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A bergamo

A.A.A. cercasi libreria universitaria per città a misura di studente

Ma come può Bergamo dirsi "città universitaria" se non offre ai suoi studenti nemmeno il primo bene di necessità per una carriera universitaria, cioè i libri su cui studiare?

I corsi universitari sono ormai iniziati da mesi, le sessioni di esame si avvicinano e ogni studente prepara il proprio “planning” mensile di studio e prove finali. Uno step fondamentale, ovviamente, è recuperare i libri, le dispense, le slides, insomma, tutto quello che permette di superare un esame universitario nel miglior modo possibile.

Da mesi i media fanno una politica “anti-amazon” in favore della vecchia e cara libreria e io, da studentessa di Lettere, cerco di mantenere questa linea. O, almeno, ci provo, ma è sempre più difficile…

Innanzitutto si pone la prima domanda: dove andare a comprare i libri universitari a Bergamo?

Nelle maggiori città universitarie (come Milano, non bisogna andare molto lontano) il problema non si pone: all’esterno della sede universitaria ci sono diverse librerie universitarie, divise per facoltà, che possiedono nei loro scaffali tutti i libri adottati da tutti i professori di tutti i corsi dell’università di riferimento. Come è giusto che sia, d’altronde. E, nel caso la libreria si trovasse ad avere il magazzino carente per la grande richiesta di copie, il servizio è celere e disponibile facendo recapitare il manuale in uno o due giorni. Ah, senza dimenticarci dell’agevolazione di prezzo presentando in cassa il tesserino universitario…

Bergamo, che da anni si appone il distintivo di “Città universitaria” costruendo campus eccellenti ed entrando di prepotenza nelle classifiche, non dà questo semplice ed indispensabile servizio. All’esterno del campus aziendale e giuridico (Via dei Caniana) c’era, fino a qualche anno fa, la LIUB, ormai chiusa da tempo e mai sostituita, ma ancora presente nelle ricerche Google con l’indicizzazione di “Libreria Universitaria Bergamo”. Se non fosse che il numero di telefono riportato è inesistente e il sito internet della “libreria” porta ad un indirizzo web di vendita di vestiti.

Per il campus di ingegneria a Dalmine non vi è neanche l’ombra di una libreria, neanche “finta”. L’unico baluardo rimane al di fuori del campus umanistico, in via Pignolo, dove permane la CELSB (Centro Editoriale Libraio Studium Bergomense). Un nome altisonante per una libreria che non possiede nemmeno tutti i libri adottati dall’Università (e lo dico per esperienza), nonostante si presenti come “libreria universitaria”. L’unica strada è ordinarli, ma al loro arrivo (con una lunga attesa) ecco la sorpresa: libro a prezzo pieno. Senza sconto. Senza nemmeno una riduzione per studenti universitari: unica clientela a cui tu, cara libreria, ti rivolgi.

Tuttavia, nonostante il prezzo, i ritardi e gli ordini mancati, noi studenti di Studi Umanistici forse abbiamo una speranza e possiamo affidarci alla CELSB. Ma gli altri studenti dell’Università di Bergamo? Iniziano a vagare per la città in cerca di una libreria che sia disponibile a recuperare non il classico romanzo o saggio, ma un manuale specifico di un argomento non così diffuso. L’unica che si rende disponibile ad assecondare le richieste dei poveri studenti è l’IBS che cerca in tutti i modi di far arrivare il manuale ordinato. Ma, ahimè, non sempre ci riesce e, quando ce la fa, il libro arriva con tempistiche molto lunghe, ma, almeno, uno sconto grazie alla tessera fedeltà si può conquistare.

A fine giornata, dopo aver percorso chilometri alla ricerca di una libreria, ripetuto fino allo sfinimento il titolo del manuale al personale e aver perso tempo utile, Amazon.it diventa sempre più invitante, con quel carrello così facile da usare, così economico (gli sconti che l’online può portare sono innegabili), con disponibilità immediata con l’opzione anche di una spedizione entro 24 ore… E, così, anche il cuore più fedele alle vecchie e care librerie, cade alla tentazione di una comodità alla portata di click. Non ci si può, dunque, sorprendere se i colossi della distribuzione online stanno raggiungendo numeri da capogiro e nemmeno lamentarsi se i giovani (e non solo) ordinano tutto sul web a scapito dei piccoli librai o scelgono l’e-book invece della carta (credetemi, è più facile trovare la versione Kindle di un manuale di Diritto Tributario piuttosto che farlo arrivare in una comune libreria).

Ma come può Bergamo dirsi “città universitaria” se non offre ai suoi studenti nemmeno il primo bene di necessità per una carriera universitaria, cioè i libri su cui studiare?

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