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L'intervista

Le Capre a Sonagli tornano con “Cannibale”: “Siamo sempre noi, ma più maturi”

Uscirà il 10 Marzo il terzo disco in studio della band bergamasca. Un disco che segna il ritorno al genere principale del gruppo, uno stoner-folk che unisce garage, ritmi tribali ed ancestrali, psichedelia e fuzz

Si intitolerà “Cannibale” ed uscirà il 10 Marzo il terzo disco in studio della band bergamasca Le Capre a Sonagli. Un disco che segna il ritorno al genere principale del gruppo, uno stoner-folk che unisce garage, ritmi tribali ed ancestrali, psichedelia e fuzz.

Questo lavoro segna anche l’inizio dell’avventura del gruppo con l’etichetta indipendente Woodworm, e vanta la produzione di Tommaso Colliva, conosciuto nel 2016 e già produttore di grandissimi nomi, come Muse, Damon Albarn, Franz Ferdinand, Afterhours e Calibro 35.

In attesa dell’uscita del disco, che verrà preceduto da un singolo con videoclip previsto per i primi giorni di marzo, abbiamo intervistato Stefano Gipponi e Giuseppe Falco, rispettivamente voce e chitarra del gruppo, che ci hanno raccontato come è nato Cannibale, come è stato lavorare con Colliva ed entrare in un mondo nuovo come quello di Woodworm.

Chi sono e cosa fanno le Capre a Sonagli?

Giuseppe: Le Capre a Sonagli sono una band bergamasca composta da 4 elementi, tre dei quali suonano da quando hanno 14 anni sotto altre spoglie (Mercuryo Cromo, ndr). A seguito di cambi d’identità, genere e quant’altro, si sono trasformati nelle Capre a Sonagli, alle quali mi sono aggiunto successivamente. Era il 2011, ed è da qui che parte la nostra storia: abbiamo all’attivo un album “ufficioso” e due ufficiali, adesso sta per uscire il terzo. È partito tutto dalla voglia di uscire da tutti i clichè del “devi far così perchè questo funziona, devi suonare questo piuttosto che quell’altro”, siamo completamente istintivi e testardi, picchiamo la testa a muso duro contro ogni cosa e facciamo quello che vogliamo fare.

Cosa dobbiamo aspettarci da Cannibale, il vostro nuovo disco in uscita il 10 Marzo?

Stefano: È un disco molto personale, riconducibile ai nostri lavoro precedenti: è un disco che “sa di capra”, ed è la cosa a cui più tenevamo. C’è un ritorno alla parte più spinta, garage delle Capre: se Il Fauno era più una chicca, con canzoni molto diverse l’una dall’altra, Cannibale è un lavoro più unitario, che ricorda più “Sadicapra”, il nostro primo lavoro, con la maturità dettata dal fatto che è il nostro terzo album.

Giuseppe: La novità principale è l’utilizzo della voce non più come strumento, ma come un’arma per comunicare contenuti, che per noi sono le nostre storie bizzarre e grottesche…

Stefano: Che nel passato venivano espresse con parole in libertà, nosense, era molto strumentale l’uso della voce, ora mantiene la sua caratteristica di essere minimal all’intero dei brani, ma le poche parole che ci sono raccontano una storia e sono collegate fra loro.

Come è nato questo nuovo disco?

Stefano: Lo abbiamo composto soprattutto nell’ultimo anno, a partire da gennaio dell’anno scorso, durante la seconda parte del tour. Questo perché a noi piace fermarci, ma non troppo, giusto per dare un po’ di respiro. È stato molto stimolante per tutti.

Chi ha scritto i testi e composto le varie parti?

Stefano: Abbiamo composto più ad otto mani: partivamo insieme da un’idea ritmica, quasi tutti i brani sono nati da un giro di batteria, suonato da Enrico, il nostro batterista, e modellato da tutti noi 4. Da questo giro di batteria io abbozzavo le altre parti, per poi portare di nuovo tutto in saletta ed ultimarlo insieme.

Come è stato lavorare con Tommaso Colliva?

Stefano: Per la produzione del disco nuovo volevamo fare qualcosa di nuovo, qualcosa di più, perchè ad ogni album ci teniamo a fare un passo in avanti, offrire un prodotto migliore che possa arrivare a più persone. Grazie anche ad Antenna, è uscito il nome di Tommaso, che fin da subito ha mostrato interesse: ha ascoltato i provini del disco ed ha deciso di produrlo.

In quel momento Colliva stava producendo i dischi di Damon Albarn e dei Muse, non eravamo sicuri di riuscire a rientrare nei suoi piani, ma lui ci ha rassicurato dicendo che voleva assolutamente fare il nostro disco, e questa sua grande volontà ha mandato in porto questa collaborazione.

Giuseppe: Abbiamo dovuto sforzarci, perchè noi siamo abituati a fare tutto da soli, mentre per questa collaborazione c’è stata da parte nostra un’apertura verso un mondo che conoscevamo appena.

Stefano: È stato bello ma non è stato facile. Abbiamo faticato parecchio per riuscire a comprendere dei concetti, metterli in pratica e farli nostri, senza snaturare il tutto. Abbiamo applicato questi concetti nel nostro campo, e siamo molto contenti del risultato.

Come stanno andando le prove in preparazione del nuovo tour?

Stefano: Molto bene, siamo a buon punto e possiamo già parlare di una scaletta con un mese d’anticipo sull’inizio del tour. I brani suonano bene e si prestano molto dal vivo, sono più spinti e rientrano nella nostra attitudine, quindi ci risulta più facile suonarli.

A Gennaio è stato annunciato il vostro passaggio a Woodworm, una delle etichette più importanti della scena indipendente italiana. Cosa vi ha portato a fare questa scelta?

Giuseppe: Noi con Woodworm ci troviamo in tutto e dappertutto perchè, come noi, è gente che lavora a testa bassa, sporcandosi le mani in prima persona e cercando di proporre artisti e musica non perchè va di moda farlo, ma perchè lo si vuole fare. Possiamo discutere e confrontarci con persone che ne sanno più di noi, e quindi cresciamo grazie ai loro consigli ed alle decisioni che prendiamo.

Stefano: Woodworm ci seguiva già da diversi anni, non è stato un incontro fra sconosciuti. Ovviamente, eravamo ancora un po’ grezzi per passare in quel mondo, ora è arrivato il momento giusto per fare questo passo, e loro lo hanno fatto insieme a noi. Dal punto di vista organizzativo e lavorativo sono eccezionali. Fa un certo effetto vedere la tua realtà affiancata a nomi così grossi, ma è uno stimolo per noi, dobbiamo spingerci oltre.

Da Settembre 2015 siete sotto il booking di Antenna Music Factory, che vi ha accompagnato per la seconda parte del tuor de Il Fauno, il vostro secondo album.Com’è stata questa esperienza e come è andata il tour?

Giuseppe: Antenna è subentrata ad Hashtag per la seconda parte del tour de Il Fauno, ed ha finalizzato il tutto con una trentina di date. L’esperienza è stata estremamente positiva, non ci era mai capitato di lavorare con un’agenzia così grossa, che gestisce così tanti gruppi che noi stimiamo. Grazie a lei abbiamo conosciuto i Calibro 35 ed altre band che noi stimiamo, e con cui sono nate amicizie e rispetti reciproci, che poi ci hanno portato a conoscere Tommaso Colliva, il produttore del nostro nuovo disco.

Un motivo per in più ascoltare Cannibale?

Giuseppe: Ascoltatelo perchè, o in un modo o nell’altro, non rimarrete indifferenti.

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