• Abbonati

Musica

Il discomane

Ispirato dal blues della Tedeschi Trucks Band, Brother Giober sforna la playlist di primavera

I suggerimenti del mese del nostro Brother Giober spaziano da TTB a Brunori SAS, da De Gregori ai Depeche Mode

ARTISTA: Tedeschi Trucks Band

TITOLO: Live from the Fox Oakland

GIUDIZIO: ****

Le persone che hanno la pazienza di leggermi oramai ben sanno che TTB è una tra le mie band preferite in assoluto, tanto di averle sempre dato ampio spazio in questa rubrica. Chi si è perso le puntate precedenti e non conosce il gruppo deve sapere che nasce dall’incontro di due anime, Susan Tedeschi, cantante americana dal timbro roco e graffiato, dedita principalmente al blues a al rock blues, e Dereck Trucks, talentuoso chitarrista, già in giovane età componente della Allman Brothers Band, certamente non per il solo fatto di essere nipote di Butch Trucks , fondatore della medesima.

I due a un certo punto (intorno al 2008), già marito e moglie, fanno quello che non bisognerebbe mai fare, ossia convolare anche a nozze artistico/professionali e quindi uniscono le band di appartenenza e formano la Tedeschi Trucks band. A perderci, parrebbe in un primo momento Dereck Trucks che godeva già di buon successo personale; in realtà a posteriori a perderci è il cantante (e qualche volta autore), bravissimo, della Dereck Trucks Band, ossia Mike Mattison che, a seguito dell’arrivo della Tedeschi, viene relegato a un ruolo secondario nell’economia del gruppo.

Il primo disco, Revelator, del 2011, non è poi così male, ma si capisce da subito che il potenziale inespresso è alto e difatti il successivo Everybody’s Talkin’, registrato live, rappresenta un importante passo in avanti poiché trattasi di un lavoro di altissimo livello che richiama alla memoria alcune registrazioni analoghe del ventennio 70/80 di gruppi come gli stessi ABB e i Little Feat.

Il terzo album viene registrato ancora in studio: Made up your mind non è male, ma per chi aveva altissime aspettative come me è una mezza delusione, molto meglio il successivo Let Me Get By che procura alla band un grande successo di critica e anche buone vendite.

Un po’ a sorpresa, la quinta uscita è ancora live e ciò ha senz’altro una spiegazione nella circostanza che questa è, in assoluto, la dimensione ottimale dell’ensemble musicale. Sorprende l’assenza nella track list di alcuni capolavori della band come Midnight in Harlem ma ciò dimostra che in realtà i due sono assai cazzuti e se ne fregano di dormire sugli allori.

Il concerto, oltre in versione triplo vinile, è disponibile anche in una versione 2 CD + DVD. Quest’ultimo presenta due tracce in meno ma include riprese dietro le quinte e la recente visita di Derek al garage di Marc Maron in occasione della registrazione del podcast per il canale WTF!. Si aggiunge anche un’intervista radiofonica a Derek e Susan fatta dal critico David Fricke di Rolling Stone (Fricke è anche autore delle note di copertina dell’album).

Qualunque sia la versione opzionata, il lavoro presenta una band all’apice della propria creatività, tecnicamente mostruosa e perfettamente consapevole della propria forza, ed è la testimonianza di unico concerto tenutosi il 9 settembre 2016 al Fox Theater di Oakland. Anche quest’ultima scelta potrebbe essere considerata temeraria, considerato è sempre più frequente il caso di dischi live che raccolgono le migliori performance di un intero tour, ma conferma vieppiù la padronanza della TTB nel gestire il suono live.

Tedeschi Trucks Band

In particolare questa data vede come ospite, tra gli altri, Chris Robinson (Black Crows) che nel backstage inneggia una’accattivante Ain’t Going Nowhere di Bob Dylan, presente solo nell’edizione con il video mentre sia su disco che su dvd mancano le performance relative a Sugaree (Jerry Garcia), Hard to Cry Today (Blind Faith), Angel from Montogomery (John Prine)

La formazione della band è quella classica, con doppia batteria, sezione fiati e cori e front (wo)man Susan Tedeschi, sempre più brava e padrona del palco, anche se, dal vivo, le vere attenzioni le attira lui, Dereck Trucks, perché chitarrista stratosferico, al pari dei più celebrati Clapton, Bonamassa etc. Il suono è pieno, merito soprattutto della sezione fiati poderosa ed avvolgente, mentre gli arrangiamenti che oscillano tra il rock-blues e il soul sono di estremo gusto e la presenza di una serie di cover per nulla scontate creano ulteriore magia.

