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Bergamo

Restaurato il mammut del museo Caffi in Città Alta, al via le visite

L’Associazione Amici del Museo di Scienze Naturali, a venti anni dalla sua costituzione, ha scelto di sostenere il restauro delle due zanne per il suo forte valore simbolico

Le collezioni paleontologiche del Museo Civico di Scienze Naturali sono costituite da decine di migliaia di reperti scoperti nei giacimenti e nelle cave della provincia di Bergamo.

La vasta area pianeggiante collocata tra Bergamo e Villa d’Almè corrisponde a un ampio bacino lacustre scomparso del quale rimangono oggi solo i sedimenti corrispondenti al fondale. Le rocce sfruttate per la produzione di Gres nel XX° secolo, sono proprio le argille del fondo lacustre. Durante le fasi di estrazione, ad una profondità variabile tra i 7 e i 3 metri, sono stati scoperti a più riprese reperti archeologici e paleontologici.

Provengono proprio da questo giacimento le zanne di Mammuthus primigenius (mammut), il gigante del Quaternario che pascolava nel dintorni del lago e la cui ricostruzione accoglie i visitatori all’ingresso del museo.

L’Associazione Amici del Museo di Scienze Naturali, a venti anni dalla sua costituzione, ha scelto di sostenere il restauro delle due zanne per il suo forte valore simbolico. Tale progetto ha potuto essere realizzato grazie alla partecipazione culturale ed economica della Fondazione del Credito Bergamasco, che con ciò ha inteso contribuire alla conservazione di uno dei più importanti reperti del nostro territorio.

I due reperti, scoperti alle porte della città nel 1905, sono spettacolari per le ragguardevoli misure (lunghezza circa 3,50 m). La zanna sinistra da oltre 60 anni era però spezzata, era mantenuta in posizione solo perché serrata tra i grezzi anelli del supporto in legno e ferro risalente ai primi anni del secolo scorso. La zanna destra, è stata tolta dalle esposizioni negli anni’80 ormai molto deteriorata . Era stata accuratamente avvolta in uno stretto bendaggio e collocata nei depositi per evitare ulteriori fratturazioni.

“Ormai da oltre 30 anni – commenta L’Assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti – le due zanne erano state tolte dal percorso museale a causa delle loro pessime condizioni. Ora invece sarà possibile ammirarle grazie al lungo e accurato lavoro di restauro condotto dal personale scientifico e tecnico del Museo in condivisione con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia.
Perché un grande Museo è anche questo: ricerca, studi e restauro per tutelare le sue collezioni.

Grazie quindi alle competenze di Anna Paganoni, Direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia e dei suoi collaboratori Matteo Malzanni e Federico Confortini, tecnici preparatori e del conservatore Annalisa Aiello che con il loro lavoro hanno restituito alla città le preziose zanne di Mammut, simbolo del Museo”.

La prima zanna è stato completamente restaurata nel corso del 2016. L’accurato lavoro di pulizia dalle antiche patine e quello di consolidamento hanno richiesto molti mesi di accurati interventi. Asportazione e pulitura dai materiali di restauro in precedenza utilizzati, trattamenti di consolidamento, tamponamento delle parti mancanti e colorazione delle integrazioni sono stati il lungo percorso condiviso con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia.

Oggi la zanna sinistra, finalmente completa e restaurata, domina il laboratorio del museo, a fianco è da pochi giorni collocata la seconda zanna che verrà restaurata nel corso del 2017. La vista di due reperti è particolarmente suggestiva e il lavoro compiuto merita di essere conosciuto.

I visitatori potranno incontrare per la prima volta un nuovo emblematico esempio della ricchezza delle collezioni di un museo che sta per compiere i primi 100 anni della sua storia.

Per scoprire in anteprima questo tesoro, piccoli gruppi di 10 persone potranno conoscer la storia di questi preziosi ed enormi reperti che ci faranno tornare al Quaternario quando in città …pascolavano i mammut.

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