La bara rossa, come aveva esplicitamente richiesto lui, tante istituzioni e molti volti noti della cultura bergamasca e italiana. E tanti, tantissimi semplici cittadini, per lo più abitanti di Città Alta. Così sabato mattina, nella cornice del Duomo, Bergamo ha dato l’addio a Trento Longaretti, il grande artista morto mercoledì 7 giugno all’età di 100 anni.
In prima fila i familiari di Longaretti, con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Presenti all’ultimo saluto dell’artista anche l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti, l’onorevole Elena Carnevali, il vicesindaco di Treviglio Pinuccia Prandina, l’ex assessore Claudia Sartirani e tanti amici pittori come Fausto Bertasa e Augusto Sciacca.
E poi tante, tantissime persone che Longaretti lo conoscevano solo per la fama, di vista o per essere passate vicino alla sua casa-laboratorio in Borgo Canale.
“Del resto Trento è stato un artista che ha sempre cercato l’espressione dell’amore umano, una persona sensibile che trasmetteva questo suo modo di essere alla sue bellissime opere – ha ricordato nell’omelia don Fabio Zucchelli, parroco del Duomo -. Si è sempre messo dalla parte dei più deboli. E ha tanto amato la vita nella sua bellezza e nella sua complessità, anche durante la malattia”.
“Trento Longaretti ha vissuto il suo tempo come risorsa e come dono – ha continuato don Fabio -, mettendosi sempre in gioco fino all’ultimo. Non si è mai pronti di fronte alla morte, soprattutto di una persona cara. Ma noi siamo qui per ringraziare chi ce l’ha donato e fatto conoscere, anche nei suoi limiti e nelle sue fragilità”.
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