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L'intervista

“Faccio ridere, ma anche riflettere”: Giacobazzi si racconta a Bergamo

Il comico romagnolo si racconta in un videomessaggio a un ipotetico nipote: passato, presente e futuro si intrecciano con un pizzico di nostalgia.

Venerdì 17 marzo alle 21 Giuseppe Giacobazzi porta al Teatro Creberg il suo ultimo spettacolo “Io ci sarò” dove, tra presente e futuro, si immagina di parlare con degli ipotetici nipoti. Il comico romagnolo, volto noto della tv con Zelig, ha creato un ponte con il suo ultimo lavoro “Un po’ di me” e continua a raccontarsi al pubblico.

Giacobazzi, partiamo dal titolo: cosa significa “Io ci sarò?”

Lo spettacolo parla di un dialogo immaginario con un mio ipotetico nipote: io sono un genitore un po’ anziano e non so se riuscirò mai a vedere i miei nipoti. In questo modo voglio lasciare una testimonianza tangibile di cosa era il nonno: la mia giovinezza, come sono cresciuto, le differenze tra oggi e domani. Un videomessaggio che farà le mie veci se non dovessi esserci fisicamente.

Quindi un nuovo racconto di te stesso, dopo l’ultimo spettacolo “Un po’ di me”: possiamo considerarli una sorta di primo e secondo tempo? 

Effettivamente sono un po’ due parti dello stesso percorso perché “Io ci sarò” ricomincia proprio da dove mi ero fermato con “Un po’ di me”: l’ultimo spettacolo parlava di mia figlia e della fatica che ho fatto per averla mentre questo parte immaginandomela già adulta e con dei figli suoi.

L’abbiamo conosciuta in tv come personaggio comico mentre qui sembra che l’argomento sia davvero serio: cosa dobbiamo aspettarci?

L’ironia c’è sempre ma ci saranno anche dei momenti seri e mi sento di dire che questo ricalca perfettamente il filo conduttore della mia vita. Il tutto viene fatto in modo ironico ma ci sono alcune digressioni che invitano alla riflessione: tanti spettatori si riconosceranno in quello che dirò perché, ecco, mi piace definirmi un “raccontatore” più che un comico. E rideranno perché anche loro è stato lo stesso, anche se ovviamente non è scontato.

Il fatto che lo spettacolo sia tutto un videomessaggio spedito nel futuro ci fa pensare che la tecnologia sia un elemento importante della narrazione. 

Lo è, insieme a tante altre cose che sono scomparse come le cabine telefoniche: una mancanza che mi ha creato tanto dolore. Credo che la tecnologia dovrebbe essere qualcosa che ci aiuta a vivere meglio e invece a volte ci aiuta solamente a non vivere. Parlo anche del cinema e di quante volte ci andavano quelli della mia generazione da giovani, parlo della musica e mi auguro per i miei nipoti che in futuro ci sia ancora qualcuno in grado di strimpellare con una chitarra.

Avvertiamo un po’ di nostalgia..

Non è nostalgia, è tenerezza: a pensarci bene siamo sempre nostalgici. La spiegazione al “Si stava meglio quando si stava peggio” è solo una: allora eravamo più giovani. Credo che ognuno di noi debba prendere il meglio da ogni tempo che si trova a vivere.

Ha citato la musica, altro elemento fondamentale per la sua carriera tra canzoni e radio: come riporterà sul palco queste esperienze? 

Agganciandomi al discorso sulla musica e al fatto che parlerò di figli mi esibirò in “Father & Son” di Cat Stevens.

Canterà e suonerà?

Per suonare suono, cantare beh (ride ndr) mi impegnerò…

Per lei venerdì non sarà la prima volta a Bergamo: come si è trovato in passato nella nostra città e cosa ti è piaciuto di più? 

Devo dire che i bergamaschi mi hanno sempre trattato in maniera straordinaria e ho mangiato divinamente, più di così non saprei cosa chiedere, non posso avere un brutto ricordo di Bergamo. Mi era capitato di passare da queste parti anche prima di fare spettacolo, per via di una vecchia conoscenza. Ho girato per il centro come si fa quando si deve far passare il tempo: al contrario di quanto mi avevano detto, ovvero che avrei incontrato un sacco di gente musona, ho sempre visto leggiadria e simpatia nelle persone.

Vuole rivolgere un invito a chi ancora è in dubbio se venire o meno al suo spettacolo? 

Non credo che in tv ci sia tanto di interessante (ride ndr). Scherzi a parti credo che potrà rimanere sorpreso. Per quello che racconto solitamente sono le persone della mia età a rimanere più coinvolte ma vedo anche tanti ragazzi giovani che ridono perché capiscono cosa hanno fatto da giovani i genitori.

(foto Fb Giuseppe Giacobazzi)

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