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A bergamo

Caos in consiglio, Simone Paganoni sbatte la porta: si dimette dalla II Commissione

Con una lunga lettera il consigliere di Patto Civico lascia la presidenza: "Non ho mai avuto la benché minima possibilità di incidere sulle materie di competenza della commissione, dalla presidente del Consiglio comunale ha dimostrato scarsa, se non nulla, correttezza istituzionale nei miei confronti".

Al termine del consiglio comunale fiume di lunedì 20 febbraio, in cui sono arrivati quattro via libera per la targa commemorativa a Giacomo Quarenghi al Famedio del cimitero monumentale (LEGGI QUI), per il centro tecnico regionale della Federazione Italiana Bocce al Bocciodromo di Bergamo (LEGGI QUI), per il progetto “Redona Centro” (LEGGI QUI) e per il bando di vendita dello stadio Atleti Azzurri d’Italia (LEGGI QUI), la presidente Marzia Marchesi e l’assessore al Bilancio Sergio Gandi hanno accettato di discutere l’interpellanza urgente presentata dal consigliere del Patto Civico Simone Paganoni inerenti i finanziamenti ricevuti dal Consiglio delle donne nel corso del 2016. 

Una questione che si era già fatta scottante a metà febbraio quando, con un post su Facebook, Paganoni, esponente dell’associazione Italia-Israele, aveva accusato il Consiglio delle donne, “finanziato da soldi pubblici”, di partecipare ad iniziative contro Israele: ne era nata una discussione alla quale aveva partecipando anche la presidente Emilia Magni che nella sua replica si era detta dispiaciuta di aver letto “falsità sui fondi stanziati dal Comune al Consiglio delle Donne. Magari avessimo a disposizione la cifra che tu hai dichiarato. Purtroppo non è così. Proprio tu che ti ergi sempre a difensore della correttezza e della trasparenza, ti sei probabilmente affidato al ‘sentito dire'”.

Obiezione che ha motivato l’interpellanza a Gandi, a cui Paganoni ha chiesto conferma dei 13.300 euro stanziati dall’amministrazione in favore del Consiglio delle donne per il 2016, e che ha dato il via a un botta e risposta dai toni anche piuttosto aspri: il consigliere del Patto Civico si era riservato, in caso di conferma che poi è effettivamente arrivata (3.300 euro la quota annuale alla quale si sono aggiunti 10mila euro straordinari in occasione del ventennale del Consiglio delle donne ndr), la possibilità di una querela nei confronti di Emilia Magni, minaccia che la consigliera del Partito Democratico non ha accettato.

La lite è poi sconfinata anche all’esterno dell’aula consiliare, fino all’uscita da Palazzo Frizzoni, coinvolgendo anche la capogruppo di Patto Civico Federica Bruni.

E strascichi di quella discussione si sono fatti sentire anche all’indomani del consiglio (cioè martedì 21) quando Paganoni, in una lunga lettera, ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni da presidente della II commissione consiliare.

“Fin dal primo insediamento delle quattro commissioni consiliari, il sindaco Gori, dichiarò che i presidenti, per il ruolo che avrebbero svolto, si sarebbero potuti accomunare a quelli degli Assessori. Purtroppo, la realtà dei fatti, ha dimostrato (per lo meno per quanto riguarda la II commissione consiliare) quanto di più lontano ci sia fra il ruolo di un Assessore e quello di un presidente di Commissione. Non solo, come Presidente, non ho mai avuto la benché minima possibilità di incidere sulle materie di competenza della commissione (se non al pari di un qualsiasi altro membro della commissione stessa) ma non ho mai neppure potuto fare altro che (letteralmente) svolgere il ruolo di colui che dichiara aperte le sedute e prende nota dell’ordine di chi vuole intervenire.

Come se non bastasse, ultimamente (nell’ultimo anno), anche questo insignificante compito è stato ulteriormente ridotto in quanto, ora, non ho più neppure la possibilità di studiare in anteprima con gli Assessori di riferimento le delibere oggetto di discussione ma vengo informato direttamente dalla segretaria di decisioni già prese dalla Giunta e dalla Presidente del Consiglio in merito alla scaletta della discussione (O.d.G.), alla data e all’ora di convocazione della commissione.

Da quando sono entrato in politica (in circoscrizione nel 1990) mi sono sempre rifiutato di ricoprire delle cariche solo per la possibilità di potermi “vantare” del ruolo che ricoprivo e se accettavo (o chiedevo) di poter avere un incarico era per avere la possibilità di ricoprire in maniera attiva e costruttiva il ruolo in questione.

Dichiarato quindi che non è di mio interesse FARE il presidente solo per poter DIRE di essere il presidente di una commissione senza poter fare nulla di concreto (al contrario di altri consilieri in passato).

Constatato inoltre che, nonostante abbia più volte sollevato la questione in maggioranza, nessuno dei consiglieri (con l’esclusione del Consigliere Ongaro) ha mai dimostrato attenzione nei confronti dell’esigenza di dare un senso al ruolo di presidente di commissione. Indifferenza che non fa certo ben sperare in un cambiamento di rotta da qui a fine legislatura.

Constatato inoltre che, la reciproca fiducia fra il presidente di commissione e la Presidente del Consiglio, ricopre un ruolo predominante e fondamentale, per il buon esito dei lavori.

Fiducia che, alla luce degli ultimi fatti accaduti, prima durante la seduta del 30 gennaio scorso (durante la discussione della variante al PII ex Cesalpinia e la relativa richiesta di passaggio in commissione) e poi nella seduta di ieri sera (20 Febbraio) in cui, in palese contrasto con il regolamento, la Presidente del Consiglio ha dimostrato scarsa, se non nulla, correttezza istituzionale nei miei confronti, è quindi venuta meno.

Con la presente sono a comunicare le mie dimissioni irrevocabili da Presidente della II Commissione a partire della data odierna.

Simone Paganoni”

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