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Cinema

La recensione

Il pianeta delle scimmie: preparatevi all’impatto, oltre allo scontro finale

Dico sempre che un film che mi fa piangere è un film che vale la pena vedere e questi animaletti pelosi creati artificialmente al computer con incredibile abilità tecnica sono riusciti a farmi piangere ben più di una volta. Detto ciò, valutate voi

Titolo: The War – Il pianeta delle scimmie
Regia: Matt Reeves
Attori: Gabriel Chavarria, Woody Harrelson, Andy Serkis, Steve Zahn, Judy Greer, Sara Canning
Durata: 140 minuti
Giudizio: ****

Il pianeta delle scimmie

Dopo “L’alba del pianeta delle scimmie” e “Apes Revolution”, arriva sullo schermo il terzo e ultimo capitolo della trilogia, prequel del film originale del 1968. Il titolo “The War” lascia presagire che lo scontro avviato nel capitolo precedente dal cattivissimo Koba non potrà far altro che concludersi, in questo capitolo, con una battaglia finale tra uomo e scimmia che metterà fine al conflitto una volta per tutte. Tra questi, un’unica specie sopravviverà.

Ambientato in un mondo post-apocalittico devastato dalla guerra e dall’inverno, il primate dotato di intelligenza superiore a capo delle scimmie, Cesare, tenta in tutti i modi di proteggere il suo popolo dalla minaccia dell’uomo, nascondendolo nei meandri di una grotta segreta. Tuttavia, una sera, una cellula militare guidata dal Colonnello (interpretato splendidamente da Woody Harrelson) fa improvvisamente irruzione nel nascondiglio delle scimmie con l’obiettivo di catturarne il capo. Cesare riesce a sfuggire all’attacco ma il Colonnello, nel tentativo mancato di arrivare a lui, ha ucciso sua moglie e il figlio maggiore.

Cesare, devastato e assetato di vendetta, decide di mettere in salvo le scimmie spedendole in un altro rifugio e di partire alla ricerca del Colonnello. Seguito a ruota dai suoi più fedeli compagni, l’orango Maurice, il gorilla Luca e lo scimpanzé Rocket, si avvia, tra neve e gelo.

Sul loro cammino, i quattro primati incontrano, in un villaggio abbandonato, una bambina affamata, impaurita e affetta dall’evidente impossibilità di parola. Maurice, avendo subito capito il problema, non se la sente di lasciarla lì condannandola a morte certa e, con quegli occhietti dolci e empatici, convince Cesare a portarla con loro. La gang si amplia ulteriormente quando, più avanti, incontrano un’altra scimmia, fuggita dallo zoo che, essendo stata talmente avvezza ai soprusi dell’uomo in cattività, si riferisce a se stessa con il nome “Scimmia Cattiva”. Questa, tutt’altro che cattiva, prosegue il viaggio insieme a loro, alla ricerca del Colonnello. Quando finalmente il gruppo riesce a raggiungere il campo del Colonnello, non può credere alla visione che gli si presenta davanti agli occhi: tutte le altre scimmie, dopo essere state catturate, vengono tenute prigioniere in condizioni invivibili e usate come schiave per costruire un muro difensivo attorno al campo. A suon di frustate, le scimmie, stremate, trasportano e ammassano sassi pesantissimi con la promessa di ricevere cibo e acqua solo a lavoro finito. L’immagine che si presenta riporta alla mente un mix terrificante di Auschwitz e tratta degli schiavi neri insieme. Il Colonnello, a capo di questa setta di invasati chiamata ΑΩ (Alfa-Omega), ricorda terribilmente il colonnello Kurtz di “Apocalypse Now”, che viene platealmente richiamato dal graffito “Ape-pocalypse Now”, in un simpatico gioco di parole, scarabocchiato sulla parete di un tunnel sotterraneo al campo. Cesare, inorridito, accorre immediatamente per salvare i suoi compagni ma, una volta catturato, viene sottoposto a un trattamento ben peggiore di quello riservato alle altre scimmie. Tuttavia, questo non basta a placare il suo odio e la sua smania di vendetta, cose che, crescendo sempre di più, gli daranno la forza necessaria per arrivare fino alla fine, che vedrà uomini e scimmie impegnati in uno scontro all’ultimo respiro, tra esplosioni e colpi di scena, che tengono lo spettatore con le unghie infilzate nei braccioli del sedile. Tuttavia, in fin dei conti, non importa quanto possano essere astute le scimmie nell’aggirare gli uomini o quante scimmie possano uccidere gli uomini con le loro armi. L’ultima parola spetterà, come sempre, a Madre Natura.

Ero preparata alla spettacolarità degli effetti speciali e all’accuratezza tecnica del film. Incredibili le animazioni delle scimmie, che sono talmente umanizzate e curate nei dettagli, da sembrare reali. Invece, non ero assolutamente preparata all’impatto che avrebbe causato il lato umano della vicenda, se mai ce ne fosse stato uno. Ebbene, c’è. Ed è fortissimo.
Reeves si concentra molto di più sulle interazioni scimmia-scimmia che su quelle tra umani (che restano, a eccezione del Colonnello, piatte figurine di carta) e il risultato è strabiliante. Il 90% dei dialoghi tra le scimmie sono muti, in quanto comunicano a gesti, ma le espressioni sui loro volti e i loro occhi, così dolci e duri allo stesso tempo, bastano per riempire i vuoti lasciati dal silenzio.

Dico sempre che un film che mi fa piangere è un film che vale la pena vedere e questi animaletti pelosi creati artificialmente al computer con incredibile abilità tecnica sono riusciti a farmi piangere ben più di una volta. Detto ciò, valutate voi.

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