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L'intervista

Antonio Dikele Distefano alla Fiera dei Librai: “Non scrivete per vendere milioni di copie, ma per essere letti”

Lunedì 17 aprile alla Fiera dei Librai, è stato ospite Antonio Dikele Distefano con il suo ultimo libro “Chi sta male non lo dice”, uscito il 28 marzo per Mondadori. La nostra Valentina Pesenti l'ha incontrato e intervistato

Lunedì 17 aprile alla Fiera dei Librai, è stato ospite Antonio Dikele Distefano, autore molto amato dai giovani per il suo modo di scrivere in cui è facile riconoscersi, ma anche per lo spiraglio di luce che lascia intravedere nonostante le sue storie parlino di amori finiti e situazioni familiari difficili.

Complice la chiusura delle scuole per le vacanze pasquali, sono stati numerosi i giovani che hanno seguito la presentazione, alcuni dei quali arrivati da fuori provincia insieme ai genitori, per lo stupore degli organizzatori. Bergamo è stata l’ennesima tappa di un tour promozionale che lo sta portando a girare tutta l’Italia per presentare il suo ultimo lavoro “Chi sta male non lo dice”, uscito il 28 marzo per Mondadori, editore anche dei precedenti “Prima o poi ci abbracceremo” (2016) e “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?” che l’ha fatto diventare il caso editoriale del 2015 tanto da essere arrivato all’estero (Spagna e Grecia) e aver acquistato diritti per farne un film.

Nato a Busto Arsizio da genitori angolani 24anni fa, è cresciuto a Ravenna prima di trasferirsi a Milano. Crede molto nel potere del “self pubblishing” infatti all’inizio della sua carriera ha deciso di distribuire in download gratuito sui principali portali “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?”(in tre mesi 20mila download, cifre che l’hanno fatto approdare in Mondadori) e anche lo scorso anno è ricorso a questo metodo per la prima parte di “Chi sta male non lo dice”, il motivo? Farlo leggere anche a chi vive in situazioni economiche difficili tanto da non poter permettersi di comprare un libro, come succedeva a lui fino a quattro anni fa. Personalmente ho trovato questa motivazione davvero lodevole e sono felice che voglia riproporla anche in futuro, a testimonianza che se uno ama quello che fa i guadagni passano in secondo piano.

Ma veniamo al nuovo romanzo: i protagonisti sono Ifem, Yannick e la loro storia d’amore tanto dolce quanto malinconica e complessa. Lui è tossicodipendente, si rifugia nella droga che lo porta ad allontanarsi sempre più dagli amici veri, ma la ragazza farà di tutto per salvarlo cercando di sostituirsi a quella brutta dipendenza.
Di romanzi che raccontano amori tossici e tormentati, la letteratura adolescenziale è piena, ma qui si va oltre parlando di quanto nel 2017 sia ancora difficile per i ragazzi integrarsi nel nostro Paese, tanto che Ifem nemmeno crede più che questo possa avvenire anzi rivendica con orgoglio il suo essere Congolese mentre Yannick sostiene che non gli hanno insegnato ad “essere nero”,ma è stato spiegato agli altri di trattarlo senza rispetto per il colore della sua pelle. Non voglio aggiungere altro, perché secondo me è uno dei libri migliori, tra quelli usciti recentemente.

Dalle risposte date a Nicola Rumi Crippa nell’intervista che ha preceduto il firmacopie, è emerso che ad ispirare i due protagonisti sono stati la sorella con le sue insicurezze per quanto riguarda Ifem, mentre gli amici con cui ha passato gli anni migliori della sua vita sono racchiusi in Yannick. Rispetto ai due romanzi precedenti qui c’è poco di Antonio, ma molto del suo mondo e del suo vissuto: dal quartiere in cui è cresciuto all’odio per la scuola, non come istituzione (“E’ importantissima se scrivo oggi è anche grazie a lei”), ma per i professori che sminuivano lui e gli amici: “Nella scuola dove siamo andati tutti i giorni ci dicevano che avremmo fatto gli operai. Quando abbiamo finito le medie ci hanno detto che dovevamo studiare per elettrotecnico, nonostante diversi professori leggessero le cose che scrivevamo, vedessimo noi le nostre doti, continuavano a dirci che avremmo fatto gli operai e Yannick è tutto quel disagio li che abbiamo vissuto negli anni scolastici”; e per la droga che ha portato il gruppo di ragazzini a sfaldarsi, perché alla soglia dei 15anni alcuni cominciavano a preferire la compagnia della cocaina o altre droghe leggere, al calcio.

