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Cinema

La recensione

“Song to Song”: cast da urlo, ma la musica dov’è?

Apprezzabile il tentativo di fare qualcosa di diverso con tanti bei volti famosi, ma la verità è che, al termine del film, l’unico commento che viene spontaneo fare è: “Meno male che è finito”.

Titolo: Song to Song 

Regia: Terrence Malick

Attori: Ryan Gosling, Rooney Mara, Michael Fassbender, Natalie Portman, Cate Blanchett

Durata: 129 minuti

Giudizio: **

Cast da urlo per il nuovo progetto di Malick che, dopo il successo di “The Tree of Life” nel 2011, torna con “Song to Song”, il quale, visti i precedenti e il trailer particolarmente accattivante, aveva creato molte aspettative. Purtroppo, queste andranno lentamente dissipandosi durante il corso del film, che procede altrettanto lentamente, tra bugie e tradimenti.

In pieno stile “malickiano”, l’azione inizia bruscamente con una festa dove, tra cocktail e tuffi in piscina, vediamo Ryan Gosling che, affascinato, si avvicina a una ragazza un po’ enigmatica col viso da bambina: Rooney Mara. Già qui, capire chi è chi, dove siamo e cosa sta succedendo è molto difficile. Non c’è contestualizzazione geografica, i personaggi non si chiamano mai per nome e non sappiamo chi siano o che cosa facciano nella vita. Tuttavia, con qualche “sforzo inferenziale”, si evince piano piano che siamo in Texas, probabilmente a Austin, che ospita un gran numero di festival musicali, e Ryan Gosling, cantautore squattrinato, incontra Rooney Mara, aspirante cantautrice, alla festa del ricco e famoso produttore musicale, Michael Fassbender.

Tra i cantautori c’è subito intesa e i due iniziano una tenera storia d’amore apparentemente genuina e spensierata. C’è però un alone di mistero che segue la ragazza, come se ci fosse qualcosa che sta nascondendo e che non vuole dire. Un segreto che la sta divorando da dentro. Infatti, si scopre che ha un flirt con il produttore, interpretato stupendamente dal folle genio Michael Fassbender che, in un ruolo un po’ maniaco alla “Shame”, continua ad attirare la ragazza nella sua trappola di seduzione, promettendole il successo che desidera e impedendole di vivere appieno la sua nuova storia d’amore.

Si intrecciano così due relazioni in un triangolo amoroso fatto di amore, da una parte, e di ossessione, dall’altra. Una gabbia da cui la protagonista non riesce a scappare, probabilmente perché, sotto sotto, non vuole.

Tutto cambia quando entra in scena Natalie Portman che, nei panni di un’attraente cameriera, conquista il produttore con la sua ingenua semplicità; ma questo, sposandola, la condannerà all’infelicità. Nel frattempo i due cantautori, venuta a galla la verità, si lasciano e prendono strade diverse. Ryan Gosling ha una breve storia con la bellissima Cate Blanchett e Rooney Mara decide di sperimentare nuove sensazioni insieme a un’altra donna. Alla fine, in un grande ritorno, i due si ritroveranno, solamente per lasciarsi di nuovo, ma, questa volta, alla ricerca di loro stessi.

Passi lo stile nebuloso e a-narrativo di Malick. Passi la completa decontestualizzazione. Passi anche la fastidiosa voce dei personaggi che, in voice over, accompagna, come una perpetua confessione, tutto il film. Però, non si fa a tempo a racimolare quelle poche coordinate per orientarsi all’interno di una scena, che già se ne presenta un’altra. E questo no, non va giù. Alla lunga, seguire il film diventa più faticoso di correre la maratona.

E la musica? Dopotutto il film si chiama “Song to Song”. Beh, potete anche dimenticarvela. Fanno la loro comparsata tanti grandi del Rock, tra cui Patti Smith nel ruolo di “guru” di Rooney Mara, ma la musica resta sempre sullo sfondo, non è mai protagonista.

Insomma, apprezzabile il tentativo di fare qualcosa di diverso con tanti bei volti famosi, ma la verità è che, al termine del film, l’unico commento che viene spontaneo fare è: “Meno male che è finito”.

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