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Il processo d'appello

La difesa: “Incongruenze come nel caso Kercher, Bossetti condannato ingiustamente”

Nella sua esposizione l'avvocato Claudio Salvagni ha citato il caso della studentessa uccisa a Perugia: "Troppe imprecisioni sul Dna"

“Ci sono troppe imprecisioni nei test del Dna eseguiti per scovare Massimo Bossetti, siamo convinti che sia stato condannato ingiustamente”. Claudio Salvagni, insieme a Paolo Camporini legale del carpentiere di Mapello condannato in primo grado all’ergastolo per il brutale delitto di Yara Gambirasio, nella sua esposizione alla terza udienza del processo d’appello torna a parlare della prova regina dell’inchiesta.

Dalle tracce genetiche ritrovate sul cadavere della ragazzina, dopo una lunga e complessa indagine, gli inquirenti coordinati dal pubblico ministero Letizia Ruggeri arrivarono a Bossetti, arrestato il 16 giugno 2014.

Una procedura che, secondo la difesa dell’imputato, non fu regolare: “Partiamo dal fatto che vennero utilizzati dei kit scaduti – spiega Salvagni nella sua relazione articolata in una ventina di punti – e che ciò lo scoprimmo noi solo durante il processo a Bergamo. Poi, come testimoniato in aula dai capitani Staiti e Gentile il materiale di questo importante caso è stato inspiegabilmente conservato in laboratorio insieme a quelli degli altri omicidi comuni”.

Salvagni ha poi citato il caso di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nel 2007: “In questa inchiesta genetica ci sono incongruenze simile a quelle riscontrate in quella per quel delitto. E in quel caso sappiamo bene come è finito il processo”.

Nella precedente udienza Andrea Pezzotta, legale insieme a Enrico Pelillo della famiglia di Yara, tra le altre cose era tornato a parlare del possibile movente, mai chiarito del tutto: “Non può essere che di natura sessuale – le sue parole, prima di confermare la richiesta di condanna all’ergastolo -. Ci sono le sevizie inferte alla vittima: una serie di lesioni, tagli ai polsi e al collo che nell’intenzione dell’autore dovevano essere letali. Prima di queste però ce ne sono altre, inferte in vita. Sono tagli superficiali sul tronco e alla schiena, idonei a provocare dolore e sanguinamento. Era per far soffrire la vittima prima di ucciderla e, da mente deviata, provare piacere”.

Pezzotta aveva ricordato anche le ricerche trovate sul computer portatile di Massimo Bossetti su “ragazzine con vagine rasate” e “ragazze vergini rosse”: “Yara poteva rappresentare – ha concluso – la preda perfetta per chi ha la passione insana per questo genere di cose”.

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