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L'incontro

“Marcella non è morta, Marcella vive”: don Ciotti a Seriate

Un gruppo di ragazze della classe 1C del Liceo Classico Paolo Sarpi di Bergamo ci racconta del convegno tenuto a Seriate, in presenza anche di Don Ciotti, in occasione della consegna di un bene confiscato alla mafia al Centro di Promozione della legalità di Bergamo, dedicato a Marcella di Levrano.

L’appartamento di via Marconi 49/B a Seriate, bene confiscato alla criminalità organizzata, è diventato la nuova sede del “Centro di Promozione della legalità Bergamo (CPL) e Rete S.O.S”.

Il centro è stato dedicato a Marcella di Levrano, la cui storia è stata raccontata dalla madre Marisa Fiorani durante il convegno di sabato 18 febbraio presso il Teatro Aurora di Seriate. Marcella, che era entrata nel giro dell’eroina gestito dalla malavita, è stata brutalmente uccisa nel ’90 dalla Sacra Corona Unita, perché aveva iniziato a collaborare con la giustizia. La ragazza, infatti, all’insaputa della famiglia, da tempo riferiva alle forze dell’ordine tutto ciò che di cui era a conoscenza e che scriveva anche nei suoi diari. Marisa ha permesso che venisse letto un testo che Marcella aveva destinato a sua figlia durante la gravidanza, la stessa figlia per cui avrebbe voluto uscire dal giro della droga:“La libertà si conquista giorno per giorno pagandola prima di averla” scriveva la ragazza, sicuramente attingendo alla sua esperienza di vita.

“Marcella non è morta, Marcella vive.” Così ha esordito don Luigi Ciotti, presidente e fondatore dell’associazione Libera, intervenuto dopo Marisa. Ha poi proseguito dicendo che è un atto di grande responsabilità e di grande amore dedicarle questa struttura ricordando nel cuore e nella memoria lei e tutte le altre vittime. Ciotti, così come il questore in un precedente intervento, ha inoltre sottolineato la pericolosità dell’ondata di ritorno dell’eroina a cui stiamo assistendo e delle altre nuove forme di dipendenze, quali quelle da internet e dal gioco d’azzardo, ad oggi sempre più diffuse.

“La lotta alla mafia è una battaglia di legalità e di civiltà” ha continuato Ciotti riportando le parole di Falcone. Ha sostenuto che se fosse solo un problema di legalità sarebbe bastato in questi anni il sacrificio, l’impegno e il lavoro di tanti magistrati e della polizia. Tuttavia la vera sfida è di civiltà che vuol dire educazione, conoscenza, cultura, lavoro, servizi e politiche sociali. Non basta, infatti, scrivere le leggi nei codici, se prima non le abbiamo scritte nelle nostre coscienze.

“I movimenti dal basso, le associazioni, i gruppi sono importanti, ma bisogna partire da dentro. Altrimenti diventa retorica. Rischiamo di fare della legalità un idolo”.

Alla fine del convegno è partito un corteo che dal teatro ha raggiunto l’appartamento confiscato con don Ciotti e Marisa in prima fila, seguiti da uno numeroso gruppo di giovani.

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