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Grande Guerra, Pillola 111: la terza battaglia di Ypres, sangue e fango

Dopo le prime due battaglie di Ypres, nel 1914 e nel 1915, il comandante inglese Haig avrebbe voluto scatenarne una terza, a carattere risolutivo, nel 1916, ma la concomitanza della colossale offensiva nella Somme rese questo proposito irrealizzabile.

D’altro canto, la situazione britannica nel saliente di Ypres era talmente difficile da sostenere da rendere inevitabile una battaglia che ne interrompesse lo spaventoso stillicidio, così, la grande offensiva venne programmata per la fine di luglio del 1917 e preparata con eccezionale meticolosità. Nei piani del comandante britannico, infatti, la terza battaglia di Ypres avrebbe dovuto sfondare il fronte e ribaltare completamente la situazione, fino all’iperottimistico obbiettivo di distruggere le basi dei sottomarini germanici in Belgio, che causavano gravi perdite alle navi di Jellicoe nel Mare del Nord e nel Baltico: nei fatti, essa portò, indubbiamente, ad un miglioramento tattico delle posizioni britanniche nel settore del saliente, ma, quando essa si concluse, il 6 novembre successivo, con la conquista di Passchendaele, i progressi non erano stati risolutivi ed il costo in termini di perdite era stato spaventoso.

Quanto a raggiungere le basi degli U-Boot, non vale neppure la pena di parlarne. La terza battaglia di Ypres fu, in pratica, l’ultimo grande scontro d’attrito della prima guerra mondiale, tanto che, con il termine ‘Passchaendaele’ oggi, da parte degli storici militari, si usa indicare quel genere di tattica di combattimento e di ordine di battaglia: l’ultima volta in cui lo scontro mirasse a consumare le risorse avversarie, sia pure a costo di perdite elevate.

La data d’avvio dell’operazione, prevista per il 31 di luglio, venne scelta anche perché l’esito catastrofico dell’attacco compiuto a Maggio da Nivelle sull’Aisne aveva dato la stura ad un numero impressionante di cedimenti e di diserzioni nell’esercito francese, che imponevano una pronta ripresa delle operazioni del BEF; senza contare che le precarie condizioni dell’esercito russo, il cui cedimento sembrava imminente, avrebbero consentito alla Germania, prima o poi, di distogliere ingenti forze dal fronte orientale e spostarle ad occidente, quindi bisognava sbrigarsi a vincere.

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Dal canto suo, Haig aveva maturato la convinzione che le truppe germaniche che fronteggiavano le sue divisioni a Ypres fossero severamente logorate e molto vicine al crollo e che, quindi, un’azione portata con energia le avrebbe piegate definitivamente: è singolare questo clamoroso equivoco, perché anche alla vigilia della battaglia della Somme i comandanti britannici cullavano la medesima illusione, che si rivelò del tutto fallace in entrambe le circostanze. Va detto che il primo ministro britannico Lloyd George, era manifestamente ostile alla tattica e alla strategia sanguinaria di Haig, oltre che osteggiare il progetto di un’offensiva estiva a Ypres, ma, in assenza di validi sostituti per il comandante in capo, alla fine dovette abbozzare: d’altro canto, il buon successo dell’offensiva preliminare, terminata con la brillante conquista del fondamentale crinale di Messines induceva anche gli scettici a nutrire una certa fiducia nel buon esito dell’operazione.

La terza battaglia di Ypres, come tutte le più lunghe e sanguinose offensive sul fronte occidentale, non cominciò con l’impiego di tutte le forze disponibili: le grandi battaglie funzionano come una specie di crescendo sinfonico, fino a raggiungere il loro culmine e, poi, decadere lentamente. Le prime operazioni videro impegnate la 5a armata del generale Gough, un corpo d’armata della 2a armata del generale Plumer ed uno della 1a francese del generale Antoine, rispettivamente schierati alla destra e alla sinistra della massa d’urto principale, per un totale di 12 divisioni. Secondo la consolidata tradizione britannica, circa 3.000 cannoni di ogni calibro fecero precedere l’attacco da dieci giorni di bombardamento di saturazione, in cui vennero sparati 4.250.000 proiettili, che, secondo i calcoli inglesi, avrebbero dovuto spezzare la volontà di resistenza delle truppe germaniche, che si immaginavano già in netta crisi: in realtà, i tedeschi, che conoscevano perfettamente le abitudini nemiche, furono semplicemente allertati dal bombardamento, così che ogni effetto sorpresa svanì.

Alle 3,50 del mattino, i “tommies” iniziarono ad avanzare su di un fronte di 18 chilometri verso le linee avversarie, ma, ben presto, i loro progressi vennero arrestati dalla resistenza della 4a armata germanica lungo la strada per Menin, mentre la 5a arginava gli sforzi francesi sotto Gallwitz. I britannici videro frustrati i loro sforzi di riprendere l’offensiva nei giorni immediatamente successivi a causa di un elemento del tutto imponderabile: sulle Fiandre si scatenò il più forte nubifragio degli ultimi trent’anni, che, anche a causa del bombardamento, che aveva spianato i canali di drenaggio, trasformò il campo di battaglia in una landa fangosa, in cui uomini e carri armati rimanevano impantanati senza rimedio.

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Così, l’offensiva venne sospesa fino al 16 agosto: e, allora, sarebbe stata la terribile battaglia di Langemarck a rappresentare il secondo round di questo gigantesco scontro noto come terza battaglia di Ypres.

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