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Lotto marzo

“Essere femminista ai giorni nostri: non è niente di complicato, niente di idealista e non c’entra con il sesso”

L'8 marzo, o meglio, "Lotto marzo": combattere per un ideale femminista. Ma cosa significa essere femminista? Ci ragiona Sara Mastrorocco, classe 1992, in occasione della manifestazione nazionale "Non una di meno".

8 marzo. Festa delle donne? Così pare. Eppure, se ci fossero motivi per festeggiare, probabilmente non ci sarebbero ragioni che ci spingono a manifestare, scioperare, partecipare a cortei, urlare, e protestare. Combattiamo contro il sessismo, magari potessimo festeggiarne la sua sconfitta.

Certo, secondo un sondaggio del Pew Research Center, il 56% degli uomini intervistati crede che il sessismo sia un problema che non ci riguarda più: ne siamo uscite donne, sorridete, festeggiate, finalmente uguaglianza.

È un peccato che ci sia così poca informazione riguardo alla disparità di genere…sì, perché, l’ignoranza che circonda l’argomento è l’unica spiegazione che ci si può dare ad affermazioni come quelle sopracitate: questo 56% di uomini non può essere a conoscenza dei numeri che circondano il fenomeno di disuguaglianza di genere, non può certamente essere consapevole degli spaventosi numeri che riguardano stupri, abusi sessuali, femminicidio, mutilazioni genitali, casi di stalking. Se lo fossero, oggi sarebbero a manifestare assieme a noi.

Ecco quindi un po’ di numeri.

Secondo i dati forniti dal Family Violence Prevention Fund, una donna su tre nel mondo ha sperimentato nella sua vita abusi sessuali, fisici o psicologici. A seconda dello stato preso in considerazione, una percentuale di donne che varia dal 10% al 69% riporta di esser stata assalita fisicamente dal proprio partner almeno una volta nella vita: la fonte? La World Health Organization. Non solo, la World Bank ha riportato che le donne in età tra i 15 e i 44 anni, sono più a rischio di stupro e violenza domestica, rispetto al cancro, agli incidenti di auto, alla guerra e alla malaria. Basterebbero questi dati per far impallidire, ma si può andare avanti, parlando della differenza di salario che arriva fino al 36,6% in Corea, le opportunità lavorative (secondo il World Economic Forum, con la stessa preparazione in termine di educazione scolastica, le donne occupano solo il 36% delle posizioni cosiddette di “leadership”). Possiamo parlare delle mutilazioni genitali (44 milioni di bambine sotto i 14 anni sono vittime delle mutilazioni genitali), delle donne schiave, della mancanza totale di diritti basici in alcuni stati in particolare, come l’Arabia Saudita, dove le donne non possono neanche guidare.

Ma non voglio andare cosi lontano, perché darei credito ad una delle motivazioni che fondano un’altra corrente che oggi si sta sviluppando: quella delle donne che si dichiarano soddisfatte del proprio “status” in Occidente e sostengono che oggi parlare di femminismo sia sensato solo indirizzandosi verso gli abusi oltre oceano. Allora non andiamo cosi lontano e restiamo in Italia. Secondo il ranking stilato dal World Economic Forum, che misura le disuguaglianze di genere in base ad un indice elaborato dal WEF, il nostro paese risulta cinquantesimo su 144. Il dato più preoccupante riguarda però l’ambito economico: l’Italia si colloca alla posizione 117 per “uguaglianza di opportunità economiche”. In Europa Occidentale, occupa una posizione migliore solamente rispetto all’Austria, a Cipro, alla Grecia e a Malta. Non certo, un buon risultato. Per non parlare dell’emergenza che ancora non viene affrontata con le giuste misure: il femminicidio. Il 2016 si è chiuso con numero terrificante: 116. Centosedici donne uccise. A questo dato, si accompagna quello delle violenze sessuali denunciate: 3624 tra il marzo 2014 e il marzo 2015, dato che non può tener conto del sommerso, ovvero di tutte le violenze che non vengono riportate dalle vittime.

Quella percentuale di persone che dichiara il femminismo di oggi una guerra insensata delle donne contro gli uomini dovrebbe dare un occhio a questi dati forse. D’altronde l’elezione di Trump ci aveva già segnalato la presenza di questa percentuale. Il Presidente più sessista che sia mai esistito negli Stati Uniti, colui che, riguardo alle donne, ha saputo solo pronunciare le famose parole, “grab them by the pussy”, o chiedere ad una giornalista particolarmente innervosita dalla sua retorica “se avesse il ciclo”, è stato eletto ed è stato acclamato da un elettorato femminile, che considera il movimento femminista antiquato, non necessario, pretestuoso…Non è la prima volta che le donne si fanno notare come prime colpevoli del sessismo: ne abbiamo parlato su questo giornale per il caso di Diletta Leotta, e in questi giorni se ne può parlare riguardo alla vicenda che circonda Emma Watson. Dopo aver posato con il seno in vista sulla copertina di Vanity Fair, l’attrice, nonché attivista e ambasciatrice di buona volontà, nominata dall’UN Women, è stata criticata per la sua ipocrisia: dichiararsi femminista e posare in topless non sono evidentemente due attività conciliabili. Forse sta sfuggendo di mano questa parola…femminista. Cosa significa veramente? Io non so cosa voglia dire per voi femminismo, ma per me il femminismo è questo:

Il femminismo non è bacchettare altre donne per come si vestono, ma garantire la loro libertà.

Il femminismo non è una battaglia contro gli uomini, è una battaglia combattuta assieme agli uomini, ai nostri compagni, ai nostri padri, fratelli e colleghi che vogliono l’uguaglianza dei sessi quanto noi.

Il femminismo è poter decidere del proprio utero, è poter andare in ospedale per abortire e non vedersi negato un proprio diritto.

Il femminismo è anche Michelle Shnaidman, che ha deciso di dar voce alla sessualità delle donne creando un sito pornografico, che non trasmetta messaggi misogini come nei siti tradizionali.

Il femminismo è combattere per le violenze subite da donne e UOMINI, perché’ femminismo non significa altro che uguaglianza.

Il femminismo è Pietro Baroni, che assieme a Luz, ha prodotto un video per fare riflettere sull’utilizzo delle parole nella lotta al sessismo.

Il femminismo sono tutti gli uomini che non ridono di un video girato clandestinamente ad una donna durante un atto sessuale, ma lo condannano.

Il femminismo sono i Masai in Kenya e Tanzania che si oppongono oggi alle mutilazioni genitali, grazie all’educazione che hanno ricevuto da parte dall’associazione Amref, che ha salvato oltre 10.500 bambine dal 2012.

Il femminismo non è nulla di idealista, nulla di complicato, ma soprattutto nulla di “femminista”, se capite cosa intendo: coinvolge uomini e donne.

Chiunque voglia l’uguaglianza tra uomo e donne è già femminista, e sta già combattendo, giorno dopo giorno, gesto dopo gesto, questa grande battaglia.

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