L’intro è affidato a Don’t Know What it Means e alla chitarra di Dereck Trucks che dipinge un riff energico con in sottofondo la sezione fiati in puro stile soul del tutto adeguata ad introdurre la voce di Susan Tedeschi. Da qui il brano acquisisce movenze funky, jazz, rag time, in una miscela che non riesco a non definire (scusate la banalità) esplosiva; in più aggiungete una melodia che resta nella memoria e il gioco è fatto. Il finale è strumentale con fughe quasi free.

Segue Keep on Growing, tratta dal repertorio di Eric Clapton (se non ricordo male era registrata sul “doppio dal vivo” di Dereck end the Dominoes) , pure introdotta dalla chitarra di Dereck Trucks che ci riporta indietro di circa 40 anni, perché il suono di questa canzone è proprio quella della ABB, dei Little Feat, anche se non si tratta di semplice riproposizione perché gli spunti originali sono numerosi, il coinvolgimento totale e Susan Tedeschi insieme a Mike Mattison, risulta determinante per la resa del brano. Puro divertimento, ritmo, libertà di esecuzione anche se di sbavatura non ce ne è neppure mezza. Una versione, sempre dal vivo, era stata inserita nella edizione deluxe di Let Me Get By e si riferiva ad una registrazione insieme a David Hidalgo dei Los Lobos, bella ma decisamente inferiore a quella presente su questo disco.

Dieci minuti e passa di grande bellezza Bird on the Wire è tratta dal songbook di Leonard Cohen a dimostrazione dell’eccletticità della band e della sconfinata passione e conoscenza musicale di Trucks e la sua proposizione rappresenta l’omaggio ad un grande artista. Il brano, già di per sé è di quelli che non si dimenticano, la TTB ne offre una versione lunga oltre 5 minuti che è quella che ci si aspetta ossia lenta, intrisa di soul, interpretata con grande intensità e rispetto da parte di Susan Tedeschi; un momento di profonda intimità partecipato dal pubblico in religioso silenzio. Straordinario il contributo delle voci a contorno di quella principale (chiamarli cori mi sembrerebbe un po’ riduttivo) ed essenziale il contributo di Kofi Burbridge alle tastiere.

Lontani suoni indiani sono quelli che introducono Within You, Without You, un brano di George Harrison presente su Sergent Pepper’s Lonely Club Band, solo strumentale della durata di circa tre minuti funzionale ad introdurre Just as Strange che alterna momenti più ritmici ad aperture dove la melodia prende il sopravvento.

Crying over you è decisamente gradevole grazie all’interpretazione di Mike Mattison, cantante di grande qualità, al ritmo quasi funk e ai cori che sanno molto di anni ’70. Il brano mischia sonorità degli Stones a quelle dei Blood Sweet and Tears e ripeto è decisamente piacevole. La coda strumentale, scandita dal botta e risposta tra tastiere e chitarre, durante il quale il ritmo si alza e gli strumenti trovano maggiore libertà di espressione, è esaltante e certamente rappresenterà nei concerti un momento focale

E’ il momento in cui alla band si unisce il maestro del sarode (uno strumento melodico tipico della musica indiana) Alam Khan incaricato di introdurre musicalmente These Walls, composta per l’occasione. Il brano, di grande atmosfera, è lungo oltre 11 minuti, ha una bellissima melodia e ci regala un’interpretazione di Susan Tedeschi di grande intensità. Il sarode, così diverso nel suono dagli strumenti tradizionali, è perfetto nel clima che si viene a creare. Unico neo è forse quello di un finale un po’ troppo stiracchiato.

Anihow è accolta sin dalle sue prime note dall’entusiasmo del pubblico e nulla perde rispetto alla forza e alla freschezza che ha su Let Get Me By.

In Right On Time è Mike Mattison ad affiancare la Tedeschi alla voce ed il brano, che ha suoni di epoche passate, è gradevole anche se tutto sommato, vista anche la ridotta durata, risulta un po’ avulso dal resto del contenuto del concerto. Resta però di grande piacevolezza e per nulla scontato.

