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Il racconto

Testimonianza da Torino: “Gente cadeva come birilli, ho lasciato tutto e sono scappato”

Tra i presenti in piazza a godersi lo spettacolo tra Juventus e Real Madrid, c'era anche un ragazzo di 23 anni di Clusone insieme ad altri 4 amici provenienti da Brescia

Una serata di festa, quella di sabato 3 giugno, che si è trasformata in un boato di panico. Tra i presenti in piazza a Torino, per godersi lo spettacolo tra Juventus e Real Madrid, c’era anche un ragazzo di 23 anni di Clusone insieme ad altri 4 amici provenienti da Brescia.

“Dopo il 3-1 del Real Madrid – racconta il 23enne – ho alzato la testa e ho visto la gente cadere come birilli; si è sentito un rumore fortissimo, a mio avviso non paragonabile a quello di una bomba, e la gente ha cominciato ad urlare e temere per un attacco terroristico. D’istinto ho lasciato tutto a terra, tranne il telefono, e ho iniziato a correre verso i portici”.

“Tutti si muovevano con velocità in preda al panico – prosegue – e purtroppo si calpestavano persone; una cosa orribile, si mettevano i piedi dove capitava perché l’importante era scappare. Molti erano stesi e ricordo di aver visto in piazza anche tanti bambini, in quel momento ho pensato a loro. Durante la corsa infinita ho perso di vista i miei amici, i cellulari non prendevano e sono rimasto nel casino da solo per un’ora e mezza; li ho ritrovati solo verso mezzanotte”.

Le scene viste sabato sera erano davvero molto forti e toccanti: “Gente che urlava, ragazze svenute, anziani in terra, persone tagliate, tanto sangue etc…”, in una parola, panico.

Per quanto riguarda le forze dell’ordine e i controlli, il giovane dell’alta Valle Seriana commenta: “C’era molto vetro in piazza perché tutti avevano la possibilità di portare una bottiglia a testa. Quando è scoppiato il boato ed il conseguente casino ho visto solo un’ondata umana che correva; le forze dell’ordine le ho incrociate solamente dopo una ventina di minuti”.

In piazza erano presenti 40mila persone e il panico è durato per un’ora: “Fortunatamente né io né i miei amici siamo rimasti feriti; ci siamo calmati un attimo e, dopo aver tranquillizzato i nostri familiari a casa, verso l’una siamo ripartiti”.

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