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I commenti

I sindaci Rocca e Bonomo: “Finalmente i piccoli comuni esistono, ma i fondi sono irrisori”

Punti di forza e punti deboli del disegno di legge. Abbiamo chiesto a due sindaci di orientamento politico diverso - Maria Carla Rocca (Solza) e Benedetto Bonomo (Colere) - cosa ne pensano

Nella provincia orobica sono 167 su 242, coprono una superficie del 69,8% e ci vive il 30,8% della popolazione, vale a dire il doppio della media nazionale. Stiamo parlando dei piccoli comuni, quelli che non superano i cinquemila abitanti, che da giovedì 28 settembre sono tutelati per legge dopo l’approvazione in via definitiva con 205 sì e 2 astenuti in Senato.

Diffusione della banda larga e misure di sostegno per l’artigianato digitale, ma anche semplificazione per il recupero dei centri storici in abbandono o a rischio spopolamento anche per la loro conversione in alberghi diffusi, con un connubio di tecnologia e green economy: sono questi alcuni dei punti di forza del disegno di legge. Abbiamo chiesto a due sindaci di orientamento politico diverso cosa ne pensano.

MARIA CARLA ROCCA (Solza, 2.000 abitanti circa) Area politica: centrosinistra

Maria Carla Rocca

Con l’approvazione della Legge sui piccoli comuni si sancisce un principio: l’Italia è formata da piccoli comuni e serve un riferimento legislativo a cui guardare nella loro gestione.

Per comprendere cosa cambierà in concreto bisognerà aspettare i decreti delegati e la dotazione economica, ma finalmente i piccoli comuni avranno una norma legislativa che si occupa della loro specificità e che, di volta in volta, potrà contenere norme più adatte a migliorarne il funzionamento: allo stato attuale anche i piccoli comuni devono attenersi alle norme di bilancio e di adempimenti facendo riferimento al Testo Unico che vale tanto per la città di Milano quanto per il comune di Solza.

L’importanza della legge sui piccoli comuni sta nel riconoscimento politico della nostra esistenza e della nostra rilevanza per il Paese. Molto bene anche l’incentivazione a favore delle fusioni e delle aggregazioni senza coercizioni: ora spero che ci sia un momento di ascolto sulle nostre necessità, perché i piccoli borghi italiani sono spesso delle vere perle per bellezza e a volte dei presidi in territori difficili.

BENEDETTO MARIA BONOMO (Colere, 1.000 abitanti circa) Area politica: centrodestra

Benedetto Bonomo

Il ddl ha in sé la positività di essere una legge ad hoc per arrestare lo spopolamento delle aree interne e sancendo la specificità dei piccoli comuni, fissando il principio che questi centri hanno bisogno di politiche differenziate e di sostegno specifico. Riguarderebbe, in potenza, oltre 5mila e 585 comuni, così come previsto dall’art. 1 al comma 2, per l’equivalente di circa dieci milioni di abitanti. Nobile, nel suo intento, anzi, nobilissimo, perché se ne scorriamo l’articolato, le finalità sono più che condivisibili: dal recupero e riqualificazione dei centri storici e la promozione di alberghi diffusi (art. 4), piuttosto che le misure per il contrasto dell’abbandono di immobili nei piccoli comuni (art. 5), così come lo sviluppo della rete a banda ultra larga (art. 8).

Il vero problema sta nelle risorse che vengono messe a disposizione. Stabilire una cifra di 10 milioni per il primo anno, e di 15 per gli anni a seguire fino al 2023, rappresenta una risorsa irrisoria, per non dire ridicola. In sostanza, un euro per ogni abitante. Sarebbe un po’ come se l’Atalanta avesse il nobile intento di comprare Cristiano Ronaldo, sicuramente utile alle sorti della squadra, ma mettesse sul piatto solo centomila euro. All’apparenza tanti soldi, ma totalmente sproporzionati rispetto all’obiettivo che ci si prefigge. Per cui, lo dico da Sindaco abituato a mettere le mani nel fango del costruire: siamo lontani. Bene, perché si è finalmente individuata come prioritaria questa necessità, ma molto male perché la si è sottovalutata nella sostanza del quanto si dovrebbe mettere.

È chiaro che per un progetto di questo tipo servono almeno 150 milioni di euro all’anno fino al 2023. Allora sì che ci sarebbero garantiti dei fondi importanti per invertire lo spopolamento nelle aree disagiate, che siano esse di montagna o di pianura, salvaguardando il territorio.

Dove trovarli? Facendo le scelte che deve fare la politica: togliendoli da alcuni capitoli per metterli su altri. Oppure contestando con maggior vigore l’evasione fiscale, od ancora, seppur strada a me molto poco gradita, aumentando le tasse. Diversamente rimangono inutili proclami.

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