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La lettera

“La mia corsa a perdifiato inseguendo un bus: Atb, serve più organizzazione”

Uno studente bergamasco del Politecnico di Milano racconta la sua disavventura, per una volta dovuta non alla circolazione ferroviaria ma a quella su gomma.

Uno studente bergamasco del Politecnico di Milano racconta la sua disavventura, per una volta dovuta non alla circolazione ferroviaria ma a quella su gomma: nella sua lettera di protesta invita la società che gestisce il trasporto pubblico cittadino a una maggiore organizzazione.

“Buongiorno,
vi scrivo per segnalarvi lo spiacevole episodio che purtroppo ho vissuto nel pomeriggio di lunedì 12 giugno.
Sono uno studente pendolare del Politecnico di Milano, e uso abitualmente il trasporto pubblico per recarmi a Milano. Purtroppo però non sono contento della situazione che i pendolari vivono, o meglio dire sopravvivono. Esempio è la situazione che ora cercherò di raccontarvi.

Lunedì pomeriggio ore 17, stazione di Bergamo. Dopo aver raggiunto la città in treno mi accingo a uscire in fretta e furia dalla stazione, cercando di anticipare e superare tutte le persone che, come me, cercano di uscire dal sempre più trafficato sottopasso. Finalmente riesco ad uscire e mi dirigo velocemente verso la fermata del bus 5B nei pressi dell’Urban Center e di fronte al centro congressi Papa Giovanni XXIII. Sono anche fortunato perché lunedì Atb ha effettuato il passaggio all’orario estivo e stranamente c’è una corsa che parte dalla stazione, risparmiandomi così la solita corsa sfrenata in Porta Nuova. Questa fortuna però viene subito smentita poco dopo, quando il pullman sfreccia davanti a me saltando la fermata e lasciandomi come un idiota in mezzo alla strada mentre mi sbracciavo per farmi notare dall’autista. Però non demordo e parto all’inseguimento del pullman. Battendo forse qualche record di corsa cittadina, e ringraziando alcuni automobilisti che per fortuna si sono fermati vedendo la situazione, raggiungo Porta Nuova e prendo il bus. Mentre riprendo fiato, faccio notare al conducente di aver saltato una fermata e che l’indomani qualcuno, che non è in grado di correre in quel modo, potrebbe perdere l’autobus per tornare a casa. L’autista liquida il discorso dicendomi di non avermi visto e che comunque quella non è una fermata che deve fare quella corsa. A quel punto mi metto da parte e ricevo i complimenti per la mia performance da una signora, malgrado tutto questo complimento mi fa affrontare il viaggio di ritorno con il sorriso in viso.

Ora,
Cara Atb,
tralasciando la situazione disastrosa in cui lasciate le persone nel periodo non scolastico, vi chiedo almeno di informare i vostri dipendenti. In 6 anni di utilizzo quotidiano del vostro servizio credo di averne viste di tutti i colori. La maggior parte delle volte il tutto è lasciato alla discrezione e al buon senso dell’autista il quale si accolla, quasi sempre, le ire dei passeggeri.

Inutile dire che la fermata era prevista dalla corsa, come facilmente verificabile recandosi alla stessa fermata (la numero 2) o sulla app Atb.

Caro comitato dei pendolari bergamaschi,
apprezzo molto il lavoro che fate, condivido con voi le odissee per raggiungere la vicina Milano, ma molte volte mi sembra che vi scagliate contro Trenord tralasciando tutte le inefficienze dei trasporti bergamaschi. Pensate che prima che entrasse in vigore l’orario estivo di Atb impiegavo cinquanta minuti in treno per raggiungere Bergamo e per colpa di alcune coincidenze mal pensate ero costretto ad attendere mezz’ora la corsa successiva, impiegandoci quasi un’ora per compiere il tragitto Bergamo-Treviolo.

Cari amministratori Gori e Rossi,
Rendere efficace il trasporto pubblico credo sia una dei principali obiettivi che un amministratore debba avere. Scommetto che se tutte le persone usassero la rete di trasporti pubblica avremmo la città libera dalle auto e che voi non sareste obbligati ad alzare la tariffa oraria dei parcheggi per scoraggiare le persone a raggiungere il centro.

Ed infine, Caro autista,
voglio chiarire di non voler scaricare la colpa su di lei. La invito solo a mettersi in discussione qualche volta, infatti bastava alzare il telefono che stava accanto a lei, chiamare la centrale operativa e verificare se effettivamente quella fermata era dovuta.

A volte basta un piccolo gesto di qualcuno per migliorare la convivenza di tutti.

In fede,

Nicolò Guarnieri”. 

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