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Bergamo alta

L’ascensore della discordia divide i residenti, ma anche Comune e Soprintendenza

Sorgerà nella corte interna di un edificio in via rocca 9, sottoposta a vincolo monumentale e archeologico

Sorgerà nella corte interna di un edificio in via rocca 9, in Città Alta, ma sembra non mettere d’accordo nessuno: residenti, associazioni, Comune di Bergamo e Soprintendenza. Si tratta di un ascensore esterno mirato al superamento delle barriere architettoniche. Il costo del progetto ammonta a circa 240 mila euro, e se tutto andrà come deve andare i lavori di realizzazione dovrebbero partire verso la metà di ottobre.

Il progetto – va detto, approvato a maggioranza dall’assemblea condominiale – non ha tuttavia mancato di dividere i residenti, attirando anche le perplessità dell’Associazione per Città Alta e i Colli di Bergamo e di Italia Nostra, in quanto la zona è sottoposta a vincolo monumentale e archeologico: “Se la ricerca di soluzioni per rendere più semplice l’accessibilità a persone con difficoltà deambulatorie è un obiettivo del tutto condivisibile, è altrettanto evidente che queste debbano rispondere ai criteri di cautela e compatibilità ben delineati dalle prescrizioni del Piano Particolareggiato di Città Alta – si legge nella lettera che le associazioni hanno inviato a Palafrizzoni e alla Soprintendenza -. L’esame della documentazione e il sopralluogo che abbiamo effettuato ci portano a ritenere che il progetto presenti criticità insuperabili rispetto ai criteri di tutela e salvaguardia delle caratteristiche morfologiche dell’edificio. Inoltre, non riusciamo ad appurare se siano stati fatti i necessari approfondimenti di tipo archeologico in funzione della realizzazione della fossa dell’impianto, tenendo presente che ci troviamo in una zona nella quale è assai frequente rinvenire reperti”.

Sta di fatto che l’iter del progetto si trova a buon punto, visto che ha già ottenuto le autorizzazioni necessarie da parte degli enti di controllo preposti, a cominciare dalla Soprintendenza. E anche della Commissione del Paesaggio comunale, che tuttavia dice di avere preso atto “con sorpresa” del parere vincolante già espresso dalla Soprintendenza stessa, come riportato nel documento di autorizzazione paesaggistica.

Tra i residenti che più si oppongono all’ascensore c’è Andrea Ronzoni: “L’idea del progetto è stata avanzata da un singolo condomino, ma non vorrei far passare il tutto come una semplice lite tra vicini – fa notare Ronzoni -. Quel che deve far riflettere è che questa approvazione potrebbe rappresentare un precedente pericoloso per Città Alta, basato com’è sul principio che possano essere sacrificati criteri di tutela e salvaguardia di aspetti fondamentali del tessuto storico, in subordine a diritti individuali che dovrebbero invece essere accolti con soluzioni meno impattanti. A tal proposito – conclude – sappiamo che nel centro storico sono stati installati impianti tecnologici di servoscala, di assai minor impatto architettonico”.

Il che, alla fine, è un po’ quello che si augurano le associazioni. Ovvero, “un ripensamento complessivo del progetto, che possa riportare l’intervento a una dimensione coerente e rispettosa dell’ambito storico e architettonico, ma ugualmente in grado di consentire con altre modalità il superamento delle barriere”. Ogni riferimento è sempre diretto all’impiego di un servoscala.

Per discutere dell’argomento, i residenti contrari alla realizzazione dell’ascensore hanno più volte chiesto un confronto all’Assessore alla Riqualificazione Urbana del Comune di Bergamo, Francesco Valesini: “Stiamo parlando di un tema decisamente complesso – commenta l’Assessore -. Se da un lato gli adeguamenti per il superamento delle barriere architettoniche vanno incentivati per favorire la residenzialità, dall’altro bisogna tenere presente che stiamo intervenendo in un tessuto storico di grande pregio. Nel caso specifico, il progetto è stato presentato direttamente alla Soprintendenza, ragion per cui l’amministrazione ne ha recepito il parere favorevole e ha rilasciato le dovute autorizzazioni. Quel che posso dire, è che a livello personale ho chiesto all’architetto un confronto per capire se in merito al progetto ci fossero dei margini di cambiamento e attenuazione”.

“Si tratta di un atto dovuto – spiega il Sovrintendente Giuseppe Napoleone -. Abbiamo agito con coscienza in quanto stiamo parlando di un’ascensore in vetro, sito in un cortile interno. È un’opera reversibile che senza dubbio rappresenta il male minore, ma altrettanto necessaria per chi ci vive”.

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