Oltre agli aspetti legati al romanzo si è parlato anche di social network: proprio su Facebook Antonio ha cominciato a scrivere, ma non gli interessano dal punto di vista della visibilità, non ambisce ad essere fermato per strada per questo motivo si tiene distante anche dalle ospitate televisive a cui era stato costretto dopo l’uscita del primo romanzo. Questo successo l’ha portato a parlare anche nelle scuole dove però è capitato di scontrarsi con professori che storcevano il naso in quanto non era uno degli autori previsti dal programma di studio. Si tiene alla larga anche dalle recensioni, dopo che i primi tempi ne aveva trovata una particolarmente negativa che gli aveva fatto passare la voglia di scrivere. Tra i progetti per il futuro gli piacerebbe che questo ultimo libro diventasse un film, con un cast fatto interamente da ragazzi africani per rompere i pregiudizi che il mondo del cinema ha verso di loro (“ma servono i soldi, staremo a vedere”)

Prima di lasciare la Fiera è passato anche nello stand di BGY per una piccola intervista:

Come hai iniziato a scrivere?

“E’ successo a 18 anni. Mia mamma crede in Dio, io non tanto, però la prima volta che mi sono innamorato davvero è stato di questa persona che mi ha detto “nella vita farai lo scrittore”. Io ricordo che gli scrivevo sempre lunghissimi messaggi di notte e lei la mattina mi diceva “devi scrivere un libro, perché a volte scrivi delle cose molto belle”. Allora mi sono fatto prendere da questa cosa e mi sono detto “vabbè scriviamolo”e da lì ho iniziato. Quando scrivevo non le mandavo solo via messaggio, ma le mettevo anche su Facebook e quindi i primi approcci sono stati questi: scrivere con l’intento che magari un giorno sarebbe stato pubblicato. Mi sono reso conto poi che quello che scrivevo valeva, non tanto quando le persone mi facevano i complimenti, ma quando i miei amici hanno iniziato a scrivermi “oh ho litigato con la mia ragazza mi serve che mi scrivi qualcosa”oppure dicevano “è Capodanno mandami un messaggio da mandare alla mia ragazza”. Io quando ho iniziato a scrivere “Fuori piove,dentro pure,passo a prenderti?” ho vissuto forse la fase più brutta della mia vita, perché era la prima volta in cui credevo in qualcosa, ma le persone che avevo vicino mi dicevano che era quella sbagliata: “hai fatto l’elettrotecnico vorrai mai scrivere un libro?”oppure mi dicevano “che titolo è?”,succedeva tutti i giorni, per fortuna non le ho ascoltate mentre invece la mia famiglia mi diceva “vuoi farlo? Fallo!”. Però la prima persona che mi ha fatto capire che avrei fatto lo scrittore è stata questa ragazza,tutti i libri che scrivo li dedico a lei.”

Che consigli daresti ai nostri giovani lettori che vogliono muovere i primi passi nel mondo della scrittura, nella speranza magari di farlo diventare un lavoro, in futuro?

“Sicuramente consiglio di credere nei propri mezzi, leggere tantissimo e di non scrivere con l’intento di vendere milioni di copie, ma con l’intento di essere letti”

Nel tuo primo libro “Fuori piove,dentro pure, passo a prenderti?” ogni capitolo come titolo ha
quello di una canzone. Quali sceglieresti per “Chi sta male non lo dice?”

“Bella domanda! Per questo libro sceglierei tre canzoni: allora una di Mecna “Vieni via”, la seconda “ Il posto più freddo” de I Cani e la terza “Nuvole bianche” di Ludovico Einaudi”

Molti dei tuoi fan ti scrivono sui social raccontandoti le loro storie o chiedendoti consigli, la vedi come una responsabilità?

“Non la sento come una grande responsabilità, ma ti dirò che spesso mi fanno paura, perché le persone che mi scrivono sperano di trovare una soluzione nelle risposte che tu gli dai e credo non ci sia cosa più sbagliata. Fa veramente paura, pensa ricevere un messaggio da una persona che non cosci e ti dice “mi ha appena lasciato il mio ragazzo cosa devo fare?”… Tu cosa risponderesti a una persona che ti scrive cosi? E comunque loro si aspettano tanto dalle tue risposte, quindi fa molta paura.”

In questo periodo stai girando l’Italia per presentare “Chi sta male non lo dice”, ad ogni tappa hai modo di riscontrare di persona il loro affetto. Dopo tre libri (e quindi tre tour promozionali) ti sei abituato a ricevere un accoglienza cosi calorosa o ti destabilizza ancora la cosa?

“Ti dirò la verità a me destabilizza moltissimo. Io sono una persona che subisce tantissimo l’attenzione degli altri e spesso risulto anche antipatico proprio perché non so mai come comportarmi. Quindi è ancora difficile, sempre come se fosse la prima volta”

Siamo alla fiera dei librai: l’ultimo libro che hai letto? E quello che consiglieresti?
“Sto leggendo la “Vita davanti a sé” mentre l’ultimo libro che ho finito è “Uomini senza donne” di Murakami. Due libri che consiglio a tutti sono “Norvegian Wood” di Murakami e “L’onda perfetta”di Sergio Bambarén”

di stefano
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