• Abbonati
Bergamo

“La letteratura è vita, è potenza e per questo fa paura” Saviano ammalia il Donizetti fotogallery video

Un incontro che diventa una lezione magistrale sul ruolo e il peso della letteratura quello che lo scrittore Roberto Saviano ha tenuto martedì 18 aprile in un gremitissimo teatro Donizetti.

“Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”: è con questo efficacissimo verso della poetessa polacca Wislawa Szymborska che Roberto Saviano sintetizza al pubblico di ragazzi e adulti che ha riempito il teatro Donizetti l’efficacia e la potenza della letteratura. “Un verso semplice, così breve e apparentemente facile ma talmente esplicativo che chi lo legge pensa ‘ecco, è esattamente quello che vorrei dire io, o che ho pensato io’. Perché la letteratura ti fa vivere, ti entra nella testa e anche nella pancia e non ti lascia più“. Ma proprio per la sua forza la letteratura è temuta, temuta da chi non vuol far conoscere la realtà, temuta da chi vorrebbe mostrare solo i lati positivi di una terra o di un potere.

C’è chimica e fisica nelle parole di Roberto Saviano. Nell’incontro alla 58ª Fiera dei Librai il grande autore di “Gomorra” e della “Paranza dei bambini” spiega il peso specifico della parola inteso come potenza, quindi forza per smuovere situazioni, denunciare il cancro del malaffare e dell’omertà. La parola come empatia, quindi in tutto l’aspetto chimico, che permette al lettore di vivere una storia, di sentirsene parte, di calarsi tra le pagine per essere protagonista o al fianco di esso. Saviano cita autrici ed autori: le etichette delle nazioni alle quali appartengono servono solamente a mostrare quanto i confini siano fragilissimi di fronte alla forza della parola come denuncia.

Perché la parola è “come un’armata” citando il poeta e lo scrittore cubano Reinaldo Arenas. E di fronte al potere della parola poco possono coloro che tentano i tutti i modi di screditare, denigrare, ridicolizzare o banalizzare chi denuncia. Eppure ci sono parole che “fanno battere il cuore”. Lo spiega bene Philip Roth, che alla domanda quale sia il libro più bello che abbia mai letto risponde “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Perché? “Perché quando leggi Primo Levi senti che sei stato ad Auschwitz, senti che hai conosciuto quei personaggi. Questa è la potenza della letteratura. E quello fa paura, perché quello che scrivi diventa di chi lo legge”.

Ci sono poi le parole che indagano un semplice fatto di cronaca perché la società, l’uomo rifletta, come fecero Truman Capote o Ryszard Kapuściński. Ma perché le parole fanno paura al potere? “Viene perseguitato chi denuncia con una poesia o un romanzo per il successo di quella denuncia, perche quel racconto arriva a molte persone. E queste persone, una volta ‘vissuti’ attraverso la parola scritta, rifiutano i soprusi, possono ribellarsi” risponde Saviano. Così porta l’esempio di Malala Yousafzai, la ragazza pakistana, premio Nobel per la Pace, che ha sfidato di talebani, i signori dell’Afghanistan dove si produce il 90% dell’eroina.

“La parola è possibilità di azione, per un libro o per un tweet si può anche morire”.

Saviano non manca di ricordare Franco Rosi, Vittorio De Sica, Curzio Malaparte e il neo realismo. “I detrattori hanno un trucco: delegittimare, infangare, cercare di far passare chi usa la potenza delle parole come un diffamatore. Ma denunciare ciò che non va è salvare la parte bella che c’è. La parte buona di una città, di una società”. E così non manca di ricordare uno dei più potenti narcotrafficanti internazionali: Pasquale Locatelli. È bergamasco: “Mi hanno insultato sui social quando l’ho ricordato, ma non significa certo che tutta Bergamo è come lui…”.

E, a proposito di Bergamo, prima di salire sul palco del teatro cittadino lo scrittore ha incontrato per un breve colloquio il sindaco Giorgio Gori, presente in prima fila con i suoi figli: “Ho colto un grande interesse soprattutto verso i ragazzi”, commenta Gori.

Tanti ragazzi in effetti occupano i posti in platea, anche loro ammaliati dalla semplicità intellettuale (anche se sembra un ossimoro) dello scrittore napoletano. Probabilmente è a loro, agli adolescenti spesso sconfortati, che Saviano regala l’ultima citazione, della poetessa bulgara Blaga Dimitrova: Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diventa un sentiero”.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI