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Cinema

La recensione

“The Circle”: tanto fumo e poco arrosto

Stavolta Tom Hanks, di solito garanzia di grandi pellicole, è servito da “specchietto per le allodole” per attirare in trappola tanti spettatori speranzosi.

Titolo: The Circle

Regia: James Ponsoldt

Attori: Emma Watson, Tom Hanks, John Boyega, Ellar Coltrane

Durata: 110 minuti

Giudizio: ***

Durante la visione del trailer è bastato il nome“Tom Hanks a infilarci la pulce nell’orecchio. Quando poi si è aggiunto quello di Emma Watson, reduce dal grande successo de La Bella e la Bestia, lì allora non ci sono stati più dubbi. The Circle andava visto. Beh, mi spiace deludervi. Stavolta Tom Hanks, di solito garanzia di grandi pellicole, è servito da “specchietto per le allodole” per attirare in trappola tanti spettatori speranzosi, come la sottoscritta.

Il film, basato sull’omonimo romanzo di Dave Eggers, figura, in una San Francisco del tutto realistica, una ragazza giovane, Mae Holland (interpretata da Emma Watson), stufa del lavoro da centralinista e preoccupata per le ripercussioni economiche che le cure del padre, malato di sclerosi multipla, avranno sulla famiglia. Fin qui, anche se i dialoghi risultano un po’ lenti e forzati, tutto nella norma. La situazione cambia quando Mae, grazie all’amica Annie, riesce a ottenere un colloquio e successivamente a farsi assumere da questa uber compagnia, basata sui social, chiamata “The Circle”.

Si tratta di un vero e proprio campus, che sembra un po’ un universo a parte, in cui i dipendenti vivono tutti insieme, valutandosi e vicenda con like e frown, sotto il controllo del gran maestro Eamon Bailey, appunto, Tom Hanks, che risulta quasi ridicolo nelle vesti di uno Steve Jobs in brutta copia. E qui, le cose si fanno più oscure. Tutti sanno tutto di tutti, e la situazione è estremamente inquietante. Si percepisce subito che si tratta di una “gabbia dorata” in cui Mae, inizialmente un po’ spaesata, si troverà anche fin troppo a suo agio. L’azione, se così si può chiamare, si svolge tutta attorno al fatto che Bailey, che predica la trasparenza totale in quanto “i segreti sono bugie”, annuncia al suo pubblico di adepti di aver creato una telecamera che, discreta e quasi invisibile, permetterà di scovare criminali e terroristi ovunque nel mondo.

Come idea, si presenta bene; se non fosse che, ben presto, la rilevazione di immagini e dati personali non viene usata solo con scopi nobili, come sventare un attacco terroristico, ma sostanzialmente per controllare chiunque e in ogni momento, derubandolo della sua privacy. Tuttavia i dipendenti, ai quali è ormai stato fatto il lavaggio del cervello, accolgono la novità con grande entusiasmo. La stessa Mae, ormai fagocitata da questo sistema ultra social, decide di posizionare una di queste telecamere sul suo corpo, ogni giorno, per documentare, come fosse un live streaming, la sua vita. Come si può immaginare, la situazione continuerà degenerando in un circolo vizioso tra la totale trasparenza e la assoluta mancanza di privacy, fino al punto di non ritorno, con un finale inconcludente e poco chiaro.

Insomma, l’argomento è interessante e sicuramente attuale. La vita che ormai si svolge sui social, l’utilizzo inappropriato dei dati personali, il venir meno del nostro diritto alla privacy; tutte cose già viste, un po’ alla Snowden. Purtroppo, però, si tratta di materiale che resta inespresso o che comunque viene sviluppato male. L’evoluzione della storia è piatta, priva di momenti particolarmente salienti, e il carattere appena abbozzato dei personaggi fa sì che restino delle vuote figure di carta, senza spessore.

C’è grande confusione anche sul genere, che non è propriamente né realistico, né “finzionale”, ma oscilla a metà tra i due, lasciando nello spettatore, che non sa dove collocare il film, un gran senso di incompiutezza. Sembrava promettere bene, tuttavia The Circle è un chiaro esempio di come un cast di Serie A non sia necessariamente garanzia di un bel film.

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