susseguirsi degli eventi storici tra il 1796 e il 1799.

Grazie alla sua conoscenza dell’arabo e dell’ebraico, verrà scelto da Gaspard Monge per far parte della spedizione in Egitto voluta da Bonaparte: inizia qui la sua nuova avventura, tra viaggi unici per l’epoca e scoperte archeologiche.

Luoghi e fatti storici che, ad eccezione di qualche licenza autoriale, sono stati certificati nella prefazione dal professor Roberto Pertici dell’Università di Bergamo, ordinario di storia, mentre sabato 25 novembre, nella sala capitolare dell’ex convento di San Francesco in piazza Mercato del Fieno il romanzo farà il suo debutto pubblico alla presenza dell’ex rettore e ordinario di letteratura francese Alberto Castoldi e di Roberta Frigeni, direttrice del Museo delle storie di Bergamo.

L’oriente perduto

“L’epoca in cui è ambientato il romanzo mi ha sempre intrigato – spiega Salvioni – Se avessi potuto scegliere un periodo storico in cui vivere sarebbe stato senza dubbio quello: un tempo di cambiamento, della trasformazione di Bergamo, Brescia e Crema da terre di San Marco a Repubbliche. È il momento delle rivoluzioni, nelle quali ci sono le radici del Risorgimento: un periodo a mio avviso straordinario, in cui convivono i costumi libertini del ‘700 e una nuova società nascente, spinta dalla borghesia. E anche molti esponenti del clero, come il mio Alessandro Valserra, sono rivoluzionari, perché in fondo sono tra gli intellettuali dell’epoca”.

Alle spalle de “L’Oriente perduto” c’è un lungo e meticoloso lavoro di studio e ricerca, durato circa due anni nei quali Carlo Salvioni ha consultato una cinquantina di volumi, alcuni anche in lingua francese, sull’Egitto di quel periodo: altri sei mesi, poi, per completare la sua terza opera.

“Un romanzo, una storia nella Storia, che si inserisce nell’attualità per i valori che trasmette, quelli della libertà e dell’uguaglianza – continua Salvioni – Sono le radici della nostra libertà, che in questo periodo troppo spesso vengono negate e messe in discussione dall’insorgenza in tutta Europa di destre estremiste e antidemocratiche che minacciano il quadro delle libertà costituzionali”.

Non poteva mancare una storia d’amore: “Che non sarà molto felice – svela – Si tratta di un diario, quindi il protagonista descrive anche tante altre avventure meno sentimentali, sempre mantenendo il pudore di quell’epoca”.

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