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La testimonianza

Chiara, bergamasca incinta: “Io, barricata per 90 minuti in un ristorante sul luogo dell’attentato”

Chiara Seminati, 42 anni, originaria di Ponteranica ma da vent'anni residente a Barcellona, giovedì 17 agosto si trovava nel centro della città spagnola, dove un furgone è piombato sulla folla

“Quel che mi ha più impressionato sono state le facce della gente. Espressioni di panico, impotenza, terrore scolpite sui volti. Così non le avevo mai viste. Quando vivi in prima persona eventi come questo capisci che può succedere a tutti, in ogni momento”. Anche in un banale giovedì d’agosto, quando Chiara Seminati, 42 anni, veterinaria originaria di Ponteranica, si trovava a Barcellona dove un furgone è piombato su una folla di decine di cittadini e turisti lungo la Ramblas, nel centro della metropoli spagnola (leggi qui).

“Ero uscita con mia cognata e i nipoti per una passeggiata verso la Cattedrale del gotico, in direzione delle Ramblas – racconta Chiara -. Ad un certo punto abbiamo visto gruppi di gente correre verso di noi, urlando e strepitando. Allora abbiamo fatto dietrofront, ma la situazione non era granché diversa. Anzi, c’erano altri gruppi di persone che scappavano piangendo, gridando”.

Chiara è incinta al quinto mese, ma fortunatamente conosce bene la città, essendovi residente da ormai vent’anni: “Ho vissuto momenti di panico, non lo nego. Non solo per me, ma anche e soprattutto per la creatura che porto in grembo. Ovviamente non dovevo portare in salvo solo me stessa”.

Realizzato che qualcosa di grave stava succedendo, ha cercato subito rifugio: “Dinnanzi a noi c’era un grande negozio Desigual, ma aveva già le saracinesche abbassate con la gente barricata al suo interno. Ci siamo allora rintanati in un ristorante. All’inizio i camerieri non sapevano nulla di quanto successo, ma dopo pochi minuti i cellulari hanno iniziato a squillare all’impazzata. Erano i parenti e gli amici che cercavano di contattarli”.

In quel ristorante, a poca distanza dal luogo dell’attentato, Chiara, la cognata e i nipotini hanno passato circa un’ora e mezza di tensione: “In lontananza si udiva il rumore dell’elicottero, e quello poco rassicurante delle sirene dell’ambulanza. Ci sentivamo insicuri, anche perché il ristorante in questione era protetto da delle semplici vetrate. La percezione era quella di essere come in vetrina, facilmente esposti ad un pericolo imminente”.

Fortunatamente per loro, il furgone con al volante l’attentatore aveva già cominciato a correre lungo la Rambla de Canaletes, nella parte più vicina alla grande Plaça de Catalunya, all’altezza di Carrer Bonsuccés, fino a raggiungere il mercato della Boqueria. Secondo numerosi testimoni, procedeva a gran velocità su una traiettoria a zig-zag, in un tentativo deliberato di investire il maggior numero di persone possibile. Una folle corsa premeditata, lunga quasi 600 metri, tra la gente a passeggio per la via: “Prima o poi qualcuno doveva mettere fuori la testa.. Quando la situazione ci è parsa rientrata, poco a poco, con l’aiuto delle forze di polizia, abbiamo imboccato la via di casa. Come ci comporteremo nei prossimi giorni? Vedremo quel che diranno i media – conclude Chiara -. Restiamo allerta, ma cercheremo di reagire positivamente. È l’unica soluzione”.

LEGGI ANCHE: Sulla Rambla a 200 metri dall’attentato: “Ho visto un’orda di gente scappare, è stato terribile ma siamo vivi”

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