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Il caso

Scritta anti-Salvini a Pontida: caccia alle streghe e Lega a rischio spaccatura

La richiesta di dimissioni al sindaco Carozzi e lo striscione contro il leader sembrano raccogliere condanne unanimi nel partito ma fanno emergere alcune scaramucce pericolose: e a livello nazionale Bossi si schiera con Fava in vista delle primarie.

Colpiti dal fuoco amico: la richiesta di dimissioni al sindaco Luigi Carozzi e lo striscione anti-Salvini sul muro di Pontida che prima della “contromanifestazione terrona” recava la scritta “Padroni a casa nostra” hanno acceso non solo il dibattito interno alla Lega Nord, ma anche una vera e propria caccia al colpevole.

E per l’autore o gli autori dei gesti la segreteria provinciale, per bocca di Daniele Belotti, ha già annunciato che saranno presi provvedimenti durissimi: “Il dibattito interno va bene – aveva commentato sul proprio profilo Facebook – ma se qualcuno non si sa controllare ed esagera allora il confronto diventa dannoso. Le persone che non hanno equilibrio al Movimento non servono. A Bergamo negli ultimi 3 anni le espulsioni sono state rarissime, ma ora non ci faremo problemi a usare il pugno di ferro per chi destabilizza, divide e manca di rispetto verso i militanti, il segretario federale e tutti gli organi eletti dalla base”.

Per ora si parla solo di sospetti, tra chi punta il dito sugli “epurati” e chi invece respinge l’idea che si tratti di ex o attuali militanti: “Non credo che un vero leghista possa aver scritto una str… del genere – ha sottolineato il consigliere regionale Roberto Anelli La ritengo più una provocazione fatta dalla parte avversa. Ci vogliono uno contro l’altro ma non sanno che essere leghisti vuol dire discutere ma nel momento del bisogno uno per tutti tutto per uno e chi ci vuol diviso si deve rassegnare”.

Punto sul quale sembra concordare l’assessore regionale all’Agricoltura, e candidato alla segreteria della Lega Nord contro Salvini alle primarie del 14 maggio, Gianni Fava che ha espresso la sua solidarietà all’attuale segretario ma non ha rinunciato a denunciare il clima poco sereno: “Le battaglie politiche non si fanno con striscioni e insulti. Trovo disdicevole quello che è accaduto sul prato di Pontida. Prendo atto ahimè con un certo rammarico del clima che si è creato attorno a questo congresso che non è sicuramente agevolato dalle modalità che ci porteranno alla celebrazione delle primarie. Insisto e approfitto per lanciare un ultimo appello a Salvini di darci la possibilità di andare a congresso e discutere realmente, alle stesse condizioni, quella che deve essere la linea da tenere per il movimento. Non ci sarà un vincitore, ci saranno dei vinti. I vincitori di solito hanno l’onere di decidere e andare avanti. La mia candidatura nasce per unire la base della Lega e non dividerla. Questa è l’ennesima dimostrazione del fatto che lo scontro interno si sta trasformando in qualcosa che rischia di portare problemi al movimento”.

Fava negli ultimi giorni è stato sostenuto fortemente dal fondatore del Carroccio Umberto Bossi che oltre a invitare i militanti a firmare i moduli necessari all’assessore regionale per candidarsi alla segreteria ha anche sparato su Salvini: “Se succede qualcosa nella Lega è un uomo senza sedia e quindi è un uomo morto”.

Secca la risposta di Salvini (“Non offende me ma le migliaia di militanti che hanno firmato per me”), poco scalfito dall’uscita del Senatur: certo è che le scaramucce, tanto a livello locale quanto a livello nazionale, rischiano di trasformarsi in crepe che presto potrebbero trasformarsi in spaccature.

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