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Un’Atalanta da leccarsi i baffi: lo stadio pieno fa festa con la goleada fotogallery

Alberto Porfidia ricorda che l'ultimo 5-1 risaliva al 2 dicembre 2007 quando l'Atalanta di Delneri mandò al tappeto il Napoli di Reja. I nerazzurri salivano al sesto posto, alla 14esima giornata.

Floccari, Langella, Cristiano Doni, Carrozzieri e Ferreira Pinto dieci anni fa; Petagna, Caldara, Ilicic, Gomez e su rigore ancora Gomez, ieri: a Bergamo l’Atalanta torna a mostrare la “manita“, l’ultimo 5-1 risaliva al 2 dicembre 2007 quando l’Atalanta di Delneri mandò al tappeto il Napoli di Reja. I nerazzurri salivano al sesto posto, alla 14esima giornata, alla fine risulteranno noni nel campionato vinto dall’Inter di Mancini.

Ora siamo appena alla quinta giornata, l’avversario è di ben altro spessore (non che il Napoli di Hamsik e Lavezzi facesse così paura), però certe partite devi anche essere bravo a girarle dalla tua parte: nessuno ti regala niente, non c’è niente di facile, tantomeno con il Crotone che aveva appena fatto sudare l’Inter. Invece l’Atalanta sembra quella europea di Reggio Emilia: entusiasmante, frizzante, travolgente. Calcio champagne? Ebbene sì, a dispetto del gioco un po’ rude e maldestro della squadra di Nicola, davanti al disattento Piccinini, che ha dimenticato a casa i cartellini e ha lasciato correre. Troppo, a volte col rischio che i giocatori zoppicassero per colpa di certi interventi.

Gasperini alla fine della partita dribbla il problema arbitro: “Non ho tolto il Papu perché doveva segnare una doppietta” sorride il mister “e poi aveva giocato solo mezz’ora a Verona, aveva ancora gambe e…”. E il tecnico nerazzurro sottolinea soprattutto il valore del trio d’attacco: “E’ andata bene perché abbiamo avuto l’approccio giusto, merito nostro se abbiamo comandato una partita tutt’altro che semplice. E poi avevamo in campo Ilicic, Petagna e Gomez, davvero tanta qualità”.

Ecco, aggiungete che il meno convincente di Verona, cioè Ilicic, è stato il migliore e capite come può essere cambiata la partita.

Con un Gomez in campo dall’inizio e un Petagna che fa anche gol. Ilicic a volte si estrania dalla partita (vedi Chievo), però se entra nel vivo sono dolori. Per gli altri. Due assist e un gol, più un terzo assist cancellato dalla Var che toglie il gol a Orsolini, per un fuorigioco che arbitro e guardalinee avevano ignorato. Meglio tardi che mai, certo, meglio correggere e comunque sugli altri gol, come sul rigore, non c’erano dubbi. Caldara ha fatto l’incursore ed è stato steso, Gomez si è vendicato dei tanti falli battendo Cordaz con un cucchiaio. Un po’ irridente, ma si può capire anche la rabbia del Papu per un trattamento non proprio… con i guanti. Alla fine il Crotone ha comunque perso e non è stato mai in partita, mai in grado di contrastare lo strapotere nerazzurro.

Gasperini ha fatto turnover: fuori il portiere Gollini, riecco il titolare Berisha. A riposo Palomino, De Roon, Castagne e Kurtic, che hanno lasciato il posto a Toloi, Cristante, Gosens e Gomez. Cioè quasi mezza squadra. Qualcuno se n’è accorto? Soprattutto il Crotone, che ha subìto gol dopo appena 5′ e non si è più ripreso. Il tridente d’attacco ha funzionato a meraviglia, la squadra ha giocato con un’intensità impressionante, pensando alla doppia fatica, terza in una settimana.

Ci sono le gambe e la testa, per fare giocate che ricordano la miglior Atalanta della scorsa stagione. Gasperini ammette: “Come prestazioni siamo più avanti rispetto alla scorsa stagione, i ragazzi si conoscono e sanno come devono muoversi. E anche la classifica comincia a migliorare, non ci fossero stati quei due stop all’inizio…”.

Comunque bene, molto bene. Il pubblico ricambia e anche col Crotone è una festa (“Un clima che speriamo di prolungare il più possibile”, si compiace Gasperini). Di gioco e di gol e tante altre azioni da spellarsi le mani, pensate solo alla rete in slalom gigante di Ilicic. Che a volte ha nella discontinuità il suo tallone d’Achille, però se ingrana la quinta o la sesta, fate un po’ voi, si vede anche dove può portare la squadra. Fa segnare Petagna e poi Gomez. Arrotonda il solito Caldara, che quando c’è da risolvere una mischia arriva sempre.

Il meno appariscente è sicuramente Gosens, che fa il suo compito sulla fascia sinistra: diligente, chiaro che non è Spinazzola e non ha nemmeno l’esuberanza fisica di Hateboer, che spesso si spinge sul fondo arrivando al cross ed è una continua spina nel fianco degli avversari. Invece bisognerà aspettare ancora qualche giorno per rivedere Spina, difficile domenica a Firenze, poi fate conto che c’è la trasferta di Lione e… rientrerà allora la sera di domenica 1 ottobre contro la Juve? Mah, sarebbe veramente curioso.

E’ un’Atalanta che diverte, che non tira mai il freno anche quando potrebbe farlo. Ma nessuno dà l’impressione di risparmiarsi anche se potrebbe e forse dovrebbe, in vista dei prossimi impegni, che sono tanti, Europa compresa.

Gasperini sa dosare le forze e tra Everton e Crotone, pur pesando gli avversari, resta un’Atalanta da leccarsi i baffi. E capite perché (numeri alla mano) dopo la Juve (95 per cento), la squadra che ha più riempito il proprio stadio in questo primo spicchio di campionato è l’Atalanta, con l’81 per cento. Poche partite, numeri relativi ma destinati sicuramente a crescere: la squadra di Gasperini piace molto, anche a chi la guarda in tv. Però allo stadio è più bello, non c’è paragone: più adrenalina, più emozioni. Avanti così.

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