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Dopo l'attentato

“Non abbiate paura e viviate nella normalità”: un triste ricordo di Barcellona nei giorni del terrore

"Una paura che avrebbe distrutto la mia vita e quella dei miei compagni di liceo se non fosse stato per una gita d’istruzione a Barcellona: una gita che venne sostenuta dalla scuola nonostante chiunque lo sconsigliasse, una gita nata nel segno della normalità."

Barcellona è una città viva, piena di luci la notte, colma di turisti di giorno, una città in grado di unire l’antico con il moderno nello spazio di pochi chilometri quadrati, in grado di far innamorare chiunque la visiti.

Barcellona giunse nella mia vita circa un anno e mezzo fa, in un momento molto delicato per me come per l’intera umanità: un paio di giorni prima su Parigi si era abbattuto un triplice attentato ad opera dell’Isis che aveva portato con sé un quantitativo di paura particolarmente elevato sulla popolazione occidentale tale da bloccarla completamente.

Una paura che avrebbe distrutto la mia vita e quella dei miei compagni di liceo se non fosse stato per una gita d’istruzione a Barcellona: una gita che venne sostenuta dalla scuola nonostante chiunque lo sconsigliasse, una gita nata nel segno della normalità. Barcellona per noi divenne un rifugio dalle notizie sempre più spaventose provenienti dai media, una città che ci permise di vivere i nostri diciotto anni senza esser distrutti dal terrore infuso dal terrorismo islamico.

Le Ramblas sono simbolo di tutto questo: una serie di viali alberati dove gli abitanti della città si riuniscono in compagnia dei turisti per passare qualche momento di spensieratezza e per scambiarsi un sorriso passando accanto ad essi (fatto tanto inusuale nei nostri giorni). Ricordo ancora quando con un mio amico le percorremmo più volte e riguardo a questa impresa scherzammo sopra.

Oggi il sorriso giovanile si è tramutato in un pianto disperato a causa di un furgone lanciato sulla folla da uno scellerato, se così lo si può definire, che si è sentito autorizzato a commettere un crimine del genere in nome di una religione che in questi termini non esiste. Barcellona è stata ferita nel punto che più definisce la propria natura e tutto ciò è un colpo al cuore per tutti coloro che almeno una volta nella vita ci sono stati. Colpire le Ramblas e le numerose persone che passeggiavano su di esse è stato un gesto di vigliaccheria di chi è spaventato dall’avanzare dell’umanità e dell’integrazione che essa porta ed in alcun modo può esser giustificato, nemmeno con la rivendicazioni di quei territori arabi strappati dai re cattolici nel corso del Medioevo.

Ahinoi questo attentato non sarà né il primo né l’ultimo sul terreno europeo e, nonostante la speranza questa sia l’ultima volta stia salda nel profondo dell’animo di tutti noi, sarà difficile che ciò non accada nuovamente; tuttavia non dobbiamo fermarci davanti a tutto ciò e tanto meno davanti alla fantomatica potenza dell’Isis.

Ogni consiglio in questo momento parrà vano, nonostante ciò mi sento di darne uno agli abitanti della capitale della Catalogna: non abbiate paura e viviate nella normalità.

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