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Al palamonti

Bergamoscienza, la rivoluzione medica della Prima Guerra Mondiale

La conferenza “1915-18: Guerra Bianca e sanità militare” seguita dal nostro Marco Cangelli

La trincea, le bombe, l’artiglieria, questa è l’immagine che viene in mente non appena una persona pensa alla Prima Guerra Mondiale, ma, paradossalmente, la guerra che i nostri antenati hanno combattuto è questa. La guerra che molti lombardi, assieme ai propri connazionali, combatterono sul fronte italico fu la Guerra Bianca, quel conflitto combattuto sulle vette più alte dell’arco alpino fra il complesso dell’Adamello – Presena e le Dolomiti trentino – venete. A caratterizzare quegli atroci combattimenti il freddo, ma anche le malattie che si potevano contrarre e le ferite che si potevano subire.

Di tutto ciò è di altro si è parlato in “1915-18: Guerra Bianca e sanità militare”, incontro organizzato da CAI nella palestra di arrampicata del Palamonti di Bergamo nella serata di venerdì 13 ottobre all’interno del festival scientifico “Bergamoscienza”. Presenti alla conferenza il presidente della commissione medica del Club Alpino Italiano (CAI) di Bergamo Benigno Carrara, il segretario della commissione medica del CAI nazionale Giancelso Agazzi, Marco Zenobi, socio della Società Italiana Storia della Medicina, e Diego Leoni, membro del laboratorio di storia di Rovereto ed autore del libro “Guerra verticale.”
Come si diceva, durante la Grande Guerra molti soldati morivano per malattia e fra di esse se ne potevano scovare fra le più disparate: “I soldati che combattevano in cima alle montagne potevano soffrire di problemi di congelamento, ipotermia, di mal di montagna, di mancato acclimamento, ma anche di malattie portate da animali come pulci, zecche o tubercolosi – spiega Giancelso Agazzi – Il dato più significativo è che si moriva più per infezioni da ferita che per le ferite riportate.” A salvare la vita a molti di questi soldati furono alcune scoperte scientifiche sperimentare per la prima volta in un contesto di guerra come la tintura di iodio, in grado di preservare i feriti dalle possibili infezioni: “Non esistevano all’epoca gli antibiotici e la scoperta della tintura di iodio, avvenuta in quel periodo, fece diminuire di almeno il 10 % l’incidenza delle infezioni.”

Fra le figure che diedero una svolta alla ricerca medico – scientifica in campo militare e salvarono molte ci fu sicuramente quella di Giuseppe Carcano, capitano medico dell’esercito italiano e creatore dell’omonima infermeria all’interno del rifugio Garibaldi sull’Adamello: “Carcano non era un semplice medico, era un medico delle anime – racconta Marco Zenobio – Con la sua determinazione riuscì ad aprire un’infermeria in grado di accogliere 150 feriti per volta presso quello che si potrebbe definire il quartier generale italiano sul fronte dell’Adamello – Presena. Oltre a curare i corpi, sapeva con la sua modestia confortare i commilitoni destinati alla battaglia e dare loro un sostegno morale.”

La guerra, quella di montagna, non si combatteva solo ai 3.000 m dell’Ortles, ma anche nel fondovalle, con conseguenze disastrose, come mostra Diego Leoni: “La guerra in alta montagna non era nulla in confronto a quella che si combatteva in valle. Li non c’era quella sensazione di sangue, di putrefazione che si poteva recepire in basso. Spesso la popolazione veniva fatta evacuare, trasferita in luoghi anche molto distanti da quelli d’origine e fatta tornare solo una volta finita la guerra, quando trovavano paesi distrutti ed irriconoscibili.” A subire conseguenze terribili anche i combattenti, che al loro ritorno erano segnati anche nel fisico dalle violenze subite: “Leggendo le lettere dei militari e le relazioni degli ufficiali, sin dai primi mesi di guerra le condizioni ambientali erano terribili, con temperature rigide e quantità di neve particolarmente elevata. La mancanza di indumenti adatti e di un’alimentazione adeguata portò alla perdita di soldati sin dai primi tempi e pose la vita di chi sopravvisse ai limiti dell’esistenza. Molti di loro scendendo dalle montagne avevano un aspetto irriconoscibile ed il loro peso medio era di circa 40 kg.”

La Prima Guerra Mondiale ha segnato un tragico punto della storia dell’umanità, dando il via ad un secolo catastrofico quale il Novecento. Nonostante ciò un evento di questo genere, nel particolare la Guerra Bianca, segnò un grande passo avanti nel campo della medicina e se oggigiorno conosciamo alcune tecniche o cure mediche, è anche grazie alla sperimentazione che si effettuo’ nei campi di battaglia di alta montagna.

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