12ª tappa: da Roppolo a Montenero (Vercelli)
32 km di pianura
Perché non sai mai cosa ti capita, ti aspetti che la pianura sia solo caldo e zanzare e invece ti trovi immerso in un panorama spettacolare: chilometri e chilometri di risaie verdi coperte dall’acqua, i colori vivissimi dei campi che contrastano col bianco delle montagne sullo sfondo. Ah, da qui il Monte Rosa svetta in tutto il suo splendore!
E poi queste strade bianche, isolate, pace, silenzio, solo il gracchiare delle rane negli innumerevoli fossi e le cornacchie che sorvolano i campi.
Complice la bella giornata ventilata, mi sono goduta questi lunghi chilometri in solitaria. E come mi piace c’è pure la sorpresa finale: entro direttamente issata sul trattore nell’alloggio di questa sera: l’Azienda agricola Moncucco, località Montenero, a 8 chilometri da Vercelli!
Rita e Patrizio, col cane Plutone mi accolgono nel migliore dei modi!
Qui si allevano piccioni e si coltiva riso!
Rita mi spiega tutto il ciclo riproduttivo di questi uccelli: le femmine “partoriscono” sei volte all’anno e di solito sono parti “gemellari”. Rita li “sexa” ovvero sa distinguere il maschio dalla femmina e li segna. Poi loro si scelgono E scopro che questi bravi uccelli sono assolutamente monogami, raro ai giorni nostri. Forse sono rimasti gli ultimi! Pure il maschio cova: sono avanti!
Poi Rita mi mostra le gabbie e tutto il procedimento per l’uccisione e la pulizia dei volatili, metodi, conservazione e controlli. Quante cose ci son da sapere. E i mangimi? E il veterinario? Ma le colombe hanno le ovaie? Come funziona la ginecologia degli uccelli? Dovrei chiederlo al mio primario, visto il suo passato da veterinario. Lavorare con gli animali non è certo facile, onore a tutte queste persone appassionate.
E poi passiamo con Patrizio alla lezione di agronomia. Come nasce il riso? Quanti tipi esistono? Come si prepara la terra? Quanta acqua ci devi mettere? Quando e perché la togli? Insomma, una raffica di domande come una bambina di 3 anni, io che a 37 anni, non ho mai visto una pianta di riso matura. Patrizio mi spiega con passione e pazienza. Anche qui la mia preparazione sarebbe da 2: bocciata!
Ma è anche questo il bello del viaggio: la scoperta di cose che si danno per scontate e che in realtà non si conoscono proprio. Eppure sono la base, un sapere tramandato e che si va perdendo. Anche il lavoro della terra richiede una conoscenza profonda e tanta passione, nonché molta fatica.
Grazie a Rita e Patrizio per tutte queste spiegazioni oltre che per l’ospitalità: un risotto (con riso Carnaroli) coi funghi a km “meno”zero è il top!
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