Leavin’ Trunk, cover di Sleepy John Estes, è invece più canonica, nella lunghezza (circa 11 minuti) e nei suoni (molto anni ’70, molto “Little Feat”). Il ruolo di protagonista è assunto da Dereck Trucks che dona ai presenti una serie di interventi chitarristici che servono a ricordarci chi è. Anche in questo caso la lunga coda strumentale sarà la gioia dei frequentatori dei festival all’aperto. Determinante per la resa del brano l’interpretazione di Mike Mattison

Decisamente riuscita è la versione di Don’t Drift Away, un brano che miscela perfettamente le sue caratteristiche melodiche, l’ispirazione soul, con la necessità di far correre gli strumenti liberamente. Ancora grande spazio viene dato a Dereck Trucks che delizia nel vero senso della parola l’ascoltatore con un solo da brividi. Forse il brano migliore di tutta la raccolta.

I Want More dura oltre 14 minuti, troppo anche per i fan più incalliti. Il ritmo è serrato e come ovvio grande spazio viene concesso alle doti di improvvisazione che culminano in un finale dove sono richiamate le note e i ritmi di Soul Sacrifice, uno dei brani più noti di Santana.

A questo punto la band si prende una pausa ed ecco arrivare I Pity the Fool dei Manish Boys, poi ripresa da Bobby “Blue” Bland e da B.B. King; ancora una volta la cover è resa con grande senso del rispetto, con forti connotazioni blues e soul. L’interpretazione di Susan Tedeschi è un grande omaggio alle migliori interpreti della black music. Brano di grande pathos e atmosfera.

È la volta di ALI (un brano, se non erro, di Miles Davis), lunga oltre 8 minuti, con accenti jazz, interamente strumentale. Al primo ascolto la performance sembra avulsa dal resto poi piano piano cresce sino a convincere del tutto.

La chiusura del concerto viene affidata a Let Me Get By, title track del precedente lavoro della band e che a tutti gli effetti è diventata una hit della TTB. La versione è poderosa, efficace, trascinante.

Che dire, grande album, che ricorda molto da vicino per struttura, resa, impostazione dei suoni, alcuni grandi lavori del passato della Allman Brothers Band, dei Little Feat, dei Doobie Brothers. A volte la lunghezza delle canzoni esaurisce un po’ ma ciò avviene in pochissime occasioni. Molte più sono le occasioni in cui è possibile apprezzare le capacità tecniche degli esecutori, l’ispirazione che li guida.

Da ascoltare all’aperto, se possibile, e comunque ad alto volume. Consigliatissimo!!!

Ricorda

Little Feat: Waitng for Columbus

Allman Brothers Band: At the Fillmore East

Gov’t Mule: Mulenium

*************************************

IN BREVE

ARTISTA: Francesco De Gregori

TITOLO: Sotto il Vulcano (live)

GIUDIZIO: ***1/2

Potremmo chiederci quale sia il senso dell’ennesimo lavoro live di Francesco De Gregori ma sarebbe, credo, Lavoro del tutto inutile, considerata la resa finale che è di assoluta qualità. In sintesi trattasi della registrazione di una performance al Teatro Antico a Taormina: un luogo magico, fornito di un’acustica straordinaria. L’idea del live pare sia venuta al produttore di De Gregori e che quest’ultimo abbia accettato di buon grado, nonostante la sua diuscografia abbondi già di registrazioni di concerti.

Gli elementi di novità, se necessariamente devono essere riscontrati, sono rinvenibili nelle cover delle canzoni di Dylan Servire qualcuno (Gotta Serve Somebody), Un angioletto come te (Sweetheart like You”), Come il giorno (I shall Be Released) o nell’omaggio all’amico Dalla del quale viene riproposta la celeberrima 4 marzo 1943; le conferme nelle fresche proposizioni di Alice e di Rimmel piuttosto che nella intense versioni di Pezzi di Vetro e di Generale.

De Gregori forse non è più di moda e, ascoltarlo oggi, non porterà nulla di nuovo. In realtà è forse il cantautore invecchiato meglio, con grande dignità ed ascoltarlo ha, ancor oggi, qualcosa di magico.

**************************************

ARTISTA: Brunori sas

TITOLO: A casa tutto bene

GIUDIZIO: ***1/2

Dario Brunori pubblica il suo quarto lavoro “A casa tutto bene” e lo fa alla grande regalando un’opera di profonda ispirazione. L e orchestrazioni sono particolarmente complesse e ricche di strumenti, classici e moderni ( i sintetizzatori si sovrappongono all’uso dei fiati e degli strumenti acustici) il suono è internazionale anche se la struttura melodica è saldamente ancorata ai riti della canzone italiana.

Il tutto porta ad un risultato che è estremamente piacevole, fruibile con una certa facilità pur se l’impianto sonoro non risulta mai banale. I testi di ogni singolo brano sono di qualità. il richiamo ad immagini di una certa cultura popolare hanno il pregio della sincerità a differenza di quanto, per esempio, riscontrabile nei lavori di Battiato o, più recentemente, dei Baustelle.

Dario Brunori dà un’immagine della società, dei sentimenti trattati, quasi distaccata, limitandosi ad osservare senza esprimere giudizi di merito e lo fa con canzoni che restano nella mente perché tutte dotate di una linea melodica facilmente riconoscibile.

In ogni brano è possibile rintracciare echi della scuola cantautorale dei decenni passati, quella che ha fatto la storia della canzone italiana. Tra i momenti migliori, La Verità, un grande gioiello pop, posta all’inizio del lavoro, che è un po’ il manifesto del tutto, Colpo di pistola che a me ha ricordato alcune ballate del primo Bennato (fatto salvo il richiamo al Cielo in una Stanza) e La Vita Liquida.

Una piacevolissima scoperta.

**********************************************

TWEET

Ed Sheeran – Divide (pop) ***1/2

Piaccia o non piaccia temo dovremo confrontarci a lungo con questo novella George Michael che spazia con disinvoltura invidiabile da un genere all’altro e con facilità persino sospetta. Bell’album, gradevole, fresco come l’acqua.

*****************

Depeche Mode – Spirit (rock) ***

Invecchiano bene i Depeche Mode. Spirit è un album per nulla scontato o commerciale; anzi evidenzia un certo coraggio. I brani quasi tutti lenti, hanno un’intensità inattesa per una band di sessantenni o giù di lì. Album per nulla noioso e per certi versi, una sorpresa.

******************

Jerry Garcia Band – Garcia live Volume 8 ***1/2

Vale il discorso fatto per De Gregori. Innumerevoli sono I live pubblicati da Jerry Garcia, solo o con la band che l’ha reso famoso, i Grateful Dead; eppure ogni uscita sono lì ad aspettarla con impazienza nella speranza di sentire una nuova versione di……….. o quella cover di…….. Nel caso I motivi di soddisfazione li si trovano nella proposizione di un brano di Eric Clapton, la famosa Lay Down Dally, nella hit di The Band , The Night They drove old dixie Town, nel capolavoro dylaniano Tangled Up in Blue

***********************

LA PLAY LIST DEL MESE

Rhiannon Giddens – Tratto da Freedom Higway (***1/2) – At the Purchaser’s Option

Ed Sheeran – Tratto da Divide (***1/2) – Shape of you

Paul Weller – Tratto da Jawbone (***) – The Ballad of Jimmy McCabe

Bap Kennedy Tratto da Reckless heart – Nothing Can Stay on the Way of Love

Hurray for the Riff Raff – Tratto da The Navigator (***1/2) Living in the City

Shelby Lynne – Tratto da Live (**1/2) – Lead Me Love

Tift Merrit – Tratto da Stitch of the World (***) – Heartache is an Uphill Climb

Duke Gardwood – Tratto da Garden of Ashes (***) Days Gone Old

Robert Randolph – Tratto da Got Soul (****) I Thank You

Tinariwen – Tratto da Elwan (***) – Tiwàyyen

*****************************

La riscoperta del mese

Vinicio Capossela – All’una e trentacinque circa

****************************

Legenda Giudizio:

* era meglio risparmiare i soldi ed andare al cinema

** se non ho proprio altro da ascoltare…

*** in fin dei conti , poteva essere peggio

**** da tempo non sentivo niente del genere

***** aiuto! Non mi esce più dalla testa

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
blue whale
Il gioco dei suicidio
Il tribunale dei minori avverte: in Lombardia 10 segnalazioni di Blue Whale
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI