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Il caso

“Basta cortei pro migranti o vi taglio i fondi”, mozione di censura contro l’assessore Terzi

Gruppo regionale Pd e Patto Civico contro l'assessore regionale all'ambiente che aveva prospettato al presidente del Parco Nord il taglio dei fondi dopo l'adesione dell'ente alla manifestazione "Milano senza muri" del 20 maggio

Il gruppo regionale del Pd e quello del Patto Civico hanno depositato nel pomeriggio di mercoledì 7 giugno una mozione di censura nei confronti dell’assessore all’Ambiente Claudia Terzi. La mozione prende le mosse dalla vicenda della lettera con cui Terzi aveva prospettato al presidente del Parco Nord Roberto Cornelli il taglio dei fondi in seguito all’adesione dell’ente alla manifestazione “Milano senza muri” del 20 maggio scorso (leggi qui).

“Un’affermazione intollerabile – secondo il gruppo regionale del Pd e del Patto Civico che, recita la mozione, è contraria al diritto alla libertà di pensiero garantita dall’articolo 21 della Costituzione”.

La mozione di censura è prevista dall’articolo 29 dello Statuto della Regione Lombardia: deve essere sottoscritta da almeno 16 consiglieri (un quinto) e deve essere approvata a maggioranza (almeno 41 voti). Se approvata, il Presidente deve riferire al Consiglio sulle decisioni che intende assumere a riguardo.

Così spiega Jacopo Scandella, consigliere regionale del Pd: “La Lombardia ha problemi ambientali molto seri e merita un assessore che si occupi di questo, non di lanciare scomuniche a questo o a quel parco per ragioni politiche, tanto più che non è la prima volta. Quando Terzi tagliò i fondi al Parco dei Colli di Bergamo, reo di aver ospitato alcuni profughi in un proprio immobile su richiesta della Prefettura, fu il Consiglio a metterci una pezza votando una mozione che obbligava la Giunta a fare marcia indietro. Ora l’assessore ci riprova, con minacce decisamente intollerabili, cui si aggiunge un atteggiamento assolutamente improprio rispetto al ruolo istituzionale che ricopre nella vicenda del Pgt di Curno. Per questo chiediamo al Consiglio una censura formale”